Il 5 novembre il Consiglio dei Ministri ha licenziato il testo del disegno di legge di ratifica del Protocollo d’intesa siglato dalla Presidente del Consiglio italiana con il Governo albanese. Un accordo che, secondo quanto riportato dalla stampa nelle ultime ore, dovrebbe portare alla costruzione di un Hotspot a Shenjgin (300 posti), di un “centro di trattenimento per richiedenti asilo” a Gjader (300 posti) e di un Cpr nella stessa cittadina (120 posti). In totale i centri dovrebbero avere una capienza di 720 posti, molti meno dei 3mila originariamente annunciati con grande clamore dalla Presidente del Consiglio, destinati ad “ospitare” fino a un massimo di 18 mesi alcuni migranti soccorsi in mare dalle navi militari italiane (non dalle Ong) in acque “extra-europee”, con l’obiettivo di rimpatriarne il più possibile. Questa operazione di esternalizzazione delle frontiere, secondo le ultime indiscrezioni, potrebbe costare allo Stato italiano 92 milioni di euro nel 2024 e circa 300 milioni complessivi in cinque anni. Potrebbe, perché il decreto legislativo non sembra offrire dettagli in merito.
La riunione del Consiglio dei Ministri si è svolta in piena discussione della Legge di Bilancio 2024 in Parlamento e esattamente tre giorni dopo la perquisizione effettuata a sorpresa della Guardia di Finanza del Cpr Corelli di Milano, che ha confermato (con grande ritardo) le gravissime denunce contenute nelle relazioni delle visite effettuate dall’on. De Falco (M5S) nel giugno 2021 e nel maggio 2022, nel dettagliatissimo rapporto prodotto dal Naga e dalla rete No Cpr di Milano Al di là di quella porta. Un anno di osservazione dal buco della serratura del Centro di Permanenza per il Rimpatrio di Milano, nonché nell’inchiesta pubblicata da Altraeconomia il 16 novembre scorso. I curatori del rapporto parlano chiaro:
“Abbiamo raccolto testimonianze che attestano una sistematica violazione del diritto alle cure; la visita di idoneità al trattenimento o non è svolta o è svolta senza strumenti diagnostici adeguati; la ‘visita medica’ di formale presa in carico da parte dell’Ente Gestore comprende umiliazioni e abusi quali, per esempio, la denudazione delle persone appena arrivate alla presenza del personale medico e di agenti di polizia e l’obbligo di fare flessioni per espellere eventuali oggetti nascosti nell’ano; abbiamo verificato il trattenimento di persone con malattie gravi e croniche, come un tumore cerebrale e gravi problemi di salute mentale; frequente è la mancanza di personale medico e la sommarietà della gestione delle cartelle cliniche costituisce la regola, come pure costante è una sovrabbondante elargizione di psicofarmaci senza alcuna prescrizione specialistica”.
Il rapporto documenta in modo minuzioso ed encomiabile gravissime violazioni dei diritti umani compiute nel Cpr di Milano grazie alla colpevole negligenza della Prefettura e del Ministero degli Interni che non potevano essere all’oscuro di quello che qui accadeva tanto che hanno negato ripetutamente l’accesso al centro, non solo al Naga, ma anche ad altre associazioni, tra le quali, Asgi.
Violazioni che purtroppo sono all’ordine del giorno nei Cpr (ex CIE ed ex CPTA), come hanno denunciato molti rapporti nel corso del tempo, sin da quando l’istituto della detenzione amministrativa dei migranti, privi di permesso di soggiorno e colpiti da provvedimento di espulsione non immediatamente eseguibili, è stato introdotto nel nostro ordinamento dalla L. 40/98.
Bene che si torni a informare e che, almeno in alcuni casi, le denunce della società civile non rimangano inascoltate. Bene anche perché, nonostante gli esiti del tutto disumani e fallimentari del sistema dei centri di detenzione, lo Stato continua a investire risorse nel suo ampliamento e intende farlo anche nel 2024, come mostra Sbilanciamoci! nel suo ultimo rapporto presentato il 29 novembre scorso al Senato. Tra le politiche pubbliche di spesa esaminate dalla campagna vi sono infatti anche quelle relative alle politiche migratorie e sull’asilo.
2023: un bilancio politico pessimo
Il Protocollo d’intesa siglato dalla Presidente del Consiglio italiana con l’Albania, uscito dal cappello proprio mentre si iniziava a discutere una legge di bilancio iniqua e a vantaggio dei soliti noti, è solo la tappa più recente di una serie di scelte propagandistiche ciniche, brutali, xenofobe e profondamente razziste. Il 2023 ha segnato una delle fasi più regressive delle politiche migratorie e sull’asilo italiane.
