I concorsi pubblici rimarranno chiusi ai cittadini di origine straniera.
La bozza del decreto “salva infrazioni” presentava in realtà un’apertura in tal senso: accogliendo l’invito dell’Unar, la bozza prevedeva di aprire l’accesso al pubblico impiego ai familiari dei cittadini Ue “non aventi la cittadinanza di uno Stato membro che siano titolari del diritto di soggiorno o del diritto di soggiorno permanente”, oltre che “ai cittadini di Paesi Terzi che siano titolari del permesso di soggiorno CE per soggiornanti di lungo periodo o che siano titolari dello status di rifugiato ovvero dello status di protezione sussidiaria”.
Giovedì scorso il Consiglio dei ministri, che ha varato il decreto, ha però eliminato l’articolo relativo confermando le resistenze presenti nella classe politica dirigente del nostro paese a promuovere una reale parità di opportunità tra cittadini nazionali e non. Sembra riconoscerlo persino il Ministro del lavoro e del welfare Elsa Fornero, che ieri, nel corso di una audizione al Comitato parlamentare Schengen, ha affermato che “l’immigrazione, nel suo insieme, rappresenta un fattore di crescita per il paese che ospita, ma va inserita molto bene nelle politiche economiche superando le paure che ancora ci pervadono”, ammettendo che in questa materia il governo ”ha fatto meno di quanto avrebbe voluto”.