Di seguito pubblichiamo il comunicato redatto da Asgi e le associazioni firmatarie dell’esposto di cui trovate il testo esteso sul sito di ASGI Italia.
Oltre 40 associazioni della società civile italiana ed europea hanno presentato un esposto collettivo alla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Crotone per chiedere di fare luce sul naufragio di domenica scorsa a Steccato di Cutro, costato la vita ad almeno 72 persone, tra cui molti bambini.
“Davanti a così tanti morti e chissà quanti dispersi, è doveroso fare chiarezza” dichiarano le organizzazioni. “Vogliamo dare il nostro contributo all’accertamento dei fatti, non ci possono essere zone grigie su eventuali responsabilità nella macchina dei soccorsi”.
Le associazioni firmatarie dell’esposto, infine, rinnovano il loro appello all’Italia e all’Europa: per ridurre drasticamente il rischio di nuove tragedie è necessario mettere in piedi al più presto un sistema di ricerca e soccorso in mare adeguato e proattivo.
L’aver colposamente qualificato una situazione di pericolo in mare, come evento di immigrazione illegale da affidarsi alla Guardia di Finanza come operazione di polizia e non ad autorità e mezzi equipaggiati per il soccorso come sono invece quelli della Guardia Costiera, è stata una scelta prevedibilmente erronea che non ha tenuto conto degli obblighi di tutela della vita umana in mare derivanti dal diritto internazionale e implementati nella legislazione nazionale.
Per tale ragione assieme ad altre associazioni abbiamo ritenuto necessario agire collettivamente, nell’interesse dell’intera società civile, chiedendo all’Autorità Giudiziaria di valutare se siano ravvisabili, in capo agli agenti delle autorità competenti per il soccorso in mare, responsabilità penali (in particolare per i reati di naufragio colposo e omicidio plurimo).
Ricordiamo infatti che:
- Se la normativa nazionale ed internazionale in tema di soccorsi in mare fosse stata puntualmente applicata da parte delle autorità italiane a ciò preposte una simile tragedia, prevedibile, poteva essere evitata.
- Il naufragio di domenica 26 febbraio è avvenuto in zona SAR italiana e vicinissimo alla costa.
- Il Centro di Coordinamento dei Soccorsi in Mare (IMRCC) avrebbe dovuto assumere il coordinamento dei soccorsi ed inviare assetti navali ed aerei adeguati come previsto dalle disposizioni del Piano SAR Marittimo Nazionale (Decreto Ministeriale numero 45 del 04/02/2021).
- Dai comunicati delle autorità coinvolte (Frontex, Guardia Costiera e Guardia di Finanza) appare, infatti, che le autorità italiane abbiano ricevuto comunicazione in merito alla presenza di un’imbarcazione, sovraccarica di persone e diretta verso le coste italiane, quasi 24 ore prima del disastro. Questo lasso di tempo avrebbe certamente permesso ai mezzi di soccorso della Guardia Costiera italiana di raggiungere l’imbarcazione in pericolo e scortarla verso la costa, impedendole di incagliarsi in una secca sabbiosa naufragando.
Infine ricordiamo che l’Italia è già stata censurata dal Comitato dei diritti umani delle Nazioni Unite per la violazione del diritto alla vita in merito al mancato soccorso dell’11 ottobre 2013, quando le autorità italiane attesero molte ore prima di soccorrere un’imbarcazione con a bordo circa 300 persone, che nell’attesa dei soccorsi si capovolse. Quando, sette anni dopo gli eventi, i procedimenti penali relativi ai mancati soccorsi risultavano ancora in corso, il Comitato ha ritenuto che l’Italia non avesse adempiuto al suo dovere di condurre una rapida indagine sulle accuse di violazione del diritto alla vita e che, di conseguenza, abbia violato i suoi obblighi ai sensi del Patto internazionale sui diritti civili e politici.
Il 2 dicembre 2022, il Tribunale di Roma ha finalmente constatato la dolosa omissione del soccorso da parte degli ufficiali – di Guardia Costiera e Marina Militare – competenti a dare l’ordine di intervento, ritenendo però che i reati loro ascritti, pur sussistendone tutti gli elementi costitutivi fossero da dichiarare prescritti.
ASGI, insieme alle altre associazioni che hanno depositato l’esposto, auspica che indagini rapide ed effettive volte all’accertamento delle responsabilità penali degli organi statali permettano di evitare che questa ennesima tragedia resti impunita.
Le associazioni e sigle firmatarie dell’esposto sono:
AOI – ASSOCIAZIONE ONG ITALIANE
Associazione Contro gli Abusi in Divisa (A.C.A.D.)
Associazione per gli Studi Giuridici sull’Immigrazione (A.S.G.I.)
Associazione Clinica Legale per i Diritti Umani
Associazione Progetto Accoglienza,
ARCI
Borderline-Europe
Casa dei Diritti Sociali
CIAC
Comitato Verità e Giustizia per i Nuovi Desaparecidos
Legambiente Nazionale
Consorzio Italiano di Solidarietà – ufficio rifugiati ONLUS (ICS)
Emergency
Fondazione Gruppo Abele
Gruppo Lavoro Rifugiati
International Justice and Human Rights Centre
Legal Team Italia
Medici Senza Frontiere
Associazione Don Vincenzo Matrangolo
Rete Comunità Solidali
Open Arms Italia
Oxfam Italia
SOS MEDITERRANEE Italia
Progetto Mem.Med – Memoria Mediterranea
Mediterranea Saving Humans
PROGETTO DIRITTI
WatchTheMed Alarm Phone
Sea-Watch
Sea Eye
RESQ – PEOPLE SAVING PEOPLE
Diritti di Frontiera – Laboratorio di Teoria e Pratica dei Diritti
Fondazione Roberto Franceschi
A Buon Diritto
Confederazione Unione Sindacale di Base
Iuventa-crew
Louise Michel
Associazione Comunità Progetto Sud
Medici del Mondo Italia
Campagna LasciateCIEntrare
Melting Pot
MoCi Cosenza
Coordinamento Nazionale Comunità di Accoglienza
La Petite Bibliothèque
Foto di Fernandogv67, CC-BY-SA-3.0