Di Giuseppe Faso
Nel giro di pochi giorni, il Ministro dell’istruzione ha aderito a due proposte diverse, entrambe, come si suol dire, discutibili per più motivi sul piano civile, ma di fatto poco discutibili, perché ancorate a una sconcertante mancanza di ragionamenti di buon senso. Se si dice che i bambini stranieri nelle scuole italiane non spiccicano una parola d’italiano o che c’è una babele di lingue durante le ore di lingua italiana, c’è poco da discutere nel merito; ma, dato che ci son di mezzo dei ministri del governo, c’è da preoccuparsi per gli effetti negativi di questi presupposti basati sulle sabbie mobili. In questi casi, le proposizioni più rivelatrici sono altre, e poco importa che siano o no formulate in italiano perfetto: è fuorviante parlare di congiuntivi di dubbia qualità, e ritarda insistere quando ci si trova davanti a ben altri guasti.
Ecco una parte sintomatica dell’intervento del ministro:
«Se si è d’accordo che gli stranieri si assimilino sui valori fondamentali iscritti nella Costituzione ciò avverrà più facilmente se nelle classi la maggioranza sarà di italiani […], se nelle scuole si insegni approfonditamente la storia, la letteratura, l’arte, la musica italiana».
Colpiscono i corti circuiti del senso che si affollano in tre sole righe.
- Non si riesce a capire che cosa possa significare: “assimilarsi sui valori…”: anche, ma non soltanto, per l’audacia della preposizione su col verbo assimilare: su qualcosa ci si può saltare, spalmare o schiantare, ma non assimilare: forse il ministro tentava di dire altro, ma gli ci sarebbero volute altre preposizioni o altri verbi: qui le regole sono più categoriche che con i congiuntivi, e infatti possedute perfettamente da bambini, anche da poco esposti alla lingua italiana.
- È dubbio che porti da qualche parte dire che ci siano “valori fondamentali iscritti nella Costituzione” evitando di tener conto dei principi della Costituzione.
- Sembra particolarmente grave immaginare che una “maggioranza” di alunni italiani possa garantire un migliore avvio a…le prime due cose confuse indicate sopra.
- Che cosa significa l’ipotesi che nelle scuole si insegni “approfonditamente la storia, la letteratura, l’arte, la musica italiana”?
Ora, se tra chi legge c’è chi non capisce i guasti al buon senso di queste affermazioni, i casi sono due:
- Non si è fermato qualche secondo a pensarci.
- È tanto obnubilato che potrebbe essere inutile ragionarci.
Ma dato che con una quota alta di obnubilati si dovrà pur provare a ragionare, si cercherà qui di offrire qualche argomentazione di minimo buon senso.
- Non si riesce a capire che cosa possa significare: “assimilarsi sui valori…”: ma si capisce che cosa voglia dire “assimilazione” nel linguaggio delle politiche dell’immigrazione. Se il ministro avesse guardato, oltre che i social, anche Wikipedia, gli sarebbe stato possibile accedere a ben due definizioni non spregevoli :
“Il modello dell’assimilazione. In questo modello la priorità consiste nell’adattamento alla cultura della società ospitante. I migranti debbono quindi conformarsi quanto più possibile ad essa, mettendo in atto processi di desocializzazione, di cancellazione delle culture d’origine e di risocializzazione rispetto ai costumi e alle norme di quella d’arrivo.
Il modello assimilativo. Il modello assimilativo affonda le sue radici nella visione colonialista europea. Esso prescrive l’assimilazione delle comunità altre alla cultura del Paese ospitante. Tale assimilazione deve essere totale, tanto che gli immigrati devono rinunciare alle proprie tradizioni, alle proprie leggi e alle usanze della propria comunità di origine. Secondo questa prospettiva dunque l’integrazione viene intesa come uguaglianza di trattamento, che si sostanzia nella totale neutralità e laicità dello Stato. L’unico interlocutore della comunità nazionale francese diventa così il singolo individuo e i gruppi sociali perdono qualunque tipo di influenza.”
Già davanti a queste due definizioni – anche se di riduttiva divulgazione – è possibile comprendere quanta differenza possa esservi tra processi di inclusione, interazione, adattamento reciproco e politiche di assimilazione forzata e di esproprio di modelli socioculturali, sui cui guasti c’è tutta una bibliografia. Grazie a decenni di riflessione sui limiti delle politiche europee (cioè degli stati coloniali, dei più potenti fino a quello del “colonialismo straccione”), mentre si è continuato a produrre ricerche sui complessi processi di assimilazione, sono scattate severe messe in guardia contro le politiche di assimilazione. Se un ministro non si vergogna di usare tale termine come una proposta politica, è bene che se ne vergognino i governati. - Da oltre un ventennio, il richiamo ai Valori è un leitmotiv della inferiorizzazione degli immigrati nei documenti ministeriali, da Amato a Minniti e oltre, ma con un impegno minore dei ministri di (Centro) destra, che in genere per inferiorizzare gli immigrati si sono accontentati di riferimenti più brutali, fino alla loro animalizzazione. Amato costruì, per farla firmare agli immigrati, una Carta dei valori che si presentava come una sintesi della Costituzione, e non lo era affatto; Minniti ha rilanciato questo infausto slogan.Ma la Costituzione non menziona valori. Si usciva da un ventennio che aveva fatto dei valori proclamati uno strumento di dominio, rimarcando come tali la gerarchia, la disciplina, l’obbedienza e rifiutando l’uguaglianza tra gli esseri umani. I padri della Costituzione sapevano che il discorso sui valori porta a mitologie dannose e avrebbero sottoscritto un’affermazione di poco più tarda del grande storico Barrington Moore: «Per mantenere e trasmettere un sistema di valori gli esseri umani vengono spinti, tiranneggiati, mandati in galera, gettati in campi di concentramento, adulati, corrotti, trasformati in eroi, incoraggiati a leggere giornali, messi contro un muro e fucilati…». Un ex Presidente della Corte Costituzionale, sostiene che quando si parla di Costituzione “valore” e “principio” «sono nozioni per diversi aspetti antitetiche». La storia e il buon senso insegnano che «il più nobile valore può giustificare la più abietta delle azioni; il diritto può nobilitare il rovescio: la pace, la guerra; la libertà, gli stermini di massa. Perciò chi, nel campo del diritto, troppo sbandiera valori è spesso un lestofante». Forse il ministro Valditara è stato tradito dalla rincorsa (difensiva?) alla pessima retorica di tanto (centro)sinistra. Meglio gli sarebbe venuto in soccorso un giurista di provata fede nazista, che un quindicennio dopo la fine del regime di Hitler ha indicato limpidamente il rischio della “tirannia dei valori” (il libretto è tradotto in buon italiano da un grande studioso, Franco Volpi). Con i valori si va alla guerra (è purtroppo davanti gli occhi di chi non vuol vedere), non alla costruzione di una società armonica e pacificata. Se invece di indicare i valori (non professati) nella Carta Costituzionale si guardasse ai principi che la reggono, probabilmente si andrebbe lontani dalle illusioni assimilazionistiche e da tante altre illusioni di potere che vengono oggi indicate, praticate, usate come armi e insieme alle armi. Una retorica dei principi è conciliabile con la costruzione di una legalità democratica, una retorica dei valori inconciliabile con essa (G. Zagrebelsky, Diritto allo specchio, Einaudi, Torino 2018, pp. 236-239).
- Se si è d’accordo che gli stranieri si assimilino sui valori fondamentali iscritti nella Costituzione ciò avverrà più facilmente se nelle classi la maggioranza sarà di italiani. Poniamo pure che qualcuno sia d’accordo che gli stranieri(minori, la maggior parte delle volte nati in Italia, etc. ndr) si assimilino(cioè che li costringiamo a comportarsi secondo i modelli effettivamente diffusi, tra i quali: l’evasione fiscale, il parcheggio in seconda fila, il voto clientelare o di scambio, etc.): ciò avverrà più facilmente, dice Valditara, se nelle classi la maggioranza sarà di italiani. Cioè il 50%+1, ma poi la cifra va portata all’80%: una maggioranza qualificata. Per fare cosa: per assecondare esercizi di costrizione verso quei comportamenti di cui sopra? Per scoraggiare i renitenti con la forza del numero? Questo punto è davvero oscuro, e promette male sulla chiarezza con cui il ministro guarda al mondo della scuola.
- L’ipotesi che nelle scuole “si insegni approfonditamente la storia, la letteratura, l’arte, la musica italiana” è esilarante. Per quanto riguarda la storia, sarà facile: si è già cominciata a cancellare, da parte di questo governo, la componente non-italiana dei martiri delle Fosse ardeatine, e la parte italiana di chi li ha segnalati, denunciati, consegnati. Italiani e non. Il revisionismo di Giorgia Meloni.
E per quanto riguarda le altre discipline? Da anni la fiera del revisionismo, condotta principalmente da politici ignoranti, indica di qua e di là libri scolastici da purgare ed episodi da valorizzare. Si dovrà rimuovere ogni accenno al fatto che Empedocle, di Akragas, era un filosofo della Magna Grecia (come il matematico Pitagora e il poeta Stesicoro) e che la sua patria per molti secoli fino all’avvento del fascismo si è chiamata Girgenti (parola araba), poi restituita al toponimo romano Agrigentum? Si reinventeranno tradizioni di cartapesta, come negli anni oscuri, e si escluderà dai corsi di filosofia Aristotele, perché greco e trasmesso all’occidente da Ibn Rush in arabo? E saranno censurati i canti di Dante zeppi di riferimenti rispettosi a eccellenti non italiani, da Seneca, che era spagnolo, a Tolomeo egiziano, ad Agostino, che era addirittura berbero, ad “Averrois che ‘l gran comento feo” (appunto, Ibn Rush che commentò Aristotele) fino a Saladino, restituito finalmente alla sua vera natura con la diffusione gratuita delle figurine dei bei tempi, tra cui spiccava la sua, “il feroce Saladino”? rara e iconica, come oggi è bello dire tra i presunti dotti, che alla bisogna applaudiranno. Le giostre del Saraceno saranno estese a tutte le città che ancora non ce l’hanno? e i ragazzini assimilandi vi parteciperanno in splendidi costumi d’epoca, incatenati come schiavi per rendere più magnifico il trionfo dei cavalieri, a lor volta dotati di un certificato di non corrotta italianità?Così addio ai franchi, ai burgundi, ai bavaresi, ai normanni, penetrati a suo tempo in Italia senza permesso di soggiorno e senza click-day. E derubricate dalla memoria nazionale Matilde di Canossa, che era proprio germanica di carattere e thiotisca di lingua, ed Ermengarda, che era langobarda: peraltro, sospetta di buonismo, inquantochè compianta in versi sovversivi dal cattocomunista Manzoni: “te collocò la provida /sventura in fra gli oppressi”.