“Francamente non riesco a capire le donne che intraprendono una relazione prolungata con persone così lontane da noi per cultura, etnia e religione”: Stefano Tornaghi, vicesindaco leghista di Bernareggio, reagisce così all’omicidio di una donna da parte dell’ex marito, un cittadino marocchino.
L’uomo, un 45enne, dopo l’omicidio è andato a costituirsi in Caserma, dove ha detto: “Non sopportavo che la nostra relazione fosse finita e che potesse vedersi con un altro uomo”.
Quello che è successo a Bernareggio, un paese di 11.000 persone in provincia di Monza e Brianza, non è purtroppo un caso isolato: le cronache italiane riportano continuamente episodi di violenza perpetrata ai danni delle donne, il più delle volte per mano di uomini a loro vicine. Un fenomeno tragico e grave, che interessa trasversalmente la società: non conosce, per così dire, confini culturali, sociali, economici. L’unico aspetto costante è sempre quello: la violenza effettuata sulle donne da parte degli uomini.
Ma spesso questo fenomeno viene minimizzato, come se si trattasse – costantemente – di casi isolati. Oppure, non viene considerato come un problema sociale, bensì come un comportamento dettato dall’atteggiamento delle donne, spesso invitate a non attirare l’attenzione degli uomini, oppure a non uscire la sera da sole (l’ultimo a pronunciare queste parole è stato il procuratore di Bergamo Francesco Dettori). Un’altra reazione, frequente soprattutto negli ambiti politici e mediatici, è quella di legare il fenomeno della violenza sulle donne alla presenza di cittadini stranieri, identificando in questa il “vero problema”.
Sembra questa la tesi sposata da Tornaghi che, commentando questo ennesimo femminicidio, dichiara: “Se non si vuole finire ammazzati è meglio evitare di farsi una famiglia con un musulmano”. Parole pesanti, da cui ha preso per fortuna le distanze il sindaco del Pdl, Emilio Biella: “Sono parole che non rispecchiano il pensiero dell’amministrazione”. Anche il parroco del paese invita a evitare strumentalizzazioni: “Un fatto doloroso come questo non merita etichette. Il male non ha colore, nazione o religione”.
Ma il vicesindaco rimane della sua idea: “Smettiamola di fare i buonisti. La verità è che certe persone non si integreranno mai” per poi riproporre il luogo comune delle frontiere troppo aperte: “Abbiamo permesso a cani e porci di entrare nel nostro Paese, senza regolamentare nulla”.
Cosa c’entri questo, con la tragedia avvenuta, francamente non lo capiamo. La politica dovrebbe entrare in queste vicende, sicuramente. Ma per delegittimare qualsiasi forma di violenza contro le donne, non per trovare capri espiatori comodi a fini propagandistici.