Mentre l’Italia si divide su Mimmo Lucano e sulla severa sentenza che lo ha colpito, e si parla molto a sproposito di accoglienza, al di là del Mediterraneo continuano a perpetrarsi crimini e torture, senza che ciò susciti il minimo scalpore. Parliamo dell’inferno libico. Quella nota “fabbrica di tortura” che gode dell’attiva protezione delle autorità libiche. Una vera e propria fabbrica di abusi e di orrori, conosciuta anche dai governi europei, e che non ha impedito, neanche quest’anno, di interrompere il finanziamento italiano a quella stessa guardia costiera che l’Onu oggi accusa di essere parte di un terribile sistema di crimini contro i diritti umani. Non è la prima volta che le Nazioni Unite denunciano gravi violazioni in Libia: già nel 2018 l’organizzazione intergovernativa aveva parlato di “orrori inimmaginabili”, nel commentare la situazione carceraria del paese. Per questo, il 29 luglio 2019, l’Onu aveva chiesto la chiusura di tutti i centri di detenzione in Libia, un appello rimasto fin qui inascoltato.
L’ultima istantanea, in ordine di tempo, dell’inferno libico l’ha scattata il Consiglio per i diritti umani dell’Onu (Ohchr) che, il 4 ottobre, ha presentato i risultati di una missione di inchiesta indipendente, denunciando come tutte le parti in conflitto abbiamo perpetrato una continua violazione dei diritti umani ai danni della popolazione. Ne ha scritto Nello Scavo su Avvenire. Obiettivo della missione era quello di esaminare la condotta di tutte le parti presenti nel conflitto, sia libiche che straniere, a partire dal 2016, studiandone gli effetti e le conseguenze sulla popolazione. Con attori diversi a seconda dei tempi.
La missione è stata istituita dopo che il Consiglio Onu per i diritti umani aveva adottato una risoluzione, nel giugno 2020, che chiedeva l’istituzione di un organismo di inchiesta da inviare in Libia. Gli esperti hanno raccolto ed esaminato centinaia di documenti, intervistato oltre 150 persone e svolto indagini in Libia, Tunisia e Italia. «Le nostre indagini hanno stabilito che tutte le parti, compresi gli Stati terzi, combattenti stranieri e mercenari, hanno violato il diritto internazionale umanitario, in particolare i principi di proporzionalità e distinzione, e alcune hanno anche commesso crimini di guerra» ha denunciato il presidente della missione, Mohamed Auajjar, che ha lavorato insieme ad altri due esperti di diritti umani, Chaloka Beyani e Tracy Robinson. Stupri da praticare ed esibire. “Torture da infliggere al buio e sevizie da mostrare alla platea di prigionieri, perché le ferite aperte dei malcapitati siano “da esempio” per tutti e continuino ad alimentare il business degli abusi «sotto il controllo assoluto delle autorità»”. «La detenzione arbitraria in prigioni segrete e le condizioni insopportabili di detenzione sono ampiamente utilizzate dallo Stato e dalle milizie contro chiunque sia percepito come una minaccia ai loro interessi o opinioni», ha accusato Tracy Robinson. «La violenza nelle carceri libiche è commessa su una tale scala e con un tale livello di organizzazione che può anche potenzialmente equivalere a crimini contro l’umanità». Il rapporto della missione d’inchiesta documenta anche il reclutamento e la partecipazione diretta di bambini alle ostilità, le sparizioni forzate e le uccisioni extragiudiziali di donne di spicco e le continue forme di violenza sessuale e di altro tipo contro le popolazioni vulnerabili, comprese le persone LGBTQI. La Missione ha inoltre prestato particolare attenzione alle accuse di crimini atroci commessi nella città di Tarhuna (sud-est di Tripoli) tra il 2016 e il 2020.
Eppure, nonostante i ripetuti appelli, non solo dell’Onu, la Camera dei Deputati italiana ha approvato, a luglio 2021, il rifinanziamento delle missioni internazionali, che include l’assistenza e l’addestramento anche della Guardia costiera libica. La riformulazione proposta dall’esecutivo – passata con 361 voti a favore, 34 no e 22 astenuti – “impegna il governo a verificare, dalla prossima programmazione, le condizioni per verificare il superamento di suddetta missione”. Proprio il giorno della votazione, Amnesty International aveva pubblicato il report “No one will look for you’: Forcibly returned from sea to abusive detention in Libya”. In questo documento, Amnesty ha raccolto diverse testimonianze di abusi e violenze avvenute nei centri di detenzione libici, durante i primi sei mesi del 2021. Tra queste violenze sessuali nei confronti di uomini, donne e minori intercettati mentre tentavano di attraversare il mediterraneo. Oxfam, invece, aveva aggiornato il suo report sulle spese militari italiane in Libia, evidenziando un aumento dei nostri finanziamenti di circa 500 mila euro rispetto all’ultimo anno: “Sono 32,6 i milioni destinati alla guardia costiera libica dal 2017” si legge sul sito dell’organizzazione, facendo salire a “271 i milioni spesi dall’Italia per le missioni nel paese nordafricano”.
Secondo quanto riportato da Valigia Blu nel luglio scorso, “dal 2017 Roma ha speso circa 784,3 milioni di euro, mentre Bruxelles altri 400 milioni, quindi circa 1 miliardo e 100 milioni di euro allocati per finanziare la Guardia Costiera libica e le altre autorità competenti del paese nordafricano, teoricamente impegnate contro il traffico degli esseri umani. Oggi oltre che sulla vexata quaestio di quanto sia legittima la cooperazione con la Guardia Costiera libica, inaugurata dall’allora Ministro dell’Interno Marco Minniti con il Memorandum of Understanding e rilanciata da Bruxelles con il sostegno ai militari libici attraverso lo European Union Trust Fund to Africa (EUTFA), tocca riflettere anche sul fallimento di quella che fu proposta all’opinione pubblica europea come la linea del pragmatismo”.
