Le Commissioni Affari costituzionali ed Esteri, in collaborazione con la Presidenza del Consiglio, rendono note le conclusioni dell’indagine parlamentare conoscitiva sull’antisemitismo. La relazione evidenzia che, già dal biennio 2008/2009, “s’è registrato in Italia un preoccupante incremento sulle piattaforme di Internet e nei social network di siti di tipo razzista. In Italia, secondo la Polizia postale, sono una cinquantina i siti interamente dedicati alla diffusione dell’odio antiebraico, che pur essendo stati in passato oscurati, sono riusciti a eludere la legge italiana spostando i domini di registrazione all’estero”. Inoltre, l’antisemitismo sul web comporta importanti ricadute negative sulla realtà giovanile, con un brusco aumento del pregiudizio. “Così su Facebook o su Twitter- si legge ancora nella relazione- si crea un contesto in cui l’antisemitismo e altre forme di odio diventano accettabili a livello sociale, anche se non per forza condivise, rendendo più probabile che gli stimoli della comunità online incidano su comportamenti reali. Ecco il rischio: molti rimarranno passivi e riterranno l’odio antiebraico normale, quotidiano, legittimo.”. La Commissione chiede al governo di risolvere il problema della mancata sigla da parte dell’Italia al “Protocollo addizionale alla Convenzione sulla criminalità informatica relativo all’incriminazione di atti di natura razzista e xenofobica commessi a messo di sistemi informatici” entrato in vigore nel 2004. L’indagine si conclude osservando che, tuttavia, gli ebrei non sono attualmente la minoranza nei cui confronti si manifestano le forme più forti di razzismo in Italia.