“L’Unione Europea e i suoi membri dovrebbero fare di più per aiutare le migliaia di richiedenti asilo siriani che cercano di raggiungere l’Europa”: questo quanto dichiarato da Human Rights Watch il 23 dicembre scorso, di fronte alla Commissione Europea a Bruxelles.
Secondo HRW, tra marzo 2011 e settembre 2012 sarebbero 21.000 i cittadini siriani che hanno avanzato richiesta d’asilo in Europa. Di questi, non tutti sono riusciti a ottenere una qualche forma di protezione: ad esempio Germania e Svezia, i paesi che hanno ricevuto la maggior parte delle richieste di asilo, garantiscono automaticamente una forma di protezione, mentre in Grecia, dove dal 2011 sono arrivati quasi 10.000 cittadini siriani, solo sei hanno ottenuto l’asilo o un altro tipo di protezione umanitaria. In stati come il Belgio, la Bulgaria, Cipro e la Grecia, i cittadini siriani vengono trattenuti in strutture detentive per un periodo che può variare da pochi giorni a molti mesi. Una situazione che viene definita da Judith Sunderland, ricercatrice presso HRW, “una lotteria, che dipende dal paese che si raggiunge”.
Nonostante questa situazione, le persone continuano a fuggire dalla Siria, cercando rifugio nei paesi limitrofi o dovendo affrontare viaggi molto rischiosi: secondo le ricerche di HRW, da settembre 2012 82 persone hanno perso la vita in due naufragi al largo delle coste turche, nel tentativo di raggiungere la Grecia.
Per ridurre il rischio che si verifichino queste tragedie e alleggerire la situazione dei paesi confinanti con la Siria, è necessario che l’Unione Europea assicuri protezione a chi ne ha bisogno e faciliti l’ingresso di queste persone nel territorio europeo, anche semplificando le procedure per i visti. Occorre che i paesi membri dell’Unione Europea armonizzino le procedure di accoglienza, assicurando comuni standard di protezione e ponendo fine ai trattenimenti detentivi.
Human Rights Watch suggerisce che gli stati dell’Unione Europea invochino una misura di protezione temporanea allargata a tutta l’Unione, simile all’approccio già usato dai paesi confinanti con la Siria. Prendere una misura di questo tipo significherebbe garantire a tutti i siriani un permesso di residenza per l’intero periodo di protezione, un’autorizzazione al lavoro, l’ accesso all’abitazione e alle cure mediche.
Oltre a ciò, Human Right Watch sollecita l’Unione Europea ad istituire un programma di protezione regionale che, in cooperazione con l’Alto Commissariato per i rifugiati delle Nazioni Unite, aiuterebbe i paesi che ospitano un gran numero di cittadini siriani – Turchia, Giordania, Libia, Iraq e Nord Africa -, prevedendo misure di inserimento nell’economia e nella società locale.
L’Unione Europea ha già stanziato 400 milioni di euro in aiuti umanitari per i rifugiati presenti nei campi al confine con la Siria, e altri 21 milioni di euro sono stati annunciati il 20 dicembre scorso. Ma secondo Human Right Watch questo tipo di aiuto “non può essere un sostituto alla protezione all’interno del territorio europeo. E’ tempo che l’Unione Europea adotti una risposta omogenea, che assicuri un rifugio sicuro ai cittadini siriani”.