Il 25 settembre 2022 gli italiani torneranno alle urne per eleggere i membri del nuovo Parlamento. Nei programmi elettorali preparati di fretta, in gran parte dei casi nell’assenza di una visione politica di lungo respiro, ci sono molte grandi assenze. Tra queste balza agli occhi la pressoché totale rimozione del razzismo nel nostro paese.
L’omicidio di Alika Ogochukwu, compiuto appena un mese e mezzo fa a Civitanova Marche; i ricorrenti insulti e cori razzisti negli stadi più o meno prestigiosi; le discriminazioni istituzionali quotidiane che per via amministrativa (e purtroppo anche normativa) colpiscono i cittadini stranieri quando richiedono il rilascio del permesso di soggiorno, un contributo per l’acquisto del computer, dei libri scolastici, per l’affitto o il rinnovo della tessera sanitaria, non esistono. Tutto rimosso o quasi.
Eppure, il 13 agosto un operaio nigeriano è stato minacciato di morte, rapinato e aggredito a Carnate da due trapper perché “nero”. Nel giorno di Ferragosto è stato negato l’accesso a una piscina ad Asti ad una famiglia nigeriana. Solo qualche giorno fa a Firenze, un consigliere di Municipio, ha pubblicato online un video violentemente offensivo contro una signora rom per invitare a votare il suo partito alle prossime elezioni. E proprio in questi giorni sta emergendo la ricostruzione inquietante della “caduta” dalla finestra del proprio appartamento di Hasib Omerovic, avvenuta il 25 luglio, a Primavalle a Roma, nel corso della perquisizione effettuata da quattro agenti di polizia in borghese.
I programmi elettorali si occupano invece delle migrazioni, dell’asilo e, in modo assai più contenuto, dei diritti di cittadinanza. Ma la sensazione è che la storia non insegni molto: si rispolverano per lo più vecchie proposte all’interno di un paradigma culturale che si occupa poco della garanzia dei diritti delle persone ed è invece molto attento a non abbandonare il dogma della connessione tra le migrazioni e la “sicurezza” dei cittadini italiani.
Solo in pochi casi si osa proporre un ribaltamento delle priorità.
Qui di seguito passiamo in rassegna i programmi dei principali partiti e coalizioni (consultabili sul sito Pagella politica a questo link), focalizzando l’attenzione sulle proposte relative alla gestione delle politiche migratorie, al diritto d’asilo e ai diritti di cittadinanza dei cittadini stranieri che vivono nel nostro paese.
La coalizione di centro-sinistra
La coalizione di centro-sinistra, che comprende il Partito Democratico, Più Europa, Europa Verde, Sinistra Italiana e Possibile (quest’ultimo collegato al simbolo dell’Alleanza Verdi-Sinistra Italiana), presenta solo i programmi dei singoli partiti. Le proposte comuni includono:
• la riforma della legge sulla cittadinanza (ius scholae o ius soli);
• l’abolizione della legge ‘Bossi-Fini’;
• il “superamento” del Regolamento di Dublino;
• la “creazione di canali d’ingresso legali e sicuri”;
• la riforma, più o meno dettagliata a seconda dei partiti, delle politiche europee sulle migrazioni e il diritto d’asilo.
Le differenze non mancano.
Il Partito Democratico è l’unico gruppo che evita di menzionare il Memorandum con la Libia e il finanziamento della guardia costiera libica, mentre gli altri partiti (Più Europa, Possibile, Europa Verde e Sinistra Italiana) parlano della revisione o dell’annullamento degli accordi con il paese nordafricano, noto per le violazioni del diritto di asilo e per gli abusi che i migranti subiscono nei centri di detenzione collocati sul suo territorio. Ciò non deve sorprendere, dato che è stato proprio il governo guidato dal democratico Paolo Gentiloni a firmare il memorandum con le autorità libiche nel 2017.
Il PD propone anche di affidare la gestione delle politiche migratorie ad una “Agenzia di coordinamento delle politiche migratorie”, che dovrebbe diventare “il principale attore di riferimento per tutto ciò che riguarda il monitoraggio e la gestione dei flussi, del rispetto dei criteri d’accoglienza e dell’efficacia delle politiche di integrazione nella società e nel mondo del lavoro.” L’abolizione della legge Bossi-Fini è evocata con riferimento all’esigenza di consentire “l’ingresso legale anche per motivi di lavoro” e vi è una presa di distanza dalle “politiche di respingimenti, apparenti “chiusure dei nostri porti” o, addirittura, non meglio precisati “blocchi navali”.
L’estensione del diritto di asilo ai rifugiati ambientali e climatici è proposta dall’Alleanza Europa Verde-Sinistra Italiana e da Possibile che si schierano anche più esplicitamente contro ogni forma di criminalizzazione della solidarietà e per il varo di missioni pubbliche di soccorso in mare.
