Il 18 dicembre è stato presentato a Milano il nuovo rapporto dell’associazione Carta di Roma che monitora in modo sistematico le modalità con cui il mondo dell’informazione si confronta con le migrazioni, a partire dall’analisi degli articoli pubblicati da sei quotidiani nazionali e dalle notizi diffuse dai principali telegiornali di prima serata (RAI, Mediaset e La Sette).
Il 2023 registra innanzitutto un’inversione di tendenza quantitativa con 1.536 articoli di prima pagina sul tema pubblicati sui sei quotidiani monitorati (+176% rispetto all’anno precedente) e 3.076 notizie dedicate alle migrazioni nei notiziari televisivi (più del doppio rispetto allo stesso periodo del 2022).
Abbandonando del tutto l’anomalia rappresentata dalla pausa pandemica, caratterizzata da una sostanziale invisibilità delle migrazioni sui media, il 2023 segna dunque il ritorno a una copertura mediatica significativa del fenomeno, ma anche alla riproposizione di argomenti e scelte lessicali che ne privilegiano la narrazione allarmistica, strumentalizzando i corpi dei migranti per alimentare la paura.
In quella che viene definita una vera e propria involuzione comunicativa, si nota nel 2023, rispetto al 2022, un focus particolare sui “flussi migratori” di cui si occupa il 69% degli articoli dei sei quotidiani monitorati; si restringe invece sulla carta stampata in modo significativo lo spazio dedicato al tema dell’accoglienza (9%). E se, secondo il rapporto, la maggior parte dei titoli in prima pagina mantiene toni, per così dire, neutrali, risultano raddoppiati rispetto all’anno precedente i titoli di prima pagina che mostrano toni allarmistici pari al 9,5% del totale.
Emerge come gli appellativi che definiscono le persone di origine straniera si concentrino maggiormente sulla sfera semantica dell’atto del migrare più che sullo status giuridico ed è così che nella stampa quotidiana si leggono di più termini come «migrante», «straniero» o «immigrato» anziché «rifugiato» o «richiedente asilo». Stigmatizzante è l’uso del termine «clandestino», più ricorrente sulle pagine social dei quotidiani, che sulla stampa vera e propria, dove compare nei titoli di prima pagina 68 volte.
Il monitoraggio dei principali notiziari televisivi di prima serata mostra tendenze molto simili a quelle riscontrate sulla carta stampata. Qui, ai flussi migratori è dedicato ben il 74% delle notizie, mentre l’accoglienza sostanzialmente scompare (4%); permane l’attenzione sui luoghi di approdo rispetto a quelli di origine; le voci della politica, presenti nel 31% delle notizie sulle migrazioni, prevalgono su quelle dei protagonisti delle migrazioni, presenti solo nel 7% dei servizi.
Il rapporto sembra evidenziare un allineamento della narrazione mediatica delle migrazioni al dibattito pubblico, in particolare politico, nuovamente impregnato nel 2023 di immaginari stigmatizzanti delle persone migranti con fini prevalentemente propagandistici.
Non è un caso che la parola simbolo scelta da Carta di Roma per quest’anno sia proprio «Cutro», come dieci anni fa fu «Lampedusa». Cutro, il luogo in cui è avvenuta una delle più gravi stragi nel Mediterraneo di quest’anno, ma anche il nome con cui è stato impropriamente chiamato il decreto legge che l’ha seguita, che insieme ad altri decreti emanati dal Governo, ha trovato ampio spazio nei giornali. Questo spiega anche perché nei primi dieci mesi del 2023 le migrazioni siano state rappresentate sulla stampa per lo più nella loro dimensione nazionale, con una rarefazione della dimensione della cronaca locale.
Il rapporto Notizie a memoria è disponibile qui: