E’ stato pubblicato il 21 Settembre dalla Gazzetta ufficiale un nuovo decreto interministeriale in materia di Migrazioni. Il nuovo decreto prevede una misura che da giorni sta facendo discutere, infatti il Ministero dell’Interno, di concerto con il Ministero della Giustizia e il Ministero dell’Economia e delle Finanze, ha decretato che i richiedenti asilo provenienti da paesi terzi definiti “sicuri”, al fine di evitare il trattenimento in stato di detenzione amministrativa nei Centri per le procedure accelerate di frontiera, devono fornire una garanzia finanziaria allo Stato.
Secondo. L’art. 1 c. 2 del decreto «La garanzia finanziaria di cui al comma 1 del presente decreto è idonea quando l’importo fissato è in grado di garantire allo straniero, per il periodo massimo di trattenimento, pari a quattro settimane (ventotto giorni), la disponibilita’:
a) di un alloggio adeguato, sul territorio nazionale;
b) della somma occorrente al rimpatrio;
c) di mezzi di sussistenza minimi necessari, a persona.»
Per l’anno 2023 l’importo della garanzia è pari a 4.938 da versare solo mediante fideiussione bancaria o assicurativa, non può essere versata da terzi o altri enti (e.g. il terzo settore) e il tutto deve essere versato entro la conclusione delle procedure di riconoscimento negli hotspot. La garanzia finanziaria al pari di un deposito cauzionale, come ribadito nell’articolo 4 del decreto, verrà trattenuta dallo Stato qualora il richiedente asilo dovesse allontanarsi indebitamente facendo perdere le proprie tracce.
Questa norma del nuovo decreto è stata da più parti, fra cui dall’avvocato Gianfranco Schiavone intervistato da Vita, definita inattuabile giacché è impensabile che un richiedente asilo, indipendentemente dal paese di provenienza, abbia delle disponibilità economiche tali da avere a disposizione la somma necessaria per evitare il trattenimento. In aggiunta, qualora avesse la somma necessaria, il richiedente asilo appena giunto sul territorio italiano dovrebbe avere con sé tutta la documentazione necessaria per richiedere la fideiussione bancaria o assicurativa, documenti – come carte d’identità o passaporto – che spesso vengono persi durante il viaggio per arrivare in Europa. Ma all’inattuabilità si aggiunge l’illeggittimità poiché questo decreto crea una discriminazione fra i richiedenti asilo provenienti dai Paesi sicuri sulla base delle disponibilità economiche.
Si aggiunge dunque un tassello propagandistico al Decreto Cutro che aveva introdotto delle strutture di trattenimento per le procedure accelerate di frontiera, in cui i richiedenti asilo in stato di detenzione amministrativa avrebbero atteso quattro settimane per vedersi riconosciuta la protezione internazionale. E’ da sottolineare, come spiega Giansandro Merli in questo articolo per Il Manifesto, che le procedure d’asilo accelerate in frontiera, che non hanno a che fare con i Centri di Permanenza per il Rimpatrio, erano già previste nell’ordinamento italiano, ma il governo ha introdotto una stretta prevedendo la creazione di strutture dedicate alla detenzione dei richiedenti asilo provenienti da paesi cosiddetti sicuri.
Il Ministro dell’interno ha evocato la Direttiva 2013/33/UE per giustificare l’adozione e l’introduzione di quella che di fatto è una garanzia finanziaria che ostacola l’esercizio del diritto di asilo. Ma è stato opportunamente osservato che tale misura rappresenta solo una delle tre originariamente previste dalla Direttiva europea all’articolo 8 comma 4. L’introduzione della garanzia finanziaria deve essere dunque imputata al Governo italiano.
Ribadirlo è importante, non solo perché in questa fase di confusione ritorna il valzer di scarico delle responsabilità da parte degli esponenti della maggioranza, ma anche per tenere a mente la sistematicità di queste misure che rispecchiano una precisa visione delle persone straniere costrette a migrare. Siamo, infatti, in continuità con quella stessa gestione di politiche migratorie volte alla criminalizzazione dei corpi migranti e al depotenziamento del sistema d’accoglienza in favore di una politica del rifiuto che continua ad investire nelle misure di detenzione amministrativa – che sono una detenzione senza reato sia per quanto riguarda i CPR che per le nuove strutture adibite alle procedure d’asilo accelerate in frontiera -, millantando rimpatri che nella maggior parte dei casi non possono avvenire.
Mentre l’appuntamento elettorale che coinvolgerà tutta l’unione europea si avvicina, si sta continuando a fare propaganda sul corpo e sulla pelle delle persone migranti e proprio dall’Europa si attende una risposta in merito a una misura che tradisce lo spirito della direttiva europea che prevede il trattenimento come misura da usare con extrema ratio, mentre il governo la sta rafforzando come prassi ordinaria. La portavoce della Commissione europea Anitta Hipper ha dichiarato che la misura dovrebbe essere attuata sulla base di una valutazione individuale seguendo il principio di proporzionalità, ma sarà comunque valutata la validità a livello comunitario.