Ci sono ingiustizie che sono più grandi e più gravi di altre.
Quella che colpisce Mimmo Lucano è tra queste: 13 anni e 2 mesi di reclusione. Una sentenza letteralmente incomprensibile.
Si tratta “solo” del primo grado e ci insegnano che le sentenze non si discutono. In linea teorica il principio è giusto. In questo caso è inapplicabile.
Perché è impossibile capire come una persona che ha letteralmente messo su dal niente un’esperienza di accoglienza come quella di Riace, possa ricevere una condanna per più capi di imputazione, tra cui figurano associazione per delinquere, abuso d’ufficio, truffa, concussione, peculato, turbativa d’asta, falsità ideologica e favoreggiamento dell’immigrazione “clandestina”.
Vedremo le motivazioni della sentenza quando saranno pubblicate. Ma non possiamo attendere per esprimere la sofferenza che ci ha provocato leggere oggi la notizia di una condanna tanto ingiusta, per giunta pronunciata in una terra in cui i poteri mafiosi decidono il buono e cattivo tempo.
Si tratta di una sentenza paradossale e incredibile che speriamo sia cancellata in appello. Sancisce in modo gravissimo quel reato di solidarietà che dal 2017 in poi è stato introdotto nel nostro paese colpendo chiunque osi opporsi alla criminalizzazione dei migranti e dei rifugiati.
Per il momento noi stiamo con Mimmo Lucano.