Alla fine, la consigliera leghista di Castelfranco Veneto Barbara Beggi si è dimessa. La decisione è arrivata dopo le polemiche per il post pubblicato due giorni fa sulla propria pagina Facebook: una fotografia di Cecile Kyenge, neoeletta al Parlamento europeo nelle file del Pd, con la frase ‘Le disgrazie non vengono mai da sole. Eletta. In Europa saremo rappresentati da questo cesso’.
“Non sono razzista, chi mi conosce lo sa. Mi sono semplicemente limitata a inoltrare un post trovato sulla rete”. Era stata questa la risposta di Barbara Beggi alle polemiche sollevate dai consiglieri in quota Pd. Una reazione perfettamente in linea con quel processo, in atto da tempo, di legittimazione del razzismo, di riduzione a battute di quelle che in realtà sono dichiarazioni gravi, ancora di più se fatte da una persona che riveste un incarico istituzionale. La leggerezza con cui Beggi ha reagito suggerisce l’idea che sì, il “livello di offensività indiscutibilmente c’è”, come riconosciuto da lei stessa, per cui si è scusata, però di fatto qual’è il problema? Si chiede scusa, si cancella il post e tutto si risolve. Ma visto che Beggi riconosce l’offesa contenuta nel messaggio, perché lo ha condiviso? Sono dovuti intervenire altri per spingerla a eliminarlo e poi a dimettersi: i consiglieri comunali del Partito Democratico, che hanno fotografato la pagina facebook di Beggi e denunciato pubblicamente la cosa, ma anche esponenti del suo stesso partito. Patrizia Bisnella, senatrice della Lega e consigliera comunale a Castelfranco Veneto, ha dichiarato di essere “basita dal livello dei post su Facebook pubblicati da Barbara Beggi, dalla quale prendo le distanze”.
Il post di Beggi va a incrementare la mole di dichiarazioni, slogan e post aggressivi che molti personaggi politici, soprattutto appartenenti al Carroccio, indirizzano da tempo contro Kyenge, ex ministra del governo Letta. A volte, questi commenti sono stati sanzionati per la loro portata razzista e discriminatoria. Altri, no. (qui un appello che avevamo lanciato contro gli attacchi alla ex ministra, qui è possibile fare una ricerca nel nostro database dei numerosi casi che hanno coinvolto la ex ministra Kyenge).
Ma il punto è che messaggi come quello pubblicato da Beggi hanno una forte valenza stigmatizzante e discriminatoria e veicolano contenuti razzisti, che poi si diramano, come un virus, nella rete e nella società. Il diritto di critica verso l’operato di un personaggio politico è essenziale. Ma in questo caso siamo di fronte, ancora una volta, a messaggi totalmente privi di contenuto, che declassano il discorso politico a una serie di insulti e provocazioni. Pratica che per Beggi non è nuova: tempo fa sempre su Facebook aveva scritto della Presidente della Camera Laura Boldrini ‘Ma a quella mongoloide della Boldrini caverei gli occhi. Clandestini ovunque col pericolo ebola che incombe. Gesù guarda giù, fa che si ammali lei, sta idiota assassina” (peraltro dimostrando di non avere molto rispetto per le persone affette da sindrome di Down).
Con dichiarazioni di questo livello, che tipo di politica si crede di fare?
La stessa domanda la si potrebbe avanzare nei confronti del sindaco leghista di Castelfranco Veneto Luciano Dussin, che “non ha sentito il bisogno di esprimere nessuna dichiarazione pubblica”, come afferma Claudio Beltramello, segretario del PD di Castelfranco, eccetto definire l’episodio “una goliardata”. La folclorizzazione di comportamenti discriminatori è del resto una delle pratiche più comuni con il risultato di legittimare la reiterazione di atteggiamenti di questo tipo, che privano il dibattito pubblico di confronto e contenuti.