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Cronache di ordinario razzismo

Cronache di ordinario razzismo

Cronachediordinariorazzismo.org è un sito di informazione, approfondimento e comunicazione specificamente dedicato al fenomeno del razzismo curato da Lunaria in collaborazione con persone, associazioni e movimenti che si battono per le pari opportunità e la garanzia dei diritti di cittadinanza per tutti.

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Il ribelle che non si è mai arreso

11 Luglio 2025

Ci ha lasciato Goffredo Fofi

Per noi di Lunaria era una presenza quotidiana. Ci aveva scelto come seconda casa, veniva tutti i giorni in sede a lavorare, e lavorava tantissimo. Si sedeva, ci portava i giornali, ci raccontava. Della sua infanzia, sopratutto, degli anni della formazione, della guerra e delle tante persone che aveva incontrato nella sue vita enorme. Forse perchè amava i giovani e coltivava speranza.

Con lui si rideva spesso. Alzava il suo bastone sulle nostre teste, per scuoterci da torpore e routine, organizzava con noi i suoi mille viaggi con un’agendina sempre piena di impegni e indirizzi. Viaggiava in lungo e in largo per l’Italia, da solo, con una lucidità e un’indipendenza che ha mantenuto fino all’ultimo giorno. Certo, a volte il computer faceva le bizze e il sito dei treni lo faceva impazzire. E chiedeva una mano, con dolcezza. Ci diceva “nella prossima vita, vi adotto”.

Passeggiava rapido per le vie dell’Esquilino, fino a pochi giorni fa, sempre con un impegno, una commissione, un ospite da accogliere a casa con una minestra, un treno da prendere al volo.

Aveva scelto la sede di Lunaria e ci ha donato per tanti anni la sua attenzione e la sua voglia di condivisione, sin da quando aveva fondato, con il nostro Giulio Marcon, le Edizioni dell’Asino. Si era speso anche per l’assemblea dello scorso anno, come se fosse la cosa più naturale del mondo.

Non stava sul piedistallo, anche se avrebbe potuto. Preferiva sedersi accanto a te, ascoltare, confrontarsi, fare una battuta che smontava qualsiasi posa.

Ci mancheranno le sue storie, le risate, la sua presenza libera e vera.

Grazie, Goffredo, per la tua lucidità e per averci fatto vedere che si può restare se stessi sempre. Cercheremo di meritarci, ora più che mai, il tuo affetto.

Per ricordarlo vogliamo ricondividere l’introduzione di “Bada alla Bossi-Fini” (2012 ) scritta a quattro mani da Goffredo Fofi e Giulio Marcon. A distanza di 13