Si è concluso con una condanna per discriminazione il ricorso portavo avanti dalle associazioni Naga, ASGI, Avvocati per Niente e Anolf, contro la condotta del Ministero della Salute e della Regione Lombardia in riferimento all’iscrizione al Servizio Sanitario Nazionale dei cittadini stranieri ultra 65enni.
Fino alla sentenza di ieri, 5 dicembre, i genitori ultra 65enni di cittadini stranieri, entrati in Italia per ricongiungimento familiare, si vedevano negare dalle competenti sedi Asl lombarde l’iscrizione al Servizio Sanitario Nazionale: il Ministero della Salute, di concerto con quello del Lavoro e dell’Economia e Finanze, avrebbe dovuto stabilire con un decreto l’importo da versare per l’iscrizione, ma tale decreto non è mai stato emanato. Altre Regioni, come il Veneto e l’Emilia Romagna, hanno provato a sopperire a tale lacuna con provvedimenti ad hoc: non così la Regione Lombardia, che invece di intervenire con misure specifiche ha negato l’iscrizione ai soggetti interessati.
Vista la situazione, molti cittadini stranieri si sono rivolti a compagnie private di assicurazione, che però per la maggior parte hanno rifiutato la stipula di una polizza assicurativa, prevalentemente a causa di limiti di età.
Dunque, il diritto alla salute di tali cittadini è venuto meno, come sostengono i rappresentanti delle Associazioni ricorrenti, i quali affermano: “Il comportamento posto in essere da Regione Lombardia e Ministero della Salute è illegittimo e configura una discriminazione a danno dei cittadini stranieri dal momento che non è rispettato il principio costituzionale che sancisce la tutela della salute come diritto fondamentale dell’individuo”. Non solo: anche il principio di parità previsto dalla legge è stato violato, poiché, come spiegano le associazioni, “solo ai ricorrenti è stata radicalmente preclusa la possibilità di iscrizione al SSN”.
Con la sentenza di ieri, il Tribunale “dichiara la natura discriminatoria della condotta tenuta dai Ministeri”, e “ordina alla Regione Lombardia di rendere possibile l’iscrizione al SSN dei soggetti ricorrenti”. I referenti delle associazioni, accogliendo con soddisfazione la sentenza, dichiarano: “Ci auguriamo che questo possa essere considerato un precedente per tutti i cittadini nelle loro condizioni e che il diritto all’accesso alle cure non sia più violato in Lombardia”.
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