Il 6 ottobre, anche Msf ha denunciato, in un comunicato, la situazione drammatica in Libia: il numero di migranti e rifugiati trattenuti nei centri di detenzione a Tripoli è drammaticamente più che triplicato negli ultimi cinque giorni. “Negli ultimi tre giorni – si legge nel comunicato- almeno 5.000 persone sono state rastrellate intorno a Tripoli dalle forze di sicurezza governative. Secondo i racconti, molte delle persone sono state prese all’interno delle loro abitazioni e sottoposte a gravi violenze fisiche, compresa la violenza sessuale. Secondo le Nazioni Unite, un giovane migrante è stato ucciso e almeno altri cinque hanno riportato ferite da arma da fuoco”.
Ieri, invece, il direttore esecutivo dell’Agenzia europea della guardia di frontiera e costiera (Frontex), Fabrice Leggeri, in audizione dalla commissione Schengen, ha dichiarato: “Gli arrivi dalla Libia e dalla Tunisia sono raddoppiati verso l’Italia. Dall’inizio dell’anno abbiamo registrato 48 mila ingressi”. Anziché preoccuparsi di come poter arginare correttamente il fenomeno, implementando le possibilità di canali legali di fuga e pratiche virtuose di accoglienza, ha evidenziato il “rischio terrorismo” e il fatto che, a riguardo, “Frontex metterà a punto degli indicatori di rischio”.
La Libia non è mai stato un porto sicuro. Medici per i Diritti Umani lo denunciava nel suo rapporto pubblicato nel marzo del 2020 che raccoglieva oltre tremila testimonianze dirette di persone sopravvissute all’inferno libico dal 2014 al 2020. Con l’intento di fargli giungere la voce di queste migliaia di persone, Medu aveva indirizzato una lettera aperta al premier Draghi lo scorso aprile. Sono trascorsi 6 mesi da quella lettera aperta, con un silenzio, che alla luce di quanto raccontato sin qui, risulta oltremodo inaccettabile.
Oggi, la Libia è considerata ancora un “porto sicuro”. Eppure le cronache di ordinarie violazioni dei diritti umani continuano a riproporsi senza sosta e senza che i governi, pur sapendolo, facciano nulla.
Possibile che dinnanzi a tanta evidenza documentata (abbiamo citato solo una minima parte di tutti i rapporti prodotti in questi anni, corroborati da testimonianze, ndr), si continui ancora a far finta di niente?
Per saperne di più:
“Libya: Record numbers intercepted at sea and detained; IRC calls for their immediate release”, comunicato stampa di IRC del 2 settembre 2021
I molti volti di un naufragio. Esposto per accertare le responsabilità per la morte di 130 persone nel Mediterraneo, luglio 2021
Mediterraneo centrale, Report luglio 2021
Libia: topografia di un lager, MEDU, luglio 2021
Libya: Horrific violations in detention highlight Europe’s shameful role in forced returns, Amnesty International, luglio 2021
A Pandemic of Exclusion The impact of COVID-19 on the human rights of migrants in Libya, 2021
LIBYA 2020 HUMAN RIGHTS REPORT, 2021
Perché si devono “salvare i migranti dai libici”, e dai governi europei, marzo 2021
Accordo Italia-Libia: quattro anni di torture, abusi e violazioni dei diritti umani, febbraio 2021
ASGI: la Corte dei Conti avvii un’indagine sull’uso dei fondi pubblici nei centri di detenzione in Libia, gennaio 2021
Profili critici delle attività delle ONG italiane nei centri di detenzione in Libia con fondi A.I.C.S., Asgi, 2020
Report of the United Nations High Commissioner for Human Rights on the situation of human rights in Libya and the effectiveness of technical assistance and capacity-building measures received by the Government of Libya (A/HRC/43/75), Report of the United Nations High Commissioner for Human Rights, 23 gennaio 2020
Trading in suffering: detention, exploitation and abuse in Libya, Msf, dicembre 2019
The airstrikes on the Daman building complex, including the Tajoura Detention Centre, 2 July 2019
The Political Economy of Migrant Detention in Libya: Understanding the players and
The business models, Global Initiative, 2019
Desperate and Dangerous: UNSMIL / OHCHR Report on the human rights situation of migrants and refugees in Libya – 18 December 2018 and Infographics
UNHCR Position on Returns to Libya – Update II, UN High Commissioner for Refugees, settembre 2018
Tripoli violence threatens civilians, displaced, refugees and migrants, UNHCR, settembre 2018
Ceasefire agreement reached in Libyan capital, announces UN mission, UN News, settembre 2018
Abuse Behind Bars: Arbitrary and unlawful detention in Libya, OHCHR, aprile 2018
‘BETWEEN LIFE AND DEATH’. REFUGEES AND MIGRANTS TRAPPED IN LIBYA’S CYCLE OF ABUSE, Amnesty International, 2017
Detained and dehumanised: human rights abuses against migrants in Libya, OHCHR,
dicembre 2016
Libya report: Widespread human rights violations and abuses, OHCHR, febbraio 2016
Overview of violations of international human rights and humanitarian law during the ongoing violence in Libya, OHCHR, settembre 2014
Report on Torture and Deaths in Detention in Libya, OHCHR, ottobre 2013