Per quanto riguarda l’accoglienza, il PD propone lo sviluppo di un non meglio declinato “nuovo modello di accoglienza fondato su piccoli centri diffusi sul territorio ed integrati ad esso”, Possibile parla di un ritorno al modello Sprar.
Passando ai diritti di cittadinanza, se tutte le forze della coalizione sostengono una riforma della legge sulla cittadinanza, il PD fa un passo indietro rispetto al 2012 (quando sostenne la proposta di legge avanzata dalla campagna L’Italia sono anch’io) e fa propria la proposta presentata dal Movimento Cinque Stelle in questa legislatura, che vincola l’acquisizione della cittadinanza da parte dei minori non solo alla residenza nel paese (essere nati o cresciuti qui), ma anche al livello di istruzione. Possibile invece si dichiara contro riforme al ribasso ed evoca il principio dello ius soli e, in totale solitudine, torna anche a proporre il riconoscimento del diritto di voto ai cittadini stranieri non comunitari alle elezioni locali, laddove Alleanza verde e Sinistra italiana si limitano a proporre di creare consulte nei comuni per cittadini non-comunitari e apolidi, con consiglieri comunali aggiunti a carattere elettivo.
L’istituzione di una Commissione nazionale indipendente sui diritti umani, proposta da molto tempo da parte del movimento antirazzista, è ripresa in totale solitudine da Più Europa, che inserisce nella sua piattaforma anche le richieste avanzate da parte della campagna Io ero straniero.
Unione Popolare
Il manifesto di Unione Popolare, guidata dall’ex sindaco di Napoli Luigi De Magistris, ripropone alcuni punti programmatici sopra ricordati, come l’abrogazione della legge ‘Bossi-Fini’, il non-rinnovo del Memorandum con la Libia e l’approvazione della riforma sulla cittadinanza. Differenziano Unione Popolare dalla coalizione di centro sinistra in particolare le proposte di:
• rendere possibile la richiesta della cittadinanza italiana dopo cinque anni di residenza e non 10;
• estendere la “legge contro il razzismo anche alle violenze e alle discriminazioni motivate da “orientamento sessuale, identità di sesso, genere e disabilità”;
• chiudere i Centri Permanenti per il Rimpatrio e abolire ogni forma di detenzione amministrativa;
• fermare le politiche di criminalizzazione degli immigrati e la lotta al caporalato e allo sfruttamento del lavoro migrante.
Anche queste misure sono in linea con ciò che il movimento antirazzista in Italia ha richiesto da molto tempo. In sostanza, i partiti della coalizione di centro sinistra puntano principalmente su una “gestione dei flussi migratori più legale e sicura” e propongono l’ampliamento di alcuni diritti di cittadinanza, ma restano ancorati a una concezione prevalentemente sicuritaria delle politiche migratorie.
Unione Popolare ha una piattaforma che sembra più vicina a quella dei movimenti, che resta però molto generica.
Il Terzo Polo (Azione e Italia Viva)
I partiti del cosiddetto Terzo Polo, ovvero Azione e Italia Viva, presentano alcune proposte simili a quelle ricordate sopra, come l’adozione dello ius scholae “per chi abbia frequentato per almeno 5 anni un percorso di formazione in Italia”, il “superamento del trattato di Dublino” e “la creazione di vie d’accesso più sicure e legali” con un’espansione dei corridoi umanitari. Ma l’approccio economicista che ispira sia le proposte di gestione delle politiche migratorie, sia il modello di riferimento per la cosiddetta “integrazione” dei migranti, è ancora più evidente.
L’istituzione di un Ministero per l’Immigrazione dovrebbe “superare la frammentazione di funzioni dei vari uffici che oggi rende complicato l’orientamento per i migranti e i cittadini, ma anche l’incontro tra domanda e offerta di lavoro, generando inutili complessità”. Per “combattere l’immigrazione clandestina” si torna a parlare di accordi di cooperazione con i Paesi di origine e di transito che prevedano “politiche commerciali, difesa, institution building, linee di finanziamento dedicate, allargamento dell’unione doganale, e programmazione dei flussi migratori regolari, sulla base delle esigenze del mercato del lavoro”. Viene riproposta la distinzione tra profughi umanitari e migranti economici e viene riesumata la figura dello sponsor per “favorire l’incontro tra domanda e offerta di lavoro a distanza”. La regolarizzazione dei migranti senza permesso di soggiorno che hanno un lavoro e la “concessione” della cittadinanza agli studenti stranieri che hanno svolto e completato gli studi universitari in Italia dovrebbero contribuire a favorire “l’integrazione”.
