Un’indagine che fa luce su un universo sconosciuto: I dati socio-sanitari di 8.000 persone straniere non in regola con le norme di soggiorno che si sono rivolte al Naga tra il 2018 e il 2022

Ricondividiamo il comunicato dell’Associazione Naga in merito all’ultimo rapporto “Inclassificabili”.
Il rapporto che presentiamo oggi rappresenta la fotografia, in termini socio-sanitari, di oltre 8.000 persone straniere non in regola con le norme di soggiorno, i così detti “irregolari”, che si sono rivolte per la prima volta all’ambulatorio del Naga tra il 2018 e il 2022. Quattro anni che contengono elementi molto caratterizzanti: la pandemia e l’intensificazione del processo criminalizzazione del fenomeno migratorio. Durante la pandemia l’ambulatorio del Naga è rimasto sempre aperto e questo ci ha permesso di essere un punto di osservazione privilegiato delle condizioni di salute delle persone straniere irregolari e degli interventi sanitari tardivi e discriminatori in un contesto di emergenza: la pandemia, tra le sue conseguenze, ha avuto quella di accentuare le disuguaglianze tra persone irregolari ed il resto della popolazione. Durante questi anni abbiamo anche assistito all’intensificarsi dei tentativi di contrasto all’immigrazione irregolare da parte dei Governi che si sono susseguiti, con l’emanazione di provvedimenti legislativi emergenziali e securitari che hanno sempre più ridotto la fruizione dei diritti fondamentali dei migranti e hanno smantellato le già scarse forme di accoglienza ed integrazione.
“L’analisi dei dati si è concentrata sulle caratteristiche demografiche (nazionalità, età, genere, istruzione), socio-economiche (situazione abitativa, condizioni lavorative e situazione familiare), l’anzianità migratoria e le condizioni cliniche, con l’obiettivo di descrivere le caratteristiche reali e non stereotipate della popolazione straniera irregolare. Il database del Naga risulta essere infatti una eccezionale fonte di informazione sulle persone senza permesso di soggiorno, sia in termini di ampiezza del campione, essendo uno dei più grandi al mondo , sia per quanto riguarda la continuità temporale dei dati, raccolti a partire dal 2000” afferma la Dott.ssa Anna Spada del Naga. “Inoltre abbiamo analizzato la correlazione tra lo stato di salute e le condizioni socio-demografiche. I dati ci raccontano una popolazione che arriva con caratteristiche di grande forza in termini di salute e di istruzione, che vengono poi erose dalle condizioni di permanenza in Italia che diventa, di fatto, una permanenza patogena” conclude la volontaria del Naga.
“Per quanto riguarda i Paesi di Origine, prevale l’America Latina (31.5%), a differenza di quanto avvenuto tra il 2014 e il 2017, quando la maggior parte di pazienti proveniva dal Nord Africa. La maggioranza dei pazienti è di genere maschile (61.3%), ma la distribuzione di genere cambia a seconda dell’area di origine, con il genere maschile nettamente prevalente tra le persone provenienti dall’Africa Subsahariana e dal Nord Africa e quello femminile più rappresentato nelle popolazioni provenienti dall’Est Europa o dall’America Latina”, commenta il Prof. Carlo Devillanova dell’Università Bocconi, tra i curatori della ricerca. “Quella indagata è una popolazione giovane, con una età media di 35 anni, ed istruita: quasi la metà delle persone (45%) ha un livello di istruzione corrispondente alla scuola superiore o più avanzata. Dal 2018 al 2022 le condizioni abitative e lavorative sono peggiorate: è aumentata la percentuale di persone senza fissa dimora (dal 17.7% al 22.6%) e più della metà della popolazione è disoccupata (54.9%). Chi ha un’occupazione, svolge spesso lavori saltuari, dato in forte contrasto con il tasso di occupazione riferito nel Paese di origine (85%). Inoltre, si assiste ad un declassamento professionale con il passaggio a mansioni elementari (collaborazioni domestiche, pulizie, operai non specializzati) nella quasi totalità delle persone” prosegue il Prof. Devillanova.
“I dati clinici del Rapporto mostrano come le patologie del sistema circolatorio (ipertensione) ed endocrino-metabolico (diabete) costituiscano più di un terzo di tutte le diagnosi nelle persone nella fascia di eta > 45 anni (circa il 30% dei pazienti). Si tratta di patologie croniche che necessitano di una gestione costante che, secondo la normativa vigente, dovrebbe essere garantita dalle istituzioni del SSN. Tuttavia, in assenza di strutture ambulatoriali ad accesso diretto la sola strada percorribile è il ricorso alle organizzazioni del terzo settore, o al Pronto Soccorso. Siamo quindi di fronte ad una fascia di popolazione non più giovane, verosimilmente presente da lungo tempo sul nostro territorio che diventa “visibile” solo quando si ammala. Di converso, i soggetti più giovani e di nuovo arrivo (permanenza in Italia inferiore a 1 anno) risultano meno affetti da patologie gravi per il cosiddetto healthy migrant effect, ma che vanno incontro a patologie correlate alle loro condizioni lavorative e abitative, quali i traumatismi e le patologie cutanee, in particolare la scabbia. Infine, è significativa la relazione tra lavoro e salute mentale: il declassamento professionale si associa ad un aumentato rischio di disordini mentali e comportamentali”, afferma la Dottoressa Spada del Naga.
“I dati analizzati ci offrono un quadro di una popolazione difficilmente classificabile! Qualsiasi tentativo di inquadrarla in categorie semplicistiche occulta un quadro estremamente variegato, spesso in contrasto con la narrazione dominante. Sono giovani, ma non solo; sono uomini, ma con un aumento della presenza femminile; sono sani quando arrivano e non portano malattie esotiche, ma quando si ammalano, si ammalano per le condizioni di povertà in cui vivono, lavorano ed invecchiano. Un quadro all’interno del quale si intrecciano bisogni clinici, caratteristiche demografiche e determinanti sociali di salute, come la casa e il lavoro, esattamente come per la popolazione italiana, ma con la differenza di aver corso e di correre tutti i giorni rischi di sicurezza molto più grandi.” affermano Spada e Devillanova.
“Il dato che emerge in modo più evidente dal nostro lavoro è che non c’è nessuna costante legata all’essere persone straniere non in regola con le norme di soggiorno, se non gli effetti di odiose pratiche di esclusione e discriminazione: siamo tutte e tutti semplicemente persone, tutte diverse ma con bisogni simili, che non hanno diritto alle stesse possibilità. Affrontare questa ingiustizia – ad iniziare dall’accesso a tutti alle cure di base – ci pare un obiettivo minimo, ma fondamentale, di civiltà.”
SCARICA TUTTO IL REPORT: https://naga.it/2024/12/10/inclasssificabili/