Tra le condanne dell’ennesimo episodio di razzismo nello sport che ha coinvolto ieri i giocatori neri del Milan ce n’é una che desta un certo stupore. Oppure no. L’Ansa riporta infatti tra le varie dichiarazioni di condanna quella dell’attuale segretario della Lega Nord Roberto Maroni. L’esponente leghista avrebbe infatti twittato il seguente messaggio: “Cori razzisti contro i giocatori di colore del Milan: una vergogna. Bravo Allegri, giusto ritirare la squadra”.
Poiché si tratta della stessa persona che da Ministro dell’Interno ha evocato la cattiveria contro i migranti più volte, è stato l’artefice di quel “pacchetto sicurezza” che ha fatto di tutto per rendere difficile la vita degli immigrati, ha introdotto il reato di soggiorno e immigrazione illegale, ha prolungato il periodo massimo di trattenimento nei Cie a 18 mesi (18 mesi!), ha dichiarato “folle” l’ipotesi di riformare la legge sulla cittadinanza, queste parole stupiscono molto. A meno che l’esponente leghista, tra l’altro candidato alla presidenza della regione Lombardia alle prossime elezioni, non pensi che il vento sia cambiato e risulti più conveniente condannare esplicitamente il razzismo.
Il fatto di ieri è indubbiamente inedito: che non solo uno dei giocatori colpiti dai cori razzisti, ma anche i loro compagni di squadra abbiano scelto di uscire dal campo è un segnale molto significativo in un paese in cui il calcio è sicuramente più seguito di ciò che succede in Parlamento.
Uscire dal campo non è cosa da poco e se i giocatori hanno trovato il coraggio di farlo forse dipende anche dal mutamento del dibattito pubblico dell’ultimo anno in cui almeno nella società (non ancora nella politica) la questione sociale e il tema della garanzia dei diritti di cittadinanza hanno riconquistato la priorità rispetto al bisogno di individuare facili capri espiatori.
Nell’Italia colpita ferocemente dalla crisi forse l’aria sta cambiando: difficile imputare ai migranti la responsabilità dei guai economici e sociali provocati dallo strapotere della finanza e dalla politica che l’ha assecondata e continua ad assecondarla troppo. Forse, se n’è accorto anche l’on Maroni?