Undici persone hanno perso la vita nel naufragio avvenuto sabato scorso, 3 novembre, a 35 miglia dalla coste libiche e a 140 da Lampedusa. Settanta i superstiti, tra cui una donna incinta, portati in salvo dalla Guardia Costiera e dalla Marina Militare Italiana.
L’allarme era partito la mattina di sabato, dopo una segnalazione arrivata tramite telefono satellitare alla Capitaneria di Porto di Palermo, che aveva allertato le autorità di Malta e Italia.
Un aereo maltese ha così localizzato il gommone, lungo meno di 10 metri, che stava affondando a causa di un cedimento; le navi italiane l’hanno raggiunto, avvistando i superstiti aggrappati all’imbarcazione. Durante le operazioni di salvataggio, sono stati trovati tre corpi senza vita. Il giorno seguente, altri otto cadaveri sono stati recuperati, facendo salire così a undici il numero delle vittime del naufragio, tra cui ci sono otto donne.
Nella serata di ieri (domenica 4 novembre), la guardia costiera ha sospeso le ricerche.
Il gommone proveniva dalla Libia, e secondo le informazioni diffuse dalla stampa, tutte le persone a bordo sarebbero somale. I superstiti sono stati portati a Lampedusa, dove ad accoglierli c’era il neo-governatore della Sicilia, Rosario Crocetta. “E’ stato un confronto con il dolore di un intero popolo, quello somalo, costretto a fuggire da una dittatura terribile e dalla miseria” – ha dichiarato Crocetta alla stampa, aggiungendo – “Le immagini provocheranno gli stessi stereotipi di sempre nei confronti di Lampedusa; occorre rassicurare tutti che Lampedusa è un’isola perfettamente vivibile, che sa gestire queste emergenze”. Crocetta ha così posto l’attenzione sull’isola, affermando che, se da una parte “c’è il dramma dell’Africa a cui l’Europa deve dare una risposta”, dall’altra “c’è il dramma di Lampedusa che per tutta l’Europa subisce le problematiche collegate all’immigrazione clandestina”.
Secondo Crocetta, è necessario “sollecitare il governo affinché si possa avviare un dialogo con i Paesi coinvolti per assicurare una gestione civile e umanitaria dei flussi migratori, ma al contempo dobbiamo pensare a un progetto per il rilancio dell’economia di Lampedusa”. Parole a cui fa eco il Ministro degli Esteri Giulio Terzi: all’agenzia Ansa conferma “l’assoluta necessità di rafforzare la collaborazione tra tutti i paesi coinvolti”, e dichiara: “Solo il coraggio e le generosità dei nostri militari ha evitato che il bilancio fosse ancora più tragico”.
Nel frattempo, nella notte tra ieri e oggi, la Guardia di finanza ha bloccato un peschereccio al largo di Capo dell’Armi, in provincia di Reggio Calabria: sull’imbarcazione, battente bandiera greca, sono state trovate 171 persone, tra cui 34 bambini. Il natante era stato localizzato nel pomeriggio di due giorni fa a circa 140 miglia a sud-est di Capo Passero (Siracusa), poi monitorato fino all’ingresso in acque territoriali, dove è stata fermato e condotto nel porto di Reggio Calabria. I migranti, che hanno riferito di essere afghani e di essere partiti tre giorni fa dal porto di Istanbul, sono stati portati in un centro d’accoglienza allestito dal Comune di Reggio Calabria in una palestra.
Altri 17 uomini, tutti di origine pachistana, sono stati salvati in mare ieri sera, a 25 miglia al largo di Santa Maria di Leuca, in Puglia. Nel pomeriggio di ieri la guardia costiera italiana era stata informata dalle autorità marittime greche di una richiesta di soccorso arrivata via telefono da una piccola imbarcazione alla deriva, in acque di competenza italiana.
Un aereo della Guardia costiera ha individuato la piccola unità, di 5 metri di lunghezza, partita da Patrasso, e ha indirizzato sul punto due motovedette partite da Santa Maria di Leuca e Otranto.
A fronte di questi episodi, viene da chiedersi se effettivamente quello che serve per arginare queste tragedie sia un’ulteriore collaborazione tra l’Italia e i Paesi coinvolti: esistono già diversi accordi, che sembrano mirare più ad arginare le partenze verso l’Europa piuttosto che a garantire una gestione umanitaria del fenomeno migratorio. Il Relatore speciale delle nazioni Unite, nel resoconto della sua visita in Italia, aveva già criticato “la progressiva esternalizzazione del controllo delle frontiere”, raccomandando i governi di seguire “procedure trasparenti per assicurare la cooperazione, sempre tenendo conto dei diritti umani e della salvaguardia della dignità e dei diritti dei migranti”. Diritti che invece vengono costantemente lesi, soprattutto in territori – in particolare quello libico – in cui la stabilità politica e amministrativa appare decisamente lontana.
Quello che sembra davvero necessario è una reale responsabilizzazione delle istituzioni: il ripensamento delle leggi sull’immigrazione sarebbe una risposta concreta e urgente. Finché la legge manterrà alte le barriere nei confronti dell’immigrazione regolare, ci saranno viaggi effettuati con mezzi insicuri, le persone continueranno a morire. E sarà inutile il cordoglio a posteriori delle istituzioni.