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Cronache di ordinario razzismo

Cronache di ordinario razzismo

Cronachediordinariorazzismo.org è un sito di informazione, approfondimento e comunicazione specificamente dedicato al fenomeno del razzismo curato da Lunaria in collaborazione con persone, associazioni e movimenti che si battono per le pari opportunità e la garanzia dei diritti di cittadinanza per tutti.

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Morti senza nome. In fondo ad un cassone o in fondo al mare

7 Giugno 2018

Un uomo di circa 35 anni, privo di documenti, probabilmente d’origine africana, è morto per asfissia (secondo le prime indiscrezioni) lungo la A57, in un tir diretto in Germania con il suo carico di angurie. Durante un controllo di routine, poco prima del casello di Venezia Est, una pattuglia della polizia stradale del Coa di Udine ha intimato l’alt al conducente di un tir, un 58enne greco, diretto a Trieste. Nella parte sottostante al cassone degli attrezzi del Tir, la Polstrada rinviene il cadavere del migrante, morto oramai da giorni.

Una delle ipotesi è che il camion possa essere giunto in Italia, sbarcando al porto di Fusina, da uno dei traghetti che fanno la spola con la Grecia. E proprio a Patrasso, il migrante potrebbe essere riuscito a nascondersi nel vano, senza farsi notare dal camionista, che si è dichiarato totalmente estraneo alla vicenda.

Purtroppo non sarà né il primo, né l’ultimo migrante, a finire la propria vita in questo modo orribile. In passato, si sono già registrati numerosi casi analoghi. Fra i tanti senza nome, morti di frontiera, ricordiamo Zaher Rezai che, nel lontano dicembre del 2008, morì a Mestre sotto le ruote di un tir al quale si era legato per attraversare il maledetto confine. La polizia, vicino al suo corpo, aveva rinvenuto un suo diario di viaggio, nel quale si leggeva: «Questo corpo così assetato e stanco – scriveva Zaher – forse non arriverà fino all’acqua dal mare».

Le indagini, tutt’ora in corso, sono condotte sotto la direzione della Procura della Repubblica di Treviso, mentre sono in atto accertamenti volti all’identificazione dell’uomo che, al momento, pare essere deceduto “per una tragica fatalità”. E chissà se avrà mai un nome.

Alla frontiera opposta, via mare, al largo delle isole tunisine di Kerkennah, altri cadaveri migranti senza nome. Si è consumata, domenica scorsa, quella che è stata definita una delle peggiori catastrofi dei migranti degli ultimi tempi. Secondo le Nazioni Unite le vittime potrebbero essere oltre 100. Ad oggi, l’ultimo bilancio è di oltre 60 corpi recuperati. Intanto proseguono nel tratto di mare intorno al punto dell’affondamento dell’imbarcazione le operazioni di ricerca e soccorso. Il ministero dell’Interno tunisino ha annunciato, in un altro comunicato, a seguito dell’apertura di un’inchiesta interna, la destituzione di numerosi responsabili della sicurezza per omissione di ufficio a Kerkennah e Sfax.

Due uomini, una donna e sei bambini hanno invece perso la vita nell’Egeo quando il motoscafo su cui viaggiavano, probabilmente diretto a Kastellorizo, ha avuto un’avaria nel golfo di Antalya ed è affondato nella notte tra sabato e domenica scorsi.

Tutto ciò fa orrore.  Morire di “pacchia”, sotto il sole, senza che nessuno mai ricordi il tuo nome e senza che sia assicurata una dignitosa sepoltura.

 

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Filed Under: News, Primo piano Tagged With: asfissia, cadeveri senza nome, fatalità, frintiera, frontiera, morti di confine, naufragio, pacchia, tir

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