Domenica scorsa, a Firenze, si è giocata la partita Fiorentina-Milan. E, di nuovo, Mario Balotelli, attaccante rossonero più volte bersaglio, nel corso della sua carriera sportiva, di cori razzisti, è stato offeso dalla tifoseria avversaria.
Quando ha sentito le offese, Balotelli deve averla pensata proprio come ha scritto il cronista Edmondo Pinna sul Corriere dello Sport-Stadio: “Non c’è nulla di più odioso di qualcuno che ti discrimina non perché sei uno dei più forti attaccanti del momento, ma perché hai la pelle diversa dagli altri”. Così, di fronte agli sfottò razzisti, l’attaccante avrebbe voluto abbandonare la partita. Lo testimoniano le immagini trasmesse da Sky. Al minuto numero 17’49”, si vede Balotelli richiamare l’attenzione del direttore di gara, Paolo Tagliavento, facendogli segno, mano all’orecchio, di ascoltare, e subito dopo, con la mano destra, mimare il gesto di andarsene. Ma il gioco non viene fermato, nessuno fa niente per interrompere i cori. Forse per questo il giocatore si è innervosito, fino a insultare l’arbitro al termine della partita. Insulti a causa dei quali ha avuto due giornate di squalifica.
Non è nostro interesse giustificare alcun giocatore. Ma preme sottolineare i persistenti cori razzisti che accompagnano uno sport che invece dovrebbe essere un esempio. E, ancor più, le responsabilità di chi avrebbe il dovere e la possibilità di agire subito e concretamente, e non lo fa.
Tra l’altro, il Giudice Sportivo Gianpaolo Tosel ha certificato i cori razzisti: ventimila euro di multa alla Fiorentina “per avere i suoi sostenitori, al 19′ e al 21′ del secondo tempo, indirizzato a due calciatori della squadra avversaria grida costituenti espressione di discriminazione razziale”.