Da qualche tempo, si sa, il tema dell’accesso all’acqua è divenuto «di moda» nel nostro paese (e non solo). Dopo la vittoria del SI al referendum del 2011, si sono moltiplicate le iniziative per affermare il principio dell’acqua «bene comune». Così in molte zone del paese le amministrazioni locali hanno aperto le cosiddette «fontanelle» di acqua potabile, a disposizione di tutti i cittadini: basta fare un rapido giro su Google per accorgersi del fenomeno, diffuso soprattutto in Toscana e nel centro Italia.
La piccola città di Pisa, invece, sembra navigare in controtendenza: qui, il Comune guidato dal Sindaco Marco Filippeschi chiude le fontane esistenti, invece di aprirne di nuove. In alcune zone del centro cittadino, l’amministrazione ha addirittura provveduto a piombare le fontane, come si dice da queste parti: ha cioè tolto i rubinetti, e ha saldato – con il piombo, appunto – tutte le fessure, in modo da impedire l’erogazione di acqua. Uno strano comportamento, che non ha mancato di sollevare la curiosità di tanti pisani.
Una fontana «di razza»
A chiedere ragione di questa pratica sono stati Francesco Auletta e Marco Ricci, consiglieri eletti nella lista civica «Una Città in Comune» (alleata con Rifondazione Comunista alle ultime elezioni). I due si sono armati di carta e penna e hanno scritto agli uffici comunali.
La risposta dei tecnici non si è fatta attendere: «quanto alla fontana di Via Putignano – si legge nella mail inviata in risposta all’interrogazione – è stata richiesta la cessazione nel 2009 perché ci andavano a prendere l’acqua gli zingari». Proprio così è scritto: «ci andavano a prendere l’acqua gli zingari».
«Si tratta di un caso evidente, e anche un po’ grottesco, di discriminazione», commenta Francesco Auletta. «La fontana è un bene pubblico e comune, quindi non si vede perché i rom non possano usarla come gli altri». «L’aspetto curioso – incalza Marco Ricci – è che, in nome dell’ostilità contro i rom, si toglie un servizio pubblico destinato a tutti…almeno questo dovrebbe far capire che l’esclusione dei rom non tutela affatto i “cittadini”».
Le associazioni sono già sul piede di guerra: Africa Insieme e Rebeldia – le due storiche sigle del mondo antirazzista in città – hanno annunciato un’iniziativa legale per la quale si avvarranno dell’assistenza di Alessandra Ballerini, avvocatessa di Genova e collaboratrice del nostro giornale. Ma in rete, com’è facile intuire, prevalgono le risposte sarcastiche. Sui social sta girando la foto della fontana «piombata» con un commento «evangelico»: «Avevi sete e ti abbiamo tolto dall’acqua – Dal Vangelo secondo Marco» (Marco è il nome di battesimo del Sindaco di Pisa Filippeschi).
L’amministrazione, dal canto suo, si è chiusa nel silenzio: né il primo cittadino, né gli assessori, hanno commentato la vicenda.
L’articolo di Sergio Bontempelli è pubblicato su Corriere delle Migrazioni.
Pubblichiamo di seguito il comunicato di Africa Insieme e Rebeldia
FONTANE CHIUSE AI ROM, REBELDIA E AFRICA INSIEME ANNUNCIANO UN’AZIONE LEGALE
«Vietato l’ingresso ai cani e agli ebrei». Tutti ricordiamo il film di Roberto Benigni La vita è bella, e il cartello che suscita le domande preoccupate del bambino. Quegli avvisi, attaccati alle porte dei bar e dei negozi, non sono un’invenzione cinematografica, lo sappiamo bene: hanno rappresentato la drammatica realtà delle leggi razziali in Italia. Ci è venuta in mente quella pagina oscura del nostro passato, quando abbiamo letto il messaggio degli uffici comunali, inviato ad alcuni consiglieri: «la fontana di Putignano è stata chiusa perché ci andavano a prendere l’acqua gli zingari». Ieri i negozi vietati agli ebrei, oggi le fontane vietate ai rom. Da non credere.
Eppure, quelle parole così disinvolte sono lo specchio dell’amministrazione che guida la città. Negli ultimi anni, la Giunta Filippeschi ha dichiarato una vera e propria guerra ai rom: il Sindaco non ha mai fatto mistero di voler allontanare decine di famiglie dal nostro territorio. Si è parlato addirittura di un «numero massimo» di presenze «tollerabili»: perché i rom – come gli ebrei ottant’anni fa – non devono essere «troppi».
Tutto questo ha assicurato alla nostra città un triste primato: Pisa è uno dei primi comuni in Italia per il numero di sgomberi effettuati negli ultimi anni, e le politiche della Giunta Filippeschi sono più volte finite nel mirino delle organizzazioni internazionali per i diritti umani. Pisa è anche l’unica città in Europa ad aver esplicitamente rifiutato la «Strategia Nazionale di Inclusione dei rom», il documento varato dal Governo italiano in attuazione di precise normative europee.
Guerra ai rom, dunque, in nome della «sicurezza», magari del «decoro urbano» e naturalmente della «tutela del cittadino italiano». Già, ma cosa ci guadagnano in tutto questo i cittadini? Proprio l’esempio della fontana fa vedere cosa producono le politiche discriminatorie: con la scusa degli «zingari» si chiudono le fontane pubbliche, e si nega l’accesso all’acqua ai bambini, agli anziani, alle famiglie, a tutti indistintamente. E non è la prima volta che accade: i rom, gli stranieri, la sicurezza sono spesso il pretesto per sottrarre risorse alle comunità e ai cittadini.
L’acqua è un bene comune, una risorsa di tutti e per tutti. Ovunque in Toscana si aprono «fontanelle» di acqua potabile a disposizione dei cittadini: Pisa è l’unica città a chiudere le fontane, invece di aprirle.
Per parte nostra, riteniamo che questa piccola e vergognosa vicenda non debba passare sotto silenzio. Per questo abbiamo mobilitato un pool di legali, guidato da Alessandra Ballerini, avvocatessa di Genova, autorevole voce del mondo antirazzista italiano e collaboratrice del Fatto Quotidiano. Nel frattempo, pretendiamo che il Sindaco risponda su quanto sta accadendo: il silenzio della Giunta su questa vicenda è stato emblematico e assordante.
Associazione Africa Insieme di Pisa
Progetto Rebeldia Pisa