Tre giorni dopo l’arresto a Napoli di dieci esponenti di Casa Pound, accusati di associazione sovversiva e banda armata, nel giorno della memoria della shoah l’on Silvio Berlusconi sceglie di condannare le leggi razziali del regime fascista ma di riabilitare al tempo stesso la figura di Mussolini “che per tanti altri versi aveva fatto bene”. Non interessa qui cercare un’eventuale relazione tra i due fatti (che nel pieno di una campagna elettorale potrebbe pur esserci), ma piuttosto far notare che nel belpaese non ha mai cessato di trovare agibilità politica chi, sotto le sigle e le forme più diverse, continua ad esaltare le idee, gli esponenti, i principi, i fatti e i metodi propri del partito fascista. E ciò accade nonostante l’apologia di fascismo, di istigazione e di reiterazione delle sue pratiche siano vietate dalla legge Scelba del 1952, così come modificata dalla legge Mancino del 1993, la quale definisce in modo puntuale che cosa si intende per riorganizzazione del partito fascista. Secondo la legge (art.1) “si ha riorganizzazione del disciolto partito fascista quando una associazione, un movimento o comunque un gruppo di persone non inferiore a cinque persegue finalità antidemocratiche proprie del partito fascista, esaltando, minacciando o usando la violenza quale metodo di lotta politica o propugnando la soppressione delle libertà garantite dalla Costituzione o denigrando la democrazia, le sue istituzioni e i valori della Resistenza, o svolgendo propaganda razzista, ovvero rivolge la sua attività alla esaltazione di esponenti, principi, fatti e metodi propri del predetto partito o compie manifestazioni esteriori di carattere fascista”. La legge punisce anche la riproduzione in pubblico di manifestazioni usuali del disciolto partito fascista.
Le fattispecie di reato elencate nella legge purtroppo non hanno cessato di riproporsi nel corso del tempo. Un calendario con le immagini del duce può essere tranquillamente pubblicato e distribuito in edicole e librerie e può riscontrare un successo delle vendite. Un quotidiano nazionale può regalare come gadget ai suoi lettori dvd con i discorsi del dittatore fascista. Esponenti di un movimento di estrema destra possono interrompere la cerimonia di riconoscimento della cittadinanza italiana ad alcuni bambini stranieri scandendo slogan razzisti. Il sostenitore di un candidato sindaco può distribuire un manifesto in cui i cittadini stranieri e i rom vengono esplicitamente paragonati e identificati con i topi. Svastiche e scritte fasciste compaiono sui muri delle nostre città continuamente e nelle manifestazioni pubbliche è tollerato il saluto romano. Oppure capita che diverse segnalazioni di siti, blog e profili Facebook che pubblicano contenuti di odio, razzisti, antisemiti, antizigani o islamofobi siano ignorate dalle autorità che dovrebbero disporne la chiusura. Sono tutti fatti accaduti recentemente, per non parlare delle molteplici aggressioni a studenti e attivisti di sinistra.
Subito dopo la strage di Firenze del 13 dicembre 2011, nella quale furono uccisi da un esponente di estrema destra (e simpatizzante di Casa Pound) Modou Samb e Mor Diop, le dichiarazioni e le manifestazioni di condanna furono immediate, forti e decise, anche da parte di alcuni ministri del governo allora appena insediato. A seguito di quella strage, furono in molti a chiedere un impegno maggiore delle istituzioni nell’applicazione della legge Mancino, così come le voci che chiesero la chiusura di Casa Pound. Chiusura che non è mai avvenuta in nome della difesa della libertà di espressione e di pensiero che evidentemente ha la meglio anche quando il richiamo al fascismo e al pensiero di Mussolini sono più che espliciti.
L’inchiesta aperta a Napoli sta facendo luce su una verità negata o quanto meno rimossa dai più. Ma la strada da percorrere per chiudere definitivamente con uno dei periodi peggiori della nostra storia sembra ancora molto lunga.