Su “Repubblica” di ieri, 10 gennaio 2013, a p. 22, un titolo in forte risalto getta l’allarme: SHOPPING CINESE IN ITALIA, ALLARME DEI SERVIZI. Il sottotitolo aggiunge: Gli 007: “Speculazioni immobiliari, banche, nautica: ecco i rischi per il nostro Paese”. L’articolo è leggibile anche sul web, all’http://rassegna.camera.it/chiosco_new/pagweb/immagineFrame.asp?comeFrom=search¤tArticle=1Q77X5
Nelle prime righe l’autore, Alberto Custodero, ci informa su “un report riservato” da lui attribuito con misera fantasia a “gli 007 italiani”, chiamati poi di nuovo per ben altre tre volte così, e altrove “l’intelligence” (irresistibile il richiamo a tante barzellette sull’idiozia dell’intelligence), e gli “analisti del DIS” (dipartimento Informazioni per la sicurezza), di cui si lodano attività che suonano, per incongruità, distraenti. Sembra di essere tornati ai bei tempi del libro bianco (del ministro Bianco) sulla “sicurezza”, nel 2001, quando si scomodava il fior fiore dell’intelligenza sociologica per dirci che gli unici reati di cui non si macchiano gli immigrati dai paesi poveri del mondo sono quelli dei “colletti bianchi” – per non tornar più, in 500 pagine, sui reati dei colletti bianchi, quelli veri, diffusi, probabilmente dilaganti ma taciuti.
L’articolo si presta come pochi altri (e lo raccomandiamo qui per questo) a un seminario sulla costruzione sociale dello straniero come nemico. Questo Custodero dev’essere lo pseudonimo di un antirazzista un po’ incline alla didattica, che vuol fornire materiali di facile comprensione per dimostrare come si inventano problemi e si chiamano in causa competenze raffinate e sovrumane (gli 007, caspita!) in mancanza totale di un senso del ridicolo.
Fin dalla prima riga, i soggetti interessati a “speculazioni immobiliari” per cui siamo chiamati a mobilitarci come non abbiamo fatto per i Ligresti etc., sono definiti “i cinesi”. Così anche al rigo 9 della prima colonna, al rigo 6 della seconda, alla riga 1 della terza colonna. Bisogna ricorrere alle righe citate dal documento del DIS per sentir parlare di “operatori cinesi” (fine colonna 2) o di “industria cinese” (colonna 3). Il giornalista (ripeto, probabilmente per scopi parodici) non scivola neanche una volta nel vezzo di definire un soggetto finanziario o commerciale o produttivo se non riconducendolo al nome sostantivato che indica la nazionalità d’origine: uno stigma, come sa chi non indulge alla chiusura provincial-nazionalistica: non a caso “L’italiana”, il titolo di un bellissimo romanzo scritto in SudTirolo, indica la stigmatizzazione che un ambiente assai chiuso opera nei confronti di una donna ivi residente.
Tutta la strumentazione linguistica concorre alla stigmatizzazione e alla costruzione dell’allarme sociale, senza che una parola sia spesa per mostrare eventuali azioni, procedure, meccanismi che giustificherebbero l’allarme. Il vocabolario è ristretto a un’area semantica non argomentativa: ecco alcune parole chiave su cui insiste ossessivamente l’articolista: “attenzione, allarme, rischi, preoccupazione, preoccupati, guerra (virgolettato), rischiosa, allarme, preoccupazione, invasione (virgolettato), preoccuparsi, drizzato le antenne (detto dell’intelligence francese)”.
