“La delibera è illegittima e deve essere ritirata”: questo quanto affermato dall’Ufficio Nazionale Antidiscriminazioni Razziali in merito al provvedimento approvato l’anno scorso dall’Amministrazione bresciana Pdl-Lega-Udc, in cui si stabiliva l’obbligatorietà del permesso di soggiorno per gli aspiranti sposi stranieri, prevedendo controlli aggiuntivi attraverso «adeguati meccanismi di collaborazione tra il Settore Servizi demografici e l’Ufficio di polizia giudiziaria della polizia locale».
L’Unar, risponendo a un esposto presentato dalla Fondazione Piccini per i diritti dell’uomo insieme a Cgil e Asgi, dichiara ora il contrasto della delibera con la sentenza 245/2011 della Corte Costituzionale, con la quale si stabilisce che il cittadino straniero non è tenuto a presentare il permesso di soggiorno per le pubblicazioni e la celebrazione del matrimonio in Italia, poiché “se la legge esclude che al cittadino extracomunitario possa essere richiesto, ai fini del matrimonio, la presentazione di un valido titolo di soggiorno, non appare ipotizzabile alcun obbligo dell’ufficiale di Stato civile alla trasmissione agli organi competenti della notizia criminis”.
Inoltre, la Fondazione Piccini e l’Asgi, con il sostegno della Camera del Lavoro – CGIL di Brescia, hanno inviato una lettera al sindaco di Roncadelle (BS), (e, per conoscenza, all’Unar), invitandolo a revocare il provvedimento con cui si fisserebbe una riserva del 40% sui futuri posti di lavoro legati al nascente centro commerciale, destinata ai soli cittadini residenti, ricordando come tale misura si pone “in palese contrasto con il principio di libera circolazione dei lavoratori, che comporta la libertà di concorrere senza restrizioni a tutte le occasioni di lavoro che non implichino l’esercizio di pubbliche funzioni”.