Due persone sono morte a Roma. Entrambi migranti, vivevano in stabili occupati: uno in via Collatina 385, in zona Tor Sapienza, l’altro nell’edificio conosciuto come Selam Palace, a Tor Vergata, in via Arrigo Cavaglieri.
T.B., cittadino etiope di 27 anni, è deceduto nell’occupazione di via Collatina, dove vivono oltre 500 migranti, per la maggior parte richiedenti asilo e rifugiati. Dai primi risultati sembra che l’uomo sia morto dopo alcuni giorni di febbre alta, cosa che ha fatto subito sospettare un caso di tubercolosi, che potrà essere smentito o confermato solo dall’autopsia.
Dell’altra persona, invece, non si conosce neppure il nome: solo da un giorno si trovava presso il Selam Palace. Secondo fonti non ufficiali potrebbe essere arrivata a Roma con i pullman organizzati dalla prefettura di Taranto, che hanno letteralmente scaricato i migranti presso alcune stazioni italiane, tra cui quella di Anagnina a Roma (ne abbiamo parlato qui).
Sui timori paventati da alcuni media in merito a un’eventuale emergenza sanitaria, Carlo Pellegrino, medico impegnato nel poliambulatorio AmbuLanti e in sostegno all’associazione Cittadini del Mondo che opera all’interno del Selam Palace, è molto chiaro: “Il problema è che queste persone arrivano e non ricevono alcuna assistenza. Sul corpo è stata disposta l’autopsia, ma ipotizzo si tratti di un decesso causato dalla disidratazione e dalla fatica”. Gli fa eco Donatella D’Angelo, medico dell’associazione Cittadini del Mondo, secondo cui “le persone arrivano in Italia stremate e non ricevono assistenza. La febbre è una conseguenza della disidratazione”.
A proposito dell’ “allarme tubercolosi”, Pellegrino sottolinea: “E’ pericoloso e inutile scatenare paure legate a eventuali epidemie: la tubercolosi è una malattia il cui contagio non è immediato. Per prevenirla, basterebbe trattare le strutture e i presidi con la varechina. L’importante insomma, in questi casi, è intervenire per tempo, e questo manca totalmente. Inoltre, in ambienti di estrema promiscuità, malsani, con condizioni igieniche precarie, le situazioni si complicano”.
Insomma un’ennesima smentita della presunta emergenza (qui altre info).
Il problema, semmai, è un altro, ossia l’assenza di un sistema di accoglienza capace di garantire i diritti umani fondamentali, compreso il diritto alla salute. Sono migliaia le persone giunte negli ultimi mesi e abbandonate a loro stesse, costrette a vivere in situazioni di estrema precarietà e lasciate prive di assistenza medica. Quante vittime ci dovranno essere ancora perchè si smetta di parlare di “emergenza migranti”, si inizi a individuare le reali responsabilità e si provveda a garantire il diritto all’accoglienza?