
«Un rimpatrio può essere considerato davvero volontario se la decisione è libera e informata, se non vi è alcuna coercizione fisica o psicologica e se esistono per la persona che lo richiede alternative reali al rimpatrio, come l’accesso a forme di protezione e a canali di migrazione regolare.» Questa è una condizione essenziale quando si parla dei cosiddetti rimpatri volontari, ovvero la scelta da parte delle persone migranti di ritornare nel proprio paese di origine. Questa sorta di rimpatri, supportati dall’OIM non riguardano solamente i paesi europei, ma anche i cosiddetti paesi di transito come Libia e Tunisia in cui purtroppo si assiste ad una sistematica violazione dei diritti umani. Per queste ragioni Asgi, ActionAid Italia, A Buon Diritto, Differenza Donna e Lucha y Siesta, Spazi Circolari e Le Carbet stanno promuovendo una campagna mirata a fermare l’utilizzo strumentale dei rimpatri volontari come dispositivo di controllo che mira semplicemente a ostacolare i movimenti migratori a scapito della tutela delle persone in movimento. Ne parla la redazione di MeltingPot nell’articolo che segnaliamo.