Nel pomeriggio del 3 giugno, a Torino, una pattuglia della polizia ferroviaria è sulle tracce di “due ladri, un uomo sudamericano e una cinese”. Moises Pirela e la sua fidanzata stanno transitando a piedi vicino alla stazione di Porta Nuova, in via Nizza, quando vengono affiancati da una vettura dalla quale scendono tre uomini che si qualificano come poliziotti in borghese per un controllo di documenti. Viene chiesto loro di mostrare i passaporti. I due giovani studenti, lui, 31 anni, musicista del conservatorio di Torino, originario del Venezuela, in Italia da due anni come rifugiato politico, lei, 22 anni, studentessa cinese all’accademia delle Belle Arti, non avendoli sul momento, decidono di mostrare le foto dei documenti archiviate sullo smartphone. Ma improvvisamente la situazione degenera: i due giovani vengono aggrediti dai tre poliziotti. Da una parte, la ragazza si spaventa e cerca di scappare perché tentano di portarla con la forza in macchina e viene persino ammanettata; dall’altra, il ragazzo viene dapprima bloccato a terra, con uno dei poliziotti che minaccia di volerlo ammazzare, dicendo che “quelli come loro (stranieri, ndr), non hanno diritti”, e poi lo ha condotto nell’auto.
Tutta la scena viene “ufficialmente” ripresa delle telecamere di sorveglianza della via e da quelle del comando della Polfer, anche se in rete circola già un filmato amatoriale poi pubblicato dal Corriere della Sera dal quale si può rilevare la ingiustificata violenza utilizzata nel fermo. I due ragazzi vengono poi portati negli uffici della polizia ferroviaria, dove trascorrono un paio d’ore. Vengono perquisiti e, secondo la testimonianza del giovane, nuovamente aggrediti, minacciati e insultati. La stessa versione la racconta ai medici dell’ospedale, quando le due vittime si presentano in pronto soccorso con lividi e escoriazioni. I due studenti vengono rilasciati poco prima delle 20, con una denuncia per resistenza a pubblico ufficiale.
La polizia ferroviaria, dal canto suo, assicura di aver mostrato loro distintivi e lampeggianti e respinge ogni accusa di aggressione o violenza. Si sarebbe trattato, a detta loro, di un «normale controllo effettuato da personale non in divisa che si è subito qualificato», e di un successivo fermo di due persone che avrebbero tentato di sottrarsi a un controllo.
I due giovani si sono rivolti a un avvocato che presenterà, nei prossimi giorni, un esposto in procura sull’accaduto. “I ragazzi sono molto scossi”, ha dichiarato il legale alla stampa.
L’appello è ora rivolto ha chi ha visto o ha filmato qualcosa durante quei concitati istanti dell’aggressione. Moises resta convinto si sia trattato di una aggressione con un movente razzista. “Ci hanno visto stranieri e se la sono presa con noi (…) Mi hanno messo un ginocchio sul collo e ci hanno trattati con xenofobia”.
Sono scene alle quali non dovremmo mai assistere. A prescindere dalle motivazioni che possono giustificare un ordinario “controllo di documenti”, la violenza sproporzionata non può essere mai giustificabile.