
Nonostante la scarsa risoluzione delle immagini, la violenza è nitidamente visibile.
Una decina di ragazze scendono dal retro di un tir, ad attenderle le cinghiate di un uomo in bermuda.
Il video che circola da giorni in rete è stato girato a Ventimiglia, al confine con la Francia, luogo attraversato da molte persone migranti nel tentativo di raggiungere parte della famiglia o semplicemente migliori opportunità lavorative. Spesso si affidano a un passeur, quella figura che organizza il viaggio dei migranti e il varco non autorizzato delle frontiere – dietro compenso ovviamente -, con modalità che non sempre garantiscono il successo, ma che sembrano le uniche disponibili per riuscire a conquistarsi il diritto ad avere una vita migliore quando si parte dalla miseria. Così ci si nasconde a volte nel retro dei tir, sperando di eludere la sorveglianza al confine e raggiungere il luogo desiderato. Spesso però il tentativo fallisce.
Questo è ciò che è accaduto alle 9 ragazze eritree, tutte maggiorenni da poco, che, come tante persone, attraversano quella zona di confine. Dopo aver pagato 150 euro a testa, sono state fatte salire su un tir e lì rinchiuse troppo presto. La temperatura eccessiva di quel vano ha creato agitazione e l’autista le ha scoperte. Da lì le immagini che conosciamo, cariche di violenza ingiustificata.
Dopo essere scese dal tir le ragazze sono state assistite dal Centro Caritas di Ventimiglia, il giorno dopo sono ripartite riuscendo a raggiungere la Francia. Il camionista che le ha aggredite non è stato ancora identificato. Come sottolinea Niccolò Zancan nel suo articolo per La Stampa del 17 Luglio 2024, le ragazze non possono sporgere denuncia, altrimenti rimarrebbe una traccia del loro passaggio in Italia in cui, secondo gli accordi di Dublino, sarebbero costrette a tornare: tranne poche eccezioni, gli accordi prevedono infatti che la richiesta di protezione internazionale debba essere presentata nel primo paese europeo di arrivo.
Questa vicenda è uno spaccato simbolico di molte cose: possiamo vedere la condizione difficile ed i mille ricatti a cui si è sottoposti se si è costretti alla migrazione come unica soluzione per ottenere una vita dignitosa, ma ci conferma anche il ritratto di un periodo in cui si riscontra un apparente aumento della violenza. Sono in aumento, infatti, le notizie di aggressioni a danni di persone migranti; in questo caso colpisce ancora di più come un uomo si sia sentito in diritto di aggredire con una cinghia delle ragazze giovanissime, tra queste, una visibilmente in stato di gravidanza. Quelle immagini hanno rivelato che determinate persone possono sentirsi in diritto di “punire” di loro sponte chi migra, ulteriore conseguenza – non ci stancheremo mai di dirlo – di un troppo longevo clima di odio razzista e criminalizzazione della migrazione.
Ad oggi, rincuora il fatto che le ragazze stanno bene, che dopo quell’orrendo episodio abbiano trovato un posto sicuro in cui trovare ascolto e depositare un pezzo della loro storia prima di ripartire. Tuttavia, continua a generare rabbia e preoccupazione il panorama attorno a noi, che va combattuto attraverso instancabili tentativi di creare un’altra società possibile, così come instancabili sono quelle ragazze che nonostante la violenza subita sono subito ripartite.