“Tam Tam Basket è un’opportunità, forse è un sogno, ma di sicuro è già una realtà che ha cambiato la vita di tanti ragazzi di Castel Volturno”. Comincia così, la presentazione sul sito web di questa squadra. Eppure questo sogno rischia di infrangersi contro una dura realtà. Cinque anni di campionati, di partite, di vittorie non bastano a permettere a questi ragazzi di fare sport al pari di tutti i loro coetanei. Infatti, non potranno disputare il campionato nazionale di Eccellenza Under17 e Under19 di basket. «Anche se abbiamo vinto il campionato regionale — spiega il presidente della squadra, Massimo Antonelli, ex giocatore della Virtus Bologna e del Basket Napoli — dovremo rinunciare a quello nazionale a causa della norma sui due stranieri». Una squadra di adolescenti nati in Italia, ma da genitori stranieri e senza cittadinanza italiana, che con il passare degli anni è diventata un modello di inclusione, non solo a livello sportivo, ora si vede esclusa da un campionato che consente di portare in campo un massimo di 2 cittadini “stranieri”. «Si parla tanto di ius soli sportivo, lo ha fatto anche il presidente Malagò. Quando poi si presentano le occasioni per fornire un esempio, anche lo sport si tira indietro».
Eppure nel 2017, in nome del diritto allo sport, era stata approvata nella legge di bilancio la norma (legge del 27 dicembre 2017 Art. 1 Comma 369) che sanciva il diritto di giocare a qualunque minore ‘straniero’, purché frequentante regolarmente le scuole italiane. Si è trattato di un piccolo scossone che ha permesso agli oltre 800.000 minori ‘stranieri’ di fare sport anche a livello agonistico. La norma l’avevano ribattezzata proprio “Salva Tam Tam”. Ma, in realtà, questa modifica regolamentare riguardava solo i campionati regionali, mentre l’Under17 e l’Under19 afferiscono a tornei di Eccellenza che hanno rilievo nazionale. Di qui, l’impasse.
I ragazzi di Castel Volturno, indignati per questa ingiusta esclusione, hanno inviato una lettera al presidente della Fip, Gianni Petrucci, il quale risponde che, dopo aver consultato le altre società impegnate nel campionato di Eccellenza, non ha ricevuto “concorde adesione”. E quindi, almeno per il momento, niente campionato nazionale per la Tam Tam che si vede esclusa sia da un parere negativo delle altre squadre concorrenti al campionato (cosa che troviamo tanto assurda quanto grave) e sia da una norma escludente e discriminatoria che non sta al passo con i tempi.
Sul diniego, è intervenuto Bruno Molea, presidente di Aics (Associazione italiana cultura sportiva), nonché primo firmatario della legge del 2016 sul cosiddetto ius soli sportivo: “Si utilizzi questo momento per cambiare le regole in campo: la Fip (Federazione italiana pallacanestro) ci ripensi e faccia giocare i giovanissimi del Tam Tam Basket, almeno in deroga. Sono nati e vivono in Italia: come si fa a chiamarli stranieri? Non farli giocare è una discriminazione“, ha dichiarato. La società attende, ora, l’esito del ricorso al Tar contro l’esclusione dell’Under17, mentre per l’Under19 non è stato fatto reclamo perché avrebbe comunque i requisiti per l’ammissione previsti dalla Federazione.
Le regole e i regolamenti possono essere cambiati. Soprattutto se ingiusti, se discriminano e se conducono a trattamenti di disparità fra minori. Lo sport dovrebbe essere uno “spazio” di inclusione tout court, ma in barba ai proclami ufficiali pronunciati anche in occasione delle Olimpiadi di Tokyo dai vertici dello sport italiano, continua ad alzare muri, anziché abbatterli.