
Il 15 Febbraio, con 187 voti a favore, 139 contrari e 3 astensioni, viene approvato DL 2 Gennaio 2023 voluto dal Ministro dell’Interno Piantedosi, un decreto che mira a “regolamentare” i flussi migratori ma che di fatto con tre articoli vuole inibire il lavoro delle ONG. Già sono state analizzate le implicazioni e le contraddizioni all’interno di questo decreto, ma all’indomani della sua approvazione alla Camera, la situazione rispetto alla tutela dei diritti riconosciuti a livello internazionale risulta critica.
La condanna del Tribunale di Catania
Nei giorni precedenti il Tribunale di Catania ha condannato informalmente il Viminale, dichiarando illegale il Decreto Interministeriale del 4 Novembre che anticipava la scelta di rendere gli sbarchi selettivi, con particolare riferimento al caso Humanity 1 dello scorso novembre. Il ministro dell’Interno, infatti ha cercato di limitare l’accoglienza dei migranti salvati dalla nave impedendo inizialmente lo sbarco a 35 uomini adulti a fronte delle 179 persone salvate. Nonostante poi siano scesi a terra tutti i 179 migranti, i 35 inizialmente esclusi hanno scelto di presentare ricorso, accolto dal Tribunale di Catania. La scelta dello sbarco selettivo secondo il Tribunale risulta illegittima in quanto «consente lo sbarco solo a chi sia in precarie condizioni di salute, contravvenendo al contenuto degli obblighi internazionali. Fra gli obblighi internazionali, assunti dal nostro Paese, vi è quello di fornire assistenza ad ogni naufrago, senza possibilità di distinguere in base alla condizione di salute» dichiara la Magistrata Acagnino come riportato il 14 Febbraio da Il Giornale.
L’approvazione alla Camera
Nonostante l’apertura dei giudici all’operato delle ONG, nonostante l’appello di Mirka Schaefer, advocay officer di Sos Humanity in cui chiede ai deputati italiani di votare contro il decreto del 2 gennaio – come riportato da La Stampa – , il processo di conversione in legge nazionale continua. Il Decreto Legge viene infatti approvato alla Camera ed ora l’iter prevede che la votazione passi al senato. Ricordiamo che fra i punti più critici che mettono in agitazione le organizzazioni umanitarie che si occupano di salvataggio in mare, vi è l’obbligo di raggiungere il porto assegnato senza ritardo, che da un lato sembrerebbe escludere la possibilità di soccorsi multipli e dall’altro, con la prassi consolidata di assegnare porti lontani dalla zona di intervento, lascerebbe scoperte rotte migratorie estremamente pericolose, come quella del Mediterraneo Centrale.
Nuove morti nel Mediterraneo
Proprio negli stessi giorni di discussione in Parlamento, il Mediterraneo diventa protagonista di una nuova strage che coinvolge 146 vittime: nel Mediterraneo Centrale un’imbarcazione naufraga a largo delle coste libiche: delle 80 persone a bordo solo 7 giungeranno a riva, 11 i corpi ritrovati, 62 ancora i dispersi. Nelle stesse ore, altri due naufragi, questa volta nel Mediterraneo occidentale, con 70 dispersi; ancora al largo delle coste tunisine sono stati ritrovati i corpi inermi di tre persone, probabilmente morte a causa di un altro tentativo di attraversare il Mare Nostrum per costruire un nuovo futuro. Secondo l’OIM, organizzazione internazionale per le migrazioni, il Mediterraneo Centrale, in cui dall’inizio dell’anno con l’ultimo naufragio sono morte 130 persone – circa 3 al giorno – risulta la rotta più pericolosa del mondo. «Questa situazione è intollerabile. È necessaria un’azione concreta da parte degli Stati per aumentare la capacità di ricerca e soccorso, stabilire meccanismi di sbarco chiari e sicuri, nonché percorsi sicuri e regolari per ridurre i viaggi pericolosi» dichiara Flavio di Giacomo, portavoce dell’Oim.
Nonostante questi fatti, il Governo procede dritto. Il Ministro degli Esteri dichiara «Nessun atteggiamento contro le Ong e nessun dubbio sulla necessità di soccorrere chi è in mare, ma un conto è il soccorso e un conto è l’uso del taxi»; mentre protestano le ONG, che, come afferma Rossella Miccio, presidente di Emergency, «sono in mare per fare l’unica cosa sensata: salvare vite. Lo facciamo supplendo alla mancata responsabilità degli Stati che hanno trasformato il Mediterraneo in un cimitero. Continueremo a salvare i migranti in mare».
E’ necessario ribadire che lungi dall’essere un semplice attacco alle ONG – come viene raccontato sui media – questi decreti mostrano un Governo che si schiera anche e soprattutto contro i migranti, dimostrandosi per nulla interessato alla vita di tantissime persone che scelgono di spostarsi per fuggire non solo dalla guerra, ma da difficoltà economiche o da regimi politici che ledono i diritti delle persone.
In questo tragico valzer legislativo, i morti in mare aumentano e prendere posizione in tempi così bui continua ad essere importante: moltissimi deputati in Europa si stanno rivolgendo ai parlamentari italiani, come i 65 deputati del Bundestag che invitano il Parlamento italiano a ricordare quali conseguenze possono avere per tantissime vite umane quei tre articoli approvati alla Camera.