
“L’immigrazione non è più in cima ai nostri pensieri”.
Queste parole pronunciate ieri da Ilvo Diamanti nel corso della presentazione del nuovo rapporto di Carta di Roma “Notizie di contrasto”, svolta Roma a Palazzo Grazioli, riassumono bene i risultati dell’analisi svolta dall’Osservatorio di Pavia sull’andamento dell’informazione nei primi dieci mesi del 2024 dedicata alle migrazioni da parte di sei quotidiani nazionali (Avvenire, La Stampa, il Giornale, la Repubblica, Corriere della Sera e il Fatto Quotidiano) e di sette TG di prima serata (Tg1 20:00,Tg2 20:30, Tg3 19.00, Tg4 18.55, Tg5 20:00, Studio Aperto 18:30 e Tg La7 20:00).
Sono infatti 897 i titoli di prima pagina rilevati sui quotidiani e 1.809 le notizie pertinenti dei TG su migrazioni e razzismo rilevati nel corso dell’anno: un calo di attenzione significativa rispetto al 2023 pari al 42% sui quotidiani e al 42% nei TG.
Un ritorno al passato in cui, come scrive nell’introduzione del rapporto Valerio Cataldi, presidente uscente di Carta di Roma cui è succeduto proprio ieri Nello Scavo di Avvenire, “Le persone spariscono (di nuovo). La politica (ancora) in primo piano.” E chiarisce: “Le persone esistono, annegano nel Mediterraneo, scappano dalle guerre, cercano protezione dagli effetti catastrofici dei cambiamenti climatici, ma spariscono sempre di più, fanno meno notizia. La politica che parla di migrazioni, invece si prende tutto lo spazio”.
E, infatti, il 26% delle notizie sulle migrazioni contiene almeno una dichiarazione di un esponente politico, mentre solo il 7% dei servizi dei telegiornali da voce ai protagonisti delle migrazioni.
Sono questi gli elementi di continuità con il passato che segnalano la permanenza della rappresentazione delle migrazioni come una “crisi permanente”, con un linguaggio allarmistico che registra una presenza relativamente costante di parole come “emergenza”, “crisi”, “allarme” e “invasione”.
Tra gli elementi di discontinuità messi in evidenza da Giuseppe Milazzo, che ha coordinato l’analisi per conto dell’Osservatorio di Pavia, oltre al calo dall’attenzione mediatica sul tema, una diversa tematizzazione delle migrazioni nel 2024 dedicate più spesso, rispetto agli anni precedenti, all’ambito economia e lavoro (11%) e a società e cultura (18,3%). Si tratta per lo più di notizie riferite agli incidenti e sicurezza sul lavoro, alla lotta a lavoro nero e al caporalato (in particolare in coincidenza con la morte di Satnam Singh a Latina), al dibattito sulla riforma della cittadinanza, al razzismo nello sport e agli episodi di antisemitismo.
La parola simbolo scelta da Carta di Roma per il 2024 è Albania. E non poteva essere altrimenti data la centralità delle voci della politica nella definizione dell’agenda mediatica (e del dibattito pubblico). E’ infatti sull’accordo tra Italia e Albania e sulla costruzione dei tre centri per migranti costruiti sull’altra sponda dell’Adriatico che si è acceso il dibattito politico ripreso dai media.
Un paradosso se si pensa al fallimento dell’accordo sinora registrato, come osserva bene ancora Cataldi: “Non è un caso che la notizia con un numero inesistente di persone migranti, diventi il simbolo di questo racconto che non riesce ad uscire dai palazzi della politica. Si parla di migrazione senza parlare delle persone. L’informazione italiana non trova lo spazio necessario per guardare in faccia, capirne le ragioni e chiamare per nome le persone migranti”.
Il rapporto offre anche una lettura diacronica dei dati analizzati confrontandoli con gli anni precedenti, confermando anche quest’anno la debolezza della correlazione tra la copertura mediatica delle migrazioni sui media e l’entità degli arrivi dei migranti da un lato e il livello di preoccupazione registrato nell’opinione pubblica dall’Osservatorio sulla sicurezza, dall’altro. Segno che resta uno iato tra realtà (ciò che succede), “percezioni” e rappresentazioni. Uno iato che sembra condizionare i temi e le modalità con cui le notizie sono messe in agenda e raccontate. Ad esempio, i media sembrano occuparsi poco dell’accoglienza e quando lo fanno privilegiano l’orizzonte di breve periodo e una visione negativa.
Qualche segnale di conforto: la parola “clandestino” monitorata in modo costante da Carta di Roma dal 2013 ricorre solo 37 volte nei titoli della carta stampata nel 2024. L’uso di espressioni come «extracomunitario», «vu cumprà», «zingaro», e «nomade» è diminuito nel corso degli anni dal 5% nel 2014 all’1% tra il 2022 e il 2024.
Una tendenza a cui anche Carta di Roma ha dato un prezioso contributo con il suo lavoro quotidiano di ricerca, di formazione e di sensibilizzazione rivolto ai giornalisti, ma utile anche a chi opera nelle organizzazioni umanitarie e antirazziste.
Il rapporto di cui raccomandiamo la lettura può essere scaricato qui:
https://www.cartadiroma.org/wp-content/uploads/2024/12/2024.12.13-CdR-Report-2024_B-online.pdf