
“Sorveglianza e rifiuto” avevamo detto poco tempo fa e l’Europa conferma l’oscura direzione che ha ormai intrapreso in materia di politiche migratorie. Martedì 14 Maggio è stato licenziato dal Consiglio dell’Unione Europea, il Patto Europeo su Migrazione e Asilo.
Abbiamo già avuto modo di esprimerci su questo patto successivamente alla sua approvazione da parte del Parlamento Europeo; dopo il via libera del Consiglio Europeo il pacchetto di 10 provvedimenti in materia di migrazione è realtà.
I 10 provvedimenti che compongono la riforma introducono lievi modifiche al Regolamento Dublino, ma lungi da aumentare la solidarietà tra gli Stati Membri nella gestione delle politiche migratorie – come si sta dicendo in modo propagandistico dopo il voto del Parlamento del 10 Aprile scorso – viene confermata la tendenza securitaria e criminalizzante che da tempo si sta ravvisando nelle politiche migratorie.
Procedure di screening, regolamento Eurodac, accelerazione delle procedure delle domande d’asilo: si va disgregando quasi definitivamente la continuità tra politiche migratorie e quelle dell’accoglienza. Proprio l’accoglienza sembra uno dei maggiori bersagli del nuovo Patto laddove, grazie all’ampliamento delle ipotesi della procedura accelerata della domanda di asilo, è destinata sempre più ad essere sostituita dalla detenzione amministrativa.
E’ importante sottolineare che nei quattro anni di negoziazione tra i membri del parlamento europeo e i governi dei paesi UE, le organizzazioni umanitarie che operano nel campo delle politiche migratorie hanno da sempre denunciato come un Patto con tale impostazione avrebbe messo a rischio i diritti umani di chi migra, esternalizzando – come sottolineava Amnesty International nel Dicembre del 2023 – il controllo delle frontiere e deresponsabilizzando sempre di più l’UE nella protezione delle persone rifugiate. Ad oggi, alla vigilia delle elezioni europee che si terranno a Giugno, la direzione che si sta prendendo è più che mai chiara.
Il Patto Europeo su Migrazioni e Asilo entrerà in vigore tra due anni, arco di tempo in cui gli Stati membri dell’UE dovranno adattare le proprie norme alle disposizioni contenute nel patto. Molto di ciò che ci apprestiamo a vedere è una legittimazione sul piano europeo delle politiche già attuate dall’attuale governo italiano con il decreto Cutro, con lo stanziamento di maggiori risorse per il sistema di detenzione amministrativa e il restringimento della platea dei beneficiari del sistema di accoglienza, che subisce un ulteriore depotenziamento iniziato già dai governi precedenti.
In Olanda invece, la coalizione formata da l’ultradestra (Pvv), i liberali di destra (Vvd), il partito degli agricoltori (BBB) e i centristi (Nsc) dichiara fra le sue priorità politiche l’intenzione di “deportare il più possibile, anche con la forza, le persone senza permesso di soggiorno valido”, come riporta in un articolo l’Ansa. Anche per il nuovo governo olandese che si sta apprestando ad insediarsi, le priorità vanno nella direzione della limitazione di “tutti i tipi di migrazione verso i Paesi Bassi il più rapidamente possibile“, come affermano nel documento d’intesa della coalizione, dichiarandosi pronti fin da subito a chiedere a Bruxelles una deroga sul patto.
Mala tempora currunt sed peiora parantur; tuttavia non possiamo permettere che perduri l’identificazione della migrazione con le politiche di espulsione, reclusione e detenzione, mentre l’accoglienza viene smantellata lentamente, norma dopo norma.