
E’ successo all’alba del 21 Marzo, proprio il giorno dedicato al contrasto delle discriminazioni razzista. E poi è successo ancora il 6 Aprile, in pieno giorno in un parco, mentre tantissime famiglie si godevano la quiete domenicale. Poche ore dopo ancora. In un arco di tempo relativamente breve il quartiere di Torpignattara è stato nuovamente teatro di aggressioni razziste. A colpire sono tante cose: le modalità da agguato, le origini delle persone coinvolte – tutte bengalesi e indiane -, ma anche l’età di chi perpetra queste aggressioni ovvero giovani e giovanissimi. Per tutti questi tre casi si stanno svolgendo delle indagini sia per scoprire l’identità di chi compie queste aggressioni, che per vagliare la possibilità di una qualche forma di organizzazione dietro queste violenze. Se gli inquirenti non stanno escludendo il movente razzista dietro queste aggressioni, molti attivisti e attiviste ne denunciano la matrice squadrista, in un quartiere in cui qualche mese fa forze politiche neofasciste si affacciavano con banchetti per aggregare nuovi giovani.
L’aggressione a Rumi, il fornaio
Facciamo un passo indietro. All’alba del 21 Marzo, Rumi, fornaio che lavora in via della Maranella, stava tornando a casa dopo aver staccato dal forno e preso l’incasso giornaliero. Improvvisamente viene avvicinato da tre giovani che gli chiedono una sigaretta, Rumi non aveva la cosiddetta “paglia”, ma in realtà quei ragazzi non cercavano quello. I giovani si sono scagliati contro di lui iniziando a picchiarlo, facendo cadere il cellulare e il portafoglio e insultandolo per le sue origini. I tre aggressori si sono dileguati poco dopo, derubando Rumi dell’incasso guadagnato. Non si è fatta attendere la solidarietà da parte del quartiere nei confronti del Fornaio, con la denuncia anche da parte delle realtà sociali come il circolo arci Sparwasser che hanno diffuso quanto accaduto sui propri canali social.
In venti contro tre
Facendo un salto nella domenica del 6 Aprile si ritorna al Parco Sangalli, dove già è avvenuta un’altra aggressione razzista la scorsa estate. Questa volta le vittime sono tre giovani, anche loro originari del bangladesh, aggrediti da venti ragazzi in pieno giorno, alle 13.40 riporta il Messaggero. Gli aggressori, come riferiscono dai circoli Arci del territorio e Nonna Roma con un altro post sui social, muniti di bastoni, caschi e volti coperti per non farsi riconoscere, avrebbero accerchiato e poi aggredito i tre bengalesi in via dell’Acquedotto Alessandrino senza alcun pretesto apparente. I venti ragazzi sono fuggiti prima dell’arrivo delle forze dell’ordine, chiamate dagli stessi e dalle persone presenti avvicinatesi per le urla. In questo caso specifico il movente razzista è ancora oggetto d’indagine, ma si sta vagliando l’ipotesi anche di una ritorsione a causa di dissidi fra differenti comitive di giovani.
Ancora un’altra aggressione
A distanza di poche ore un’altra aggressione, sempre nel quartiere Torpignattara vicino all’acquedotto Alessandrino in via Laparelli. Le modalità, questa volta, somigliano a quanto vissuto da Rumi: “hai una sigaretta?”, alla risposta negativa – il pestaggio e richiesta di soldi. A differenza degli altri episodi questa volta si è fermata una volante e tre dei sei aggressori sono stati fermati per estorsione, ciononostante anche in questo caso sono partite ulteriori indagini per verificare la matrice razzista.
Non abituarsi al razzismo
Obi, il 22enne rimasto ferito al setto nasale nell’aggressione in via Laparelli ha dichiarato – come riportato in un articolo de La Repubblica – di essere “ormai abituato”. Le persone che vivono in quel quartiere oramai si stanno abituando a queste aggressioni, ad essere prese di mira, al clima di terrore e violenza che sta attraversando un territorio popolato da tantissime persone con background migratorio, principalmente originarie dal Bangladesh e dall’India.
La sensazione di abitudine più che di una parvenza di accettazione passiva da chi – in questo caso – subisce violenze razziste, ci suggerisce della preoccupante frequenza e sistematicità con cui queste accadono.
Che si tratti effettivamente di azioni portate avanti da gruppi organizzati neofascisti come già successo o della reazione disorganizzata da parte di chi abita il quartiere, il susseguirsi di questi episodi possono essere considerati diretta conseguenza di una retorica razzista martellante che, purtroppo, si sta radicando anche tra i giovani. Ciononostante, la sedimentazione di queste dinamiche, che strutturano il modo in cui il razzismo si manifesta, non deve farci abituare agli episodi di razzismo, al contrario farci riflettere e reagire proprio in quella fascia d’età che si ribella di fronte alle fortissime fratture sociali con la violenza.
Certo, la stanchezza e la paura di chi il razzismo lo vive tutti i giorni è comprensibile, questa sensazione non può essere ignorata, ma in un periodo così complesso in cui basta davvero poco per innescare episodi di violenza, è indispensabile mantenere viva una scintilla che ci ricordi che al razzismo non ci si deve abituare.
[Immagine in copertina di Indeciso42 CC BY-SA 4.0 fonte: https://it.wikipedia.org/wiki/Torpignattara#/media/File:CASILINA27.jpg]