Il Comitato dei Ministri del Consiglio d’Europa ha adottato che il 20 maggio 2022 una Raccomandazione CM/Rec(2022)16[1] sulla lotta contro l’hate speech. Il documento è composto da un preambolo e un’appendice contenente delle linee guida e alcuni principi di riferimento che gli stati membri del Consiglio sono incoraggiati a seguire per combattere l’hate speech. Di seguito illustriamo alcuni punti significativi della Raccomandazione rinviando alla lettura del testo per un approfondimento.
In primo luogo, la Raccomandazione torna ad occuparsi della spinosa e controversa questione della definizione di hate speech identificandolo con “qualsiasi tipo di espressione che incita, promuove, diffonde o giustifica violenza, odio o discriminazione contro un individuo o un gruppo di persone a causa di caratteristiche come la ‘razza’, il colore della pelle, la lingua, la religione, la nazionalità, l’origine nazionale o etnica, l’età, la disabilità, il sesso, l’identità di genere e l’orientamento sessuale”.
Gli stati membri del Consiglio d’Europa sono invitati ad adottare un approccio comprensivo basato sulla Convenzione Europea dei Diritti Umani e i precedenti legali rilevanti della Corte Europea dei Diritti Umani. Questo approccio deve considerare i tipi di espressione che non vengono protetti dalla libertà di espressione, le specifiche peculiarità dei media e delle tecnologie digitali, e le prospettive delle vittime dell’hate speech.
Ai governi viene suggerito di specificare nei loro rispettivi diritti penali le espressioni che incitano all’odio, per esempio qualsiasi incitamento pubblico a commettere genocidi e crimini contro l’umanità, e di garantire la protezione legale contro tali espressioni nel diritto civile ed amministrativo. La raccomandazione compie un passo in avanti rispetto al passato, perché identifica diverse tipologie di “discorsi di odio” distinguendo tra quelli che hanno una rilevanza penale, quelli che sono soggetti al diritto civile ed amministrativo e le espressioni non abbastanza gravi da essere limitate dalla Convenzione Europea dei Diritti Umani ma richiedono l’adozione di risposte alternative (produzione di contro-narrazioni, attività di sensibilizzazione, educazione interculturale).
Un altro punto chiave della raccomandazione è relativo all’hate speech online. La Raccomandazione sottolinea che qualsiasi misura per prevenire e contrastare tale fenomeno deve tenere conto non solo dell’evoluzione della tecnologia e dei servizi digitali e del suo impatto sul sistema di comunicazione, ma anche della posizione di dominio che è propria dei soggetti intermediari della rete. Significativo il passaggio in cui la Raccomandazione prende atto dell’esistenza di un rapporto di potere asimmetrico tra alcune piattaforme digitali e i loro utenti, e dell’influenza di queste dinamiche sulle democrazie.
Perciò la Raccomandazione incoraggia i governi a “stabilire per legge che gli intermediari dell’internet adottare misure efficaci per assolvere i propri compiti e le proprie responsabilità per rendere inaccessibile o fermare la disseminazione di ogni forma di incitamento all’odio che sia proibito dal diritto penale, civile ed amministrativo”.
I soggetti intermediari della rete dovrebbero esaminare, identificare e raccogliere dati e informazioni sui casi di hate speech che appaiono online e collaborare con la società civile per migliorare le pratiche, le politiche e le campagne per contrastare questo fenomeno.
La Raccomandazione non si concentra solo su quello che devono implementare i governi. Suggerendo ai Governi un approccio olistico e l’adozione di una strategia coerente e di ampio respiro, si rivolge anche ad altri attori chiave. Innanzitutto viene chiesto ai funzionari pubblici, ai partiti politici e agli organi eletti di promuovere una cultura dei diritti umani, di scoraggiare e di mettere in pratica delle politiche contro l’incitamento all’odio.
In secondo luogo, i media sono sollecitati a fornire informazioni precise senza usare descrizioni derogatorie su vari individui e gruppi in modo da non alimentare pregiudizi.
Infine, alle organizzazioni della società civile viene consigliato di cooperare e di promuovere attività di formazione rivolte ai propri staff e ai propri soci e volontari.
Il testo della Raccomandazione è disponibile qui: https://search.coe.int/cm/Pages/result_details.aspx?ObjectID=0900001680a67955
di Adrian Waters