A colpi di decreti-legge e ministeriali, tutte le nuove norme approvate nel corso dell’anno hanno avuto il cinico obiettivo di esibire la forza contro i migranti, i richiedenti asilo e le realtà che operano per garantirne i diritti, a partire dalle Ong attive nelle missioni di ricerca e soccorso in mare. Dalla Legge n.15/2023 alla Legge n.50/2023, al Decreto interministeriale del 14 settembre scorso, l’obiettivo è stato quello di ostacolare in ogni modo il salvataggio dei migranti naufraghi in mare da parte delle Ong, limitare l’accesso alla protezione speciale, inasprire le pene previste per il reato di favoreggiamento dell’immigrazione illegale, indebolire il sistema di accoglienza dei richiedenti asilo e dei rifugiati, estendere il ricorso alle procedure accelerate di frontiera delle domande di protezione internazionale e dunque l’applicazione della detenzione amministrativa ai richiedenti asilo cittadini di paesi cosiddetti “sicuri”. La creazione di nuovi centri dedicati a questa funzione e di nuovi Cpr è già stata annunciata dal Governo e le nuove strutture potranno essere realizzate “in deroga alle norme penali esistenti”.
Hotspot e Cpr, trasformati in “opere destinate alla difesa e alla sicurezza nazionale” dalla Legge n.124/2023, saranno sottratti al controllo democratico ed esposti ancor più di quanto sia avvenuto sino ad oggi alla ricorrenza di soprusi e violazioni dei diritti fondamentali delle persone, detenute senza che abbiano commesso alcun reato. Colpevoli a priori per il solo fatto di esistere.
Misure propagandistiche e vessatorie sono anche le più recenti: dalla cauzione finanziaria di 4.938 euro richiesta ai richiedenti asilo provenienti da paesi sicuri per evitare il trattenimento nelle strutture in cui viene adottata la procedura accelerata di frontiera, all’aumento del contributo necessario per l’iscrizione volontaria al Servizio Sanitario Nazionale dei cittadini di paesi terzi regolarmente soggiornanti per i quali non è prevista l’iscrizione obbligatoria.
Le riforme attuate avrebbero dovuto, nelle intenzioni del Governo, diminuire gli arrivi dei migranti per mare, ma al 30 novembre i migranti sbarcati sulle coste italiane erano 152mila rispetto ai 67mila giunti nel 2021 e ai 105mila giunti nel 2022 (Fonte: Ministero dell’interno). Erano invece 140.858 le persone in accoglienza, di cui più di 105mila nelle strutture governative (Cara e Cas) e circa 34mila ospitate nella rete di accoglienza Sai, gestita dai Comuni. 530 i migranti presenti negli hotspot.
La propaganda può forse procurare qualche voto in più, ma certo non aiuta a gestire fenomeni sociali complessi come quelli legati alle migrazioni (forzate e non) e alla garanzia del diritto alla mobilità delle persone.
Quanto ai Cpr, nel 2022 i migranti detenuti nei Centri di Permanenza per il Rimpatrio sono stati 6.383. Tra questi, meno della metà (3.154) sono stati effettivamente rimpatriati nel paese di origine. I dati sono coerenti con quelli degli anni precedenti. Secondo il Garante Nazionale dei diritti delle persone private della libertà personale Mauro Palma (che purtroppo ha appena finito il suo mandato, Ndr):
“In Italia la scelta del trattenimento, di natura essenzialmente detentiva, viene portata avanti anche indipendentemente dalla valutazione dell’effettiva possibilità di allontanamento entro lo scadere dei termini di restrizione” (Relazione al Parlamento 2023).
L’inefficacia e la disumanità dei Cpr è stata del resto denunciata in ogni forma possibile sin dalla loro istituzione, ma nessun Governo, di qualsiasi colore, ha voluto trarne le dovute conseguenze.
IL DDL di Bilancio 2024 prevede di stanziare nuove risorse per la detenzione dei migranti e dei richiedenti asilo, mentre l’accoglienza va in frantumi e continua a mancare il personale che dovrebbe occuparsi di gestire le procedure per il rilascio dei permessi di soggiorno, per la presentazione e l’analisi delle domande di asilo e per il riconoscimento della cittadinanza italiana. Tanto che, fatto senza precedenti, persino i funzionari delle Commissioni territoriali di asilo sono scesi in sciopero nel mese di novembre per chiedere un aumento degli organici.
Il DDL Bilancio 2024: l’analisi di Sbilanciamoci!
Le disposizioni su migrazioni e asilo presenti nel testo del DDL di Bilancio sono 3.
L’art. 49 innalza il contributo che devono pagare i cittadini non comunitari regolarmente soggiornanti per iscriversi a titolo volontario al Servizio Sanitario Nazionale. Rientrano tra questi i titolari di permesso di soggiorno per studio, collocati alla pari, per residenza elettiva, per motivi religiosi, il personale diplomatico e consolare estero, i dipendenti di organizzazioni internazionali, i partecipanti a programmi di volontariato e i genitori ultrasessantacinquenni ricongiunti con i familiari dopo il 2008. Il contributo è fissato in 700 euro per gli studenti, 1.200 euro per gli stranieri collocati alla pari e in 2.000 euro per tutti gli altri.
