
“Ci troviamo davanti a un giornalismo conservatore – quello che poi, di fronte a quest’innovazione, di linguaggio e persone, tratta a sproposito di cancel culture o di “dittatura del politicamente corretto” – aggrappato a un modo di fare informazione che non risponde più alle esigenze attuali. Per cambiarlo è necessario non solo prendere atto del fatto che un certo giornalismo non cambierà mai se non iniziano a cambiare anche le redazioni, ma che persone di varie origini che si stanno riappropriando della propria narrazione esistono già, basta solo ascoltare, chiedere e coinvolgere”.
Segnaliamo il pezzo di Oiza Q. Obasuyi “Le responsabilità dei media nella propaganda razzista” pubblicato su Valigia Blu.