Abbiamo già avuto modo di parlare delle affermazioni di Valditara sulle classi separate per gli stranieri.
Il ministro dell’Istruzione e del merito Giuseppe Valditara, in un’intervista per un giornale, ha proposto di creare delle classi separate per la componente studentesca di origine straniera per recuperare le lezioni di italiano e di matematica secondo alcuni modelli già presenti in Europa. Questa proposta, affatto nuova, ha suscitato malcontento, sia perché richiama alle discriminanti classi differenziali che separavano gli alunni neurodivergenti dal resto della comunità studentesca, sia perché intrisa di un profondo pregiudizio razzista.
Quest’idea di classi ghetto ha trovato una reazione anche da parte di GISCEL – Gruppo di Intervento e Studio nel Campo dell’Educazione Linguistica – che ha diffuso un comunicato in cui ha riportato in maniera precisa perché quella delle classi separate è un’idea del tutto fallace non solo dal punto di vista sociale, ma anche e soprattutto dal punto di vista educativo.
Nel comunicato GISCEL spiega come da decenni gli studi linguistici dimostrano come l’apprendimento della lingua per gli studenti stranieri sia importante, sia quando si parla della lingua italiana che di quella d’origine. Inoltre, essendo la lingua intrinsecamente collegata ad altri contesti semiotici, la classe è il luogo migliore per mantenere l’apprendimento delle varie dimensioni della lingua stessa. Per questo – sempre secondo il comunicato – è importante perseguire un modello “inclusivo”, come stabilito dalle Indicazioni Nazionali per il primo ciclo di istruzione 2012, e – aggiungiamo noi in questa sede – migliorarlo di volta in volta con un preciso ascolto delle esigenze di una società che da tempo è in veloce cambiamento e che è composta da sempre più persone con diverse origini.