
Sembra non bastare la stretta sulle migrazioni proposta dal nuovo Patto Europeo su Migrazioni e Asilo. A pochi giorni di distanza dall’approvazione del Patto, infatti, 15 Stati Europei mandano una lettera alla Commissione Europea per chiedere all’UE un pugno più duro nei confronti delle cosiddette migrazioni irregolari.
Nella lettera, in cui compare anche la firma del Ministro dell’Interno italiano, 15 governi chiedono all’Unione Europea di prevedere una maggiore cooperazione con i paesi terzi costruendo degli “hub” in cui detenere i migranti destinati ad essere rimpatriati in attesa – fuori dall’UE – che il rimpatrio avvenga. De facto seguendo la logica, si richiede la costruzione di Centri di detenzione al di fuori del territorio Europeo.
Questa proposta ci ricorderà l’Accordo tra Italia e Albania,citato proprio nella lettera. L’accordo siglato a novembre, come abbiamo già scritto, prevede la costruzione di due strutture di detenzione amministrativa in Albania dove saranno detenuti i migranti salvati dalla guardia costiera in acque internazionali e provenienti da paesi sicuri sia per la procedura di identificazione e verifica dell’idoneità alla richiesta d’asilo, che – come questa lettera enfatizza – per eseguire i rimpatri. Altri modelli d’ispirazione di questa proposta sono quelli dell’accordo con la Turchia siglato nel 2016 per “decongestionare” i flussi migratori verso la Grecia e, ancora, gli accordi con la Tunisia da cui spesso partono molte delle imbarcazioni dirette verso l’Europa.
La retorica non è nuova: per disincentivare la cosiddetta “immigrazione irregolare”, spesso pericolosa, soprattutto quella via mare, l’unica risposta fornita dai firmatari è spostare le frontiere esterne europee nei paesi terzi e rafforzare le politiche dei rimpatri fermando i migranti direttamente ai confini dell’UE.
Ulteriore argomentazione, anche questa ben nota, che attraversa la lettera è quella dell’insostenibilità delle migrazioni: non si hanno abbastanza risorse per fornire a tutti i richiedenti asilo ciò di cui si ha bisogno. Anche qui un’argomentazione fallace che può essere smentita con una premessa importante: i fenomeni migratori sono strutturali. Le difficoltà dei vari sistemi di accoglienza derivano non semplicemente dall’incremento dei numeri di arrivi quanto, soprattutto, dall’approccio emergenziale che viene adottato.
La lettera manifesta una chiara postura da parte dei 15 Stati firmatari: sia nell’Europa dell’Est, che in Europa del Nord che in Europa del Sud c’è una chiara volontà di incentivare maggiormente le politiche dei rimpatri e delle detenzioni utilizzando l’esternalizzazione dei confini come strumento prediletto. La migrazione viene trattata, di nuovo, in maniera emergenziale, l’attraversamento del territorio europeo da parte delle persone migranti viene considerato come un qualcosa di transitorio, un’eccezione.
Questa lettera costituisce un ulteriore punto di caduta di una precisa tendenza politica che non riguarda solamente gli Stati più soggetti ai flussi migratori – ad eccezione di Spagna, Francia e Germania, tra i paesi che accolgono più persone migranti e che non compaiono fra i firmatari della lettera – ma più della metà degli Stati membri dell’UE.
E’ probabile che queste richieste, che hanno un carattere molto propagandistico, vengano per rafforzare determinate rivendicazioni ottenute con il Patto Europeo su Migrazione e Asilo nei rispettivi contesti nazionali, considerate le sempre più vicine elezioni europee.
Tuttavia, che sia propaganda o che sia realtà, ancora una volta, ad essere assente da questa discussione è l’attenzione verso le persone migranti, quei corpi ormai ridotti sempre più a elemento alieno da dover eliminare, non previsto, corpi, la cui dignità non può e non deve essere calpestata.
Nemmeno da una lettera intrisa di propaganda.