E’ da rilevare invece che nei pochi brani citati dagli “analisti del DIS” solo una volta si parla di “rischi”, esplicitando (come non fa l’articolista, che li lascia nel misterioso e nell’oscuro) che sono connessi all’acquisto di aziende italiane, ma poi si parla di “operatori cinesi”, “interesse”, coinvolgimento della “stessa Repubblica popolare cinese, il cui sviluppo è seguito dal consolato cinese a Milano”, strategie di politica industriale alla luce del sole (altro che lavoro da 007!). Eppure l’articolista riesce a scrivere che la prossima apertura, a Sesto San Giovanni, di una filiale della Bank of China “non è passata inosservata” (si apprezzi la litote “non…in-“, che avrebbe scatenato il sarcasmo di Carlo Emilio Gadda) “agli attenti occhi dei servizi segreti nostrani”. Chissà, forse uno di loro ci passa ogni giorno davanti, prima o poi ci fai caso….
Anche le azioni attribuite ai “cinesi” dal giornalista danno da pensare, e le scelte linguistiche si discostano da quelle dei “servizi”. Questi ultimi dicono che “la Cina.. punta a guadagnare il controllo di importanti aree immobiliari”. Custodero così rappresenta invece “i cinesi”: “si stanno infiltrando”, la loro è una “guerra”, una “invasione”, con l’apertura di un’agenzia di rating che avrà il compito di “fiutare” gli affari: il nemico, si sa, è sempre un po’ animale predone.
Siamo di fronte, anche rispetto alla nota citata degli “analisti del Dipartimento sicurezza”, a un sistematico pervertimento del “frame”. Il buon senso, e in fondo anche i “servizi”, nonostante le evidenti distorsioni professionali, mettono in scena la seguente narrazione:
Possibilità di investimento (precondizioni)
Iniziativa di imprenditori stranieri (protagonisti)
Speculazione immobiliare (scopo)
Presenza di imprenditori stranieri nel mercato immobiliare italiano (risultato)
Rischi (non bene dimostrati, ma suggeriti dai “servizi”) o vantaggi (libera concorrenza, investimenti esteri etc.) (Conseguenze)
Invece, ecco la narrazione di Custodero:
Possibilità di investimento (precondizioni)
Infiltrazione di “cinesi” (antagonisti)
Il settimo cavalleggeri; pardon, gli 007 eroicamente allertati (protagonisti)
Speculazione a partire da “enormi flussi” di denaro incontrollabili (scopo)
Invasione da parte dei “cinesi” del mercato immobiliare italiano (risultato)
guerra (Conseguenze)
Il secondo frame allarma, suscita emozioni negative e le indirizza contro un bersaglio ampio ma compatto (i cinesi, la loro rappresentanza diplomatica, la Repubblica popolare cinese). Pochissime le informazioni, nessuna argomentazione sul perché dei “rischi”, molte emozioni negative. Questo l’effetto dell’articolo.
Un rilievo positivo. Sul sito del giornale, alle ore 16.20 erano stati postati 55 commenti alla versione online dell’articolo. Poco prima, il titolo era stato tolto dalla homepage, con una prevedibile diminuzione delle letture e degli interventi. La maggior parte di essi, almeno l’80%, erano di critica, sarcasmo, dileggio nei confronti dell’articolo. Tra i pochi a prenderlo sul serio, spiccava quello di una signora che inveiva contro ”i cinesi” immigrati tra noi, che prima o poi si compreranno tutto, mentre un altro lettore paventava l’acquisto da parte loro del Ministero degli interni. Non manca naturalmente chi scivola nel tormentone d’obbligo e avverte: “ma dovranno sottostare alle nostre regole”, senza precisare se quelle di legge o quelle imposte da criminali corrotti. Da un intervento si viene a sapere che il testo è stato segnalato a “Carta di Roma” e a “Giornalisti contro il razzismo”.
Ma forse bisogna ringraziare Custodero: la sua narrazione era troppo forzata, e ha sì suscitato emozioni, ma soprattutto di buon senso. Il peggio dell’orrore è il suo ridicolo, suona un endecasillabo del tardo Montale: ma se il ridicolo è così evidente anche online, sarà bene avvantaggiarsene, e opporre al richiamo alle emozioni (la guerra al nemico invasore, la difesa del suolo patrio) un’emozione più forte e adeguata: lo sdegno per tanta volgarità.