L’art. 66 c.1 rifinanzia il Fondo per le misure urgenti di accoglienza dei migranti, anche a sostegno dei comuni interessati, nonché in favore dei minori non accompagnati, connesse alla crisi ucraina stanziando 190 milioni per il 2024, 290 milioni per il 2025 e 200 milioni per il 2026. Al c.2 stanzia 1 milione di euro annui dal 2024 per l’Istituto nazionale per la promozione della salute delle popolazioni migranti e per il contrasto delle malattie della povertà (INMP) a valere sul Fondo sanitario nazionale.
L’art.70 stanzia 300 milioni per il 2024 per il soccorso e l’assistenza delle persone in fuga dalla guerra in Ucraina.
L’allegato n.8 al DDL Bilancio prevede uno stanziamento per il Ministero dell’Interno di 2,056 miliardi per la Missione 5, Immigrazione, accoglienza e garanzia dei diritti (027), programma 5.1, azione 2 “Interventi a favore degli stranieri anche richiedenti asilo e profughi”. Oltre a quelli sopra menzionati, gli stanziamenti più consistenti riguardano il capitolo di spesa 2351 (2) (attivazione, locazione e gestione dei centri di intrattenimento e accoglienza) pari a 941,7 milioni; il cap. 2351 (10) per la gestione dei centri di permanenza per il rimpatrio (CPR), 18,2 milioni; il Fondo per i minori stranieri non accompagnati, 164,9 milioni; il cap. 7351 (2) per “le spese di costruzione, acquisizione, completamento, adeguamento e ristrutturazione di immobili destinati ai centri di identificazione e espulsione, di accoglienza per gli stranieri”, pari a 66,1 milioni di euro. Su quest’ultimo capitolo gli stanziamenti aggiuntivi rispetto a quanto previsto a legislazione vigente sono di 20 milioni per il 2024, 30 milioni per il 2025 e 50 milioni per il 2026. Per il Fondo nazionale per le politiche ed i servizi dell’asilo (SAI) sono stanziati 589,2 milioni di euro (cap.2352), mentre per il funzionamento delle Commissioni Nazionale e Territoriali per il diritto di asilo sono stanziati 22,3 milioni (cap.2255).
Le proposte alternative di Sbilanciamoci!
La campagna torna ancora una volta a chiedere di cambiare completamente il segno delle politiche migratorie e sull’asilo scegliendo come riferimento i principi costituzionali di eguaglianza e non discriminazione, di garanzia dei diritti umani fondamentali e del diritto di asilo. Si chiede innanzitutto di cancellare il protocollo di intesa siglato con l’Albania e il Memorandum d’intesa con la Libia siglato nel 2017 e di varare una missione pubblica di ricerca e soccorso dei migranti in mare (costo: 1 miliardo di euro). La cancellazione dell’aumento del contributo da versare per l’iscrizione volontaria al Servizio Sanitario Nazionale, l’abrogazione della norma che ha introdotto la cauzione finanziaria di 4.938 euro per i richiedenti asilo provenienti da paesi considerati “sicuri” e sottoposti a procedura accelerata di esame della domanda di asilo che vogliano evitare la detenzione, la chiusura definitiva del sistema dei Cpr (Risparmio stimato: 84,6 euro sul 2024), una riforma del sistema di accoglienza che porti al graduale smantellamento dei Cas e al parallelo ampliamento dell’accoglienza diffusa gestita dai Comuni e delle forme di accoglienza in famiglia (costo complessivo invariato), potrebbero secondo Sbilanciamoci! invertire la rotta delle politiche migratorie e sull’asilo facendole uscire da quell’approccio emergenziale che sino ad oggi ha prevalso provocando gravi violazioni dei diritti delle persone, inefficienze e diseconomie per la finanza pubblica.
Una maggiore attenzione politica ed economica alle politiche di inclusione sociale dei cittadini stranieri residenti nel nostro paese, al rafforzamento del personale amministrativo che ha in carico l’espletamento delle pratiche di rilascio del permesso di soggiorno, l’esame delle domande di protezione internazionale e delle richieste di cittadinanza, nonché la creazione di un Fondo strutturale finalizzato a consolidare una rete di servizi antidiscriminazione su tutto il territorio nazionale potrebbero infine contribuire, secondo Sbilanciamoci!, a colmare almeno in parte la grande distanza che separa le istituzioni dalle persone in carne e ossa, molte delle quali, pur essendo nate altrove o pur avendo una storia familiare migratoria, vivono stabilmente in Italia e sono a tutti gli effetti parte integrante della società italiana.Il Rapporto di Sbilanciamoci!2024 è disponibile qui: https://sbilanciamoci.info/la-controfinanziaria-2024-di-sbilanciamoci/