È stato un weekend senza aggiornamenti social per le numerose associazioni sportive britanniche, che avevano annunciato la volontà di prendere parte alla campagna di blackout dei social media. Un blackout che ha visto coinvolto il mondo del calcio, e non solo, da venerdì 30 aprile, alle 14 ora locale, per terminare a mezzanotte di oggi, lunedì 3 maggio. Un blackout per mostrare solidarietà verso le vittime di insulti sui social media, sempre più frequenti anche nel mondo degli sportivi, spesso bersagliati dai cosiddetti “haters”, sempre pronti ad attaccare con toni violenti ed accuse talvolta anche discriminatorie e razziste.
La campagna, partita dall’Inghilterra, con una adesione massiccia dei club della Federcalcio inglese, Premier League, Second Division e della Women’s Super League, ha visto anche l’adesione di altre discipline sportive, anche al di fuori del confine britannico. La F1, ad esempio, ha pubblicato un breve comunicato dove ribadisce il proprio impegno contro il razzismo, online e nella vita di tutti i giorni, rendendo noto il proprio sostegno all’iniziativa. Anche diversi piloti hanno deciso di aderire a questa iniziativa e quindi il GP Portogallo ha vissuto una sorta di oscuramento sui loro profili. Ma sono giunte adesioni anche dal mondo del rugby e del cricket. Poi è giunta anche l’importante adesione della Uefa. E successivamente, in Italia, anche la Figc, la Federazione Italiana Giuoco Calcio, che ha deciso di seguire la protesta e di aderire al blackout social. Come la Figc, numerose squadre di calcio italiane hanno comunicato pubblicamente la propria adesione.
”Vogliamo dare il nostro contributo in quella che è giusto definire una campagna di civiltà – ha dichiarato il presidente della Figc Gabriele Gravina- è giunto il momento di dire basta. Per l’importanza che il calcio ricopre nella nostra società, è opportuno che ci si assuma tutti la responsabilità di inviare messaggi positivi, di contrasto netto agli odiatori di professione. Lo sport è motivo di gioia e di condivisione, non è lo strumento per alimentare violenza e fomentare disprezzo e volgarità”.
L’hashtag della campagna, #StopOnlineAbuse (qui a titolo di esempio il lancio della campagna fatto dall’Arsenal), ha riscosso un grande successo.
È stata una campagna di sensibilizzazione che ha mirato a sollevare un tema di responsabilità collettiva da affrontare in collaborazione con le istituzioni politiche europee e con i gestori delle piattaforme dei social network più diffusi e influenti in tutto il pianeta. Un invito ai vari gestori delle stesse piattaforme a intervenire con più decisione e fermezza, filtrando ogni commento e messaggio discriminatorio e razzista, e regolamentando e rendicontando in modo più deciso e trasparente i propri interventi.
Una nuova modalità di “silenzio stampa”, una sollecitazione che invita a non comunicare sui social per indirizzare agli utenti dei social network e ai loro gestori un messaggio ancora più forte.