L’approccio economicista alle migrazioni del Terzo Polo si sposa per altro con quello sicuritario: “più integrazione e meno irregolarità significa più sicurezza per tutti”.
Il Movimento Cinque Stelle
Il Movimento 5 Stelle dichiara di voler gestire il fenomeno delle migrazioni “con intelligenza e visione, all’interno di una prospettiva di integrazione e di inclusione” indicando come primo punto del suo programma in materia il “potenziamento dei servizi di alfabetizzazione e di apprendimento della lingua e della cultura italiana in favore dei cittadini stranieri regolarmente presenti sul territorio nazionale.”
Quanto alle “emergenze immediate”, propone l’apertura di corridoi umanitari e di “canali legali di ingresso in Europa” quando si verificano situazioni straordinarie, il superamento del regolamento di Dublino e un “un accordo europeo di redistribuzione generalizzata e immediata (per tutti i migranti in arrivo senza distinzione, non previa identificazione nel Paese di sbarco) e a carattere vincolante con la previsione di sanzioni per i Paesi che non rispettano le quote nazionali, stabilite in base a criteri di equa e sostenibile ripartizione.”
Non manca di proporre accordi con i Paesi di origine dei migranti per consentire “il rimpatrio automatico e immediato dei loro cittadini non aventi diritto di protezione umanitaria o non rientranti nelle quote di lavoro”.
Il Movimento inserisce nel suo programma anche l’impegno a riformare la legge sulla cittadinanza, riproponendo lo ius scholae, ovvero il riconoscimento della cittadinanza dopo almeno un ciclo di studi portato a compimento. La relativa proposta di legge è stata presentata nel corso della corrente legislatura in Commissione Affari Costituzionali alla Camera dal Presidente Brescia e presto si è arenata anche (ma non solo) a causa dei più di 700 emendamenti presentati.
Si stenta a riconoscere in questo programma il Movimento che ha governato con la Lega Nord dal giugno 2018 al settembre 2019: il Governo guidato dal leader M5S ha infatti intensificato la campagna di criminalizzazione della solidarietà già avviata dal precedente governo, cercato di chiudere i porti e adottato i cosiddetti Decreti Sicurezza Salvini che, tra le altre cose, hanno ridotto i diritti dei richiedenti asilo e stravolto il sistema di accoglienza per richiedenti asilo e rifugiati.
La coalizione di centrodestra
La coalizione di centrodestra, che riunisce Forza Italia, Lega, Fratelli d’Italia e Noi Moderati, ha stipulato un programma comune. “Sicurezza e contrasto all’immigrazione illegale” sono trattati al punto 6. Tra le proposte più specificamente relative alle migrazioni e all’asilo vi sono:
• il contrasto di ogni forma di antisemitismo e integralismo islamico;
• decreti sicurezza (su cui non si anticipa nessun contenuto);
• il contrasto dell’immigrazione “irregolare” e la “gestione ordinata dei flussi legali”;
• la facilitazione dell’integrazione sociale e lavorativa degli immigrati “regolari” (anche in questo caso nessun dettaglio);
• la “difesa dei confini nazionali ed europei” con il controllo delle frontiere e il blocco degli sbarchi per fermare, in accordo con le autorità del Nord Africa, la tratta degli esseri umani”;
• la creazione di hot-spot nei territori extra-europei, gestiti dall’Unione Europea, per valutare le richieste d’asilo,
• la dotazione di fondi adeguati ai Comuni per l’accoglienza dei minori non accompagnati.
Il cardine delle proposte del centro-destra resta fondato sul nesso tra sicurezza e immigrazione che ha già ispirato le politiche che l’hanno visto al Governo in passato. Nel caso di una vittoria di questa coalizione, c’è da attendersi un nuovo inasprimento delle norme in materia di immigrazione e asilo e un ulteriore passo nella direzione della criminalizzazione della solidarietà. Il contrasto di ogni forma di discriminazione e di razzismo saranno ancora più difficili di quanto lo siano oggi.
I programmi dei singoli partiti che costituiscono la coalizione mostrano alcune differenze. Forza Italia si concentra sul “regolamento dei flussi migratori”, la lotta al traffico di esseri umani e la “difesa delle frontiere dell’Unione Europea”, attraverso l’implementazione dei trattati europei e il rafforzamento delle missioni comuni di sorveglianza delle frontiere e delle agenzie comunitarie, tra le quali la tristemente nota agenzia Frontex. Ricordiamo che l’ex direttore di Frontex Fabrice Leggeri ha dovuto dimettersi nell’aprile scorso a seguito delle accuse relative a operazioni di respingimento illegittime, violazioni dei diritti umani e gestione non trasparente dei fondi.
Il programma di Fratelli d’Italia include la maggior parte delle proposte presenti nel programma di coalizione. Balzano agli occhi le promesse di contrastare le attività delle ONG che, secondo FDI favoriscono l’immigrazione “illegale”, di firmare accordi con paesi terzi per la gestione dei rimpatri e di avere la massima intransigenza contro ogni forma di razzismo, oltre che contro l’antisemitismo e l’integralismo islamico. Difficile credere a un autentico impegno contro il razzismo, dato che la dirigenza di Fratelli d’Italia non ha mostrato sino ad oggi di voler combattere il razzismo e l’uso di simboli fascisti da parte dei suoi membri. Come ha ben evidenziato la famosa inchiesta realizzata da Fanpage e trasmessa su La7 nel 2021, la forte presenza di nostalgia per il regime di Mussolini, l’apologia del fascismo e le forme di antisemitismo sono ancora molto presenti tra gli aderenti del partito presentato dai principali sondaggi elettorali come il partito che vincerà le prossime elezioni.
La Lega di Matteo Salvini dedica all’immigrazione ampio spazio, intervenendo in dettaglio.
Tra le proposte, il ripristino dei “nuovi decreti sicurezza” e del divieto di ingresso, sosta e transito in acque italiane per le ONG straniere e un più ampio ricorso allo strumento dell’espulsione anche nei confronti dei richiedenti d’asilo che non arrivano da paesi in guerra. Per i cittadini stranieri residenti in Italia, la Lega dichiara in modo generico di voler adottare misure per fare in modo che questi “non scivolino in situazioni di marginalità sociale e illegalità” o che diventino fondamentalisti islamisti o membri di gruppi di estrema sinistra e anarco-insurrezionalisti. Nella visione leghista anche l’inserimento sociale degli immigrati è ricondotto dunque a motivi di sicurezza. Ciò è confermato anche dal fatto che il programma della Lega è l’unico che esclude esplicitamente una riforma dell’attuale legge sulla cittadinanza.
Conclusioni
L’analisi dei programmi elettorali delle principali forze politiche evidenzia che permane nel nostro paese la difficoltà a considerare sia le migrazioni che il razzismo come fenomeni sociali strutturali che richiederebbero, in quanto tali, risposte politiche altrettanto strutturali capaci di superare l’ampia distanza che separa ormai da troppo tempo il discorso pubblico, i programmi politici, le rappresentazioni dei fenomeni sociali e la concreta realtà delle condizioni di vita delle persone coinvolte.
La campagna elettorale in corso si distingue senz’altro in modo significativo da quelle che l’hanno preceduta sia nel 2013 che nel 2018 per una minore centralità delle migrazioni nel dibattito pubblico e politico. Ciò è in parte dovuto alla straordinarietà dell’attuale fase storica, in cui gli effetti sociali ed economici della pandemia, dell’economia di guerra in cui siamo immersi a seguito dell’aggressione russa all’Ucraina, della crisi energetica e climatica, rendono più difficile rispetto al passato la creazione di facili capri espiatori.
Le proposte politiche sulle migrazioni, sul diritto di asilo e sui diritti di cittadinanza sono presenti nei programmi elettorali, quasi sempre tra gli ultimi punti programmatici, ma evidenziano vizi di fondo antichi: la trattazione delle migrazioni in un orizzonte prevalentemente sicuritario, più accentuata nei programmi di coalizione delle destre, ma presente anche nei programmi della coalizione di centro-sinistra; la concentrazione dell’attenzione sulle politiche migratorie anziché sui diritti di cittadinanza civili, sociali ed economici delle persone straniere che vivono nel nostro paese; la persistenza di un paradigma prevalentemente economicista che tende a vincolare l’ingresso, il soggiorno e i diritti dei migranti alle esigenze economiche e del mercato del lavoro del nostro paese più che alla necessità di garantire i diritti umani fondamentali.
Appare particolarmente grave la permanente sottovalutazione della diffusione di gravi forme di discriminazione e di razzismo nel nostro paese, appena menzionata in alcuni programmi elettorali, e la sporadica attenzione dedicata all’istituzione di un’autorità indipendente dal Governo a tutela dei diritti umani.
I sondaggi elettorali hanno previsto che il centrodestra ha la possibilità di conquistare una maggioranza in Parlamento e di formare un governo. Se ciò sarà confermato dai risultati elettorali, il razzismo strutturale in Italia tornerà ad essere legittimato in nome di una presunta “sicurezza collettiva”. Per contrastare questa deriva, occorrerà votare dalla parte giusta, ma serviranno anche nei prossimi mesi un forte impegno e una grande mobilitazione della società civile.
di Adrian Waters