L’ordinanza del Tribunale di Milano che il 12 gennaio scorso ha ordinato alla Presidenza del Consiglio di annullare gli esiti dell’ultimo bando sul Servizio civile nazionale, in quanto discriminatorio, ha suscitato molte polemiche: i ragazzi che avrebbero dovuto entrare in servizio il 1 febbraio prossimo si sono mobilitati anche su Facebook e stanno organizzando una manifestazione nazionale a Roma, mentre diverse associazioni titolari dei progetti hanno chiesto ufficialmente il ritiro del ricorso da parte del ricorrente e delle associazioni che lo hanno assistito (Avvocati per niente e ASGI).
Da parte sua, il Ministro per l’Integrazione e la Cooperazione Andrea Riccardi, dopo aver presentato un ricorso “tecnico” contro l’ordinanza, ha diramato una nota in cui ammette “di non essere contrario all’ammissione dei ragazzi stranieri al Servizio Civile. Questo requisito è previsto da un articolo del decreto legislativo 77 del 2002 e per modificarlo serve una nuova legge”.
E’ indubbio che l’ordinanza, pubblicata alla vigilia del previsto avvio dei progetti di Servizio Civile per più di 18.000 ragazzi, metta in difficoltà non solo i volontari ma anche gli enti gestori dei progetti, già messi a dura prova dai tagli pesantissimi delle risorse destinate a finanziare il Servizio civile effettuati negli ultimi anni.
Ma il dibattito che si è sviluppato in questi giorni ha preso una direzione sbagliata. Se un giudice stabilisce che è stato violato un diritto fondamentale, come è successo in questo caso, il buon senso vorrebbe che lo Stato, che sino ad oggi ha sbagliato, trovasse una soluzione rapida per non pregiudicare il giusto diritto dei 18.000 ragazzi selezionati ad entrare in servizio nella data prevista (1 febbraio) e al tempo stesso garantire il diritto alla non discriminazione del ragazzo pakistano che ha promosso il ricorso.
E’ questa per altro la mediazione intelligente proposta dalle associazioni Avvocati per niente e Asgi con un comunicato stampa già venerdì scorso, 20 gennaio, che ha trovato uno scarso riscontro sui media. Proposta che è stata prontamente ribadita anche ieri dall’Avv. Gambaro in un’intervista su Rainews. In sostanza le associazioni ricorrenti hanno chiesto al Ministro Riccardi di impegnarsi ad adottare “un piano di rimozione delle discriminazione” che preveda un’apertura definitiva del servizio civile ai giovani stranieri a partire dal prossimo bando.
Ci sembra una mediazione intelligente che tiene conto delle esigenze di entrambe le parti e che salvaguarderebbe il diritto alla non discriminazione.
L’errore più grande sarebbe quello di proseguire sulla strada intrapresa negli ultimi giorni alimentando la contrapposizione tra i diritti dei ragazzi italiani selezionati e quelli dei ragazzi stranieri esclusi dall’accesso al SCN. Il peggio che può avvenire. Ci auguriamo che il Ministro trovi rapidamente una soluzione che consenta di garantire al più presto i diritti di tutti i giovani a prestare il loro servizio civile volontario. Un piccolo ma significativo segnale nella direzione della garanzia delle pari opportunità.