Riportiamo il racconto dell’esperienza fatta dagli operatori Arci all’interno del centro di Lampedusa. L’Arci è stata recentemente autorizzata dal Ministero dell’Interno a svolgere le proprie funzioni di ente di tutela in favore dei cittadini stranieri nel cpsa dell’isola. Dai primi report inviati dagli operatori che hanno accesso al cpsa emergono, secondo l’Arci, in particolare le seguenti criticità:
1. gli spazi sono degradati e le persone vivono in un posto ‘di passaggio’ un periodo troppo lungo;
2. non c’è alcuna giustificazione per questo trattenimento lungo e illegittimo: se anche fosse vero che mancano i posti (cosa che non è) lo stato è obbligato a trovare soluzioni legittime evitando di creare altrove altre ‘piccole Lampedusa’;
3. il trattenimento per più di 48 ore in assenza di provvedimenti del giudice non è legale: un sopruso più volte denunciato anche da organizzazioni e istituzioni internazionali.
4. i minori hanno un trattamento simile a quello degli adulti: detenuti per periodi lunghi e in stato di abbandono. Non risulta siano presi in carico da nessuno e si trovano quindi in una condizione che è contraria a quanto prevede la legge;
5. i maghrebini subiscono un trattamento discriminatorio, trattenuti in attesa di rimpatrio coatto (l’ultimo, l’11 luglio con un volo che li ha portati da Lampedusa a Palermo e da qui in Tunisia);
6. le richieste d’asilo raccolte dall’Arci non ricevono trattamento analogo a quelle raccolte da altri organismi perchè mancherebbe “uno specifico protocollo in materia”;
7. E’ certo che 4 tunisini che avevano espresso la volontà di fare richiesta d’asilo e nominato un legale sono stati rimpatriati senza che la loro domanda venisse esaminata.
Alla di queste parziali informazioni, risulta quanto sia evidente e fondamentale poter fornire notizie su quanto accade realmente all’interno dei centri. La prima condizione per poter chiedere il ripristino della legalità e dei diritti democratici è conoscere la verità.