Una bozza di legge elaborata dal ministero del Lavoro della Slovacchia mira al controllo delle nascite offrendo, gratuitamente, anticoncezionali e sterilizzazione alle fasce più povere della popolazione. Ma dietro l’apparente sostegno alla libertà di scegliere quanti figli avere e al miglioramento del sistema sanitario, molti osservatori vedono un obiettivo ben diverso: frenare la crescita della mal tollerata comunità Rom che rappresenta ben il 10% della popolazione. “Ufficialmente, la proposta è focalizzata sulle persone svantaggiate…Ma se si guarda ai criteri del programma, possiamo concludere che queste misure sono indirizzate specie verso i rom”, commenta la sociologa Elena Kriglerova Gallova, intervistata dal quotidiano La Repubblica. “Anche se la sterilizzazione sarebbe volontaria il governo dovrebbe procedere cautamente, memore dell’eredità delle sterilizzazioni obbligate in Cecoslovacchia e Slovacchia e del fatto che non ha ancora riconosciuto la responsabilità statale nello sterilizzare le donne rom contro il loro volere, non si è scusato, né ha pagato i danni» ha dichiarato al quotidiano Robert Kushen, direttore esecutivo dell’European Roma Rights Centre, una delle più attive e autorevoli Ong che si battono per i diritti dei rom. La Slovacchia vanta un triste primato di sterilizzazioni coercitive dei Rom, sia durante il socialismo e sia in epoche più recenti. Nel 2009 la Corte europea per i diritti umani ha riconosciuto a 8 donne Rom il diritto a ricevere indennizzi da parte del governo slovacco per essere state sterilizzate senza il loro consenso. Al momento, riporta Case Watch, la Corte di giustizia europea sta analizzando il caso di una ragazza rom di nazionalità slovacca che denuncia di essere stata costretta a firmare il consenso per la sterilizzazione senza essere stata informata sui metodi alternativi. L’esecutivo intanto si è diviso sull’argomento, con i cristiano democratici contro e i liberali a favore, e la paura di uno scandalo internazionale, come ha spiegato Jan Krempasky, giornalista del quotidiano “Sme” e uno dei primi a denunciare la vicenda.