
Si è tenuta nella mattinata di ieri, 8 settembre, a Roma, nella sede della Fnsi, una conferenza stampa del Tavolo nazionale Asilo e Immigrazione (costituito da ventotto associazioni, fra cui: A Buon Diritto, ACLI, Action Aid, Amnesty International Italia, ARCI, Asgi, Caritas Italiana, Centro Astalli, CGIL, CIES, CIR, CNCA, CoNGGI, Comunità Papa Giovanni XXIII, Emergency, Europasilo, Focus- Casa dei Diritti Sociali, Fondazione Migrantes, Intersos, Legambiente, Medici del Mondo Italia, Medici per i Diritti Umani, Movimento Italiani Senza Cittadinanza, Oxfam Italia, Refugees Welcome Italia, Save the Children, Senza Confine, Osservatorio Balcani e Caucaso Transeuropa), durante la quale è stato presentato un documento programmatico unitario, che esprime la posizione e le richieste di tutte le associazioni e gli enti del tavolo e anche di altre realtà e coordinamenti.
Il documento chiede e propone un sostegno umanitario integrato alla popolazione in fuga e sotto la minaccia dei Talebani, in Afghanistan. La direzione verso cui si sta muovendo l’Unione europea è stata infatti messa nero su bianco nel documento finale del Consiglio Ue dei ministri dell’Interno che si è tenuto martedì 31 agosto (si veda qui: https://www.consilium.europa.eu/en/press/press-releases/2021/08/31/statement-on-the-situation-in-afghanistan/). Una posizione che il Tavolo asilo definisce “inaccettabile”, perché di fatto “esclude un impegno degli Stati Membri ad accogliere i cittadini afghani in fuga, scaricando gli oneri sui Paesi limitrofi e ribadendo l’obiettivo prioritario della protezione dei confini esterni dagli ingressi non autorizzati”.
Il documento presentato ieri, invece affronta la drammatica situazione dei cittadini afghani sia da un punto di vista strettamente giuridico che pratico, avanzando una serie di proposte operative e chiedendo all’Italia e all’Europa un impegno immediato e con strumenti concreti, alcuni dei quali già previsti dalla normativa vigente.
Innanzitutto, l’attivazione effettiva della direttiva 2001/55/CE (in vigore ma mai attuata, ndr) per un piano di evacuazione congiunto e l’equa ripartizione dell’accoglienza tra i paesi membri. A seguire, l’adozione di criteri comuni per il rilascio dei visti di ingresso per motivi umanitari in attuazione dell’art. 25 del Codice comunitario dei Visti, per chi non è riuscito a salire sui voli diretti a ovest, e l’attivazione di procedure necessarie a concludere i ricongiungimenti familiari pendenti.
E ancora: l’impegno Ue nel reinsediamento dei profughi afghani da paesi terzi; la redistribuzione di quelli bloccati sulle isole o nei centri di accoglienza in Grecia; il blocco dei respingimenti e delle violenze lungo la rotta balcanica; la sospensione dei dinieghi alle richieste di asilo e dei rimpatri per tutti i cittadini afghani, anche con un riesame delle decisioni negative prese in passato.
Tra le richieste dirette espressamente al governo italiano, quella di accogliere i rifugiati non nei C.A.S, ma all’interno della rete Sai (Sistema di accoglienza e integrazione, ex Siproimi-Sprar) con un ampliamento dei posti disponibili. Si chiede inoltre di trasferire alle rappresentanze consolari nei Paesi limitrofi anche le competenze sul rilascio di visti in ingresso, di consentire l’accesso delle persone che hanno ricevuto il nulla osta per il ricongiungimento familiare e di intervenire rapidamente per favorire il rientro dei cittadini afghani soggiornanti in Italia ora bloccati.
“Servono procedure rapide e semplificate che tengano conto della possibilità che il passaporto afghano possa essere scaduto o non sia più in possesso degli interessati e del mancato soggiorno regolare del richiedente nel Paese in cui la rappresentanza è situata”, sottolinea il Tavolo.
Nel corso della conferenza stampa, è stata annunciata l’istituzione di un tavolo di coordinamento sull’Afghanistan, che si è riunito per la prima volta presso il ministero degli Affari esteri e della cooperazione internazionale questa mattina, e la richiesta di una cabina di regia tra i ministeri di Esteri e Difesa.
I governi dell’Unione europea dovrebbero garantire tutela e accoglienza ai cittadini afghani: il Tavolo asilo ha proposto strategie concrete di intervento, dimostrando che gli strumenti giuridici esistono già. Occorre solo la volontà politica di applicarli.