Un altro femminicidio. Un’altra donna uccisa, per mano di un uomo. In questo caso, di suo marito, che le ha sparato in strada, a pochi metri dalla stazione centrale di Vercelli.
L’uomo è un cittadino italiano di 59 anni. La vittima è una 47enne di origine albanese. E forse è anche questo il motivo per cui questa morte sembra passare più inosservata.
Un altro esempio – come se ce ne fosse ancora bisogno – del fatto che la violenza contro le donne non ha colore, non ha lingua, non ha religione: la sua unica origine è una mentalità di dominio e prevaricazione. E l’unica cosa in comune che hanno questi omicidi, è che sono perpetrati da uomini, ai danni di donne, spesso molto vicine ai loro assassini.
Questo, nonostante i discorsi mediatici e politici tendano ad associare la violenza contro le donne alla presenza di cittadini di origine straniera. E’ di pochi giorni fa la frase “Se non si vuole finire ammazzati è meglio evitare di farsi una famiglia con un musulmano”, pronunciata dal vicesindaco di Bernareggio, piccolo comune in provincia di Monza e Brianza, dopo che una donna è stata uccisa dal suo compagno, di origine marocchina. Apprendiamo oggi che il vicesindaco si è dimesso, su pressione della giunta di centrodestra: “Sono stato chiaro da subito. Doveva fare un passo indietro, in caso contrario sarei stato disposto a far cadere la giunta” spiega il sindaco della cittadina brianzola, a cui fa eco l’assessore ai servizi sociali: “O noi o lui. Non c’è altra possibilità. Bisogna far capire ai cittadini che chi governa il territorio non la pensa a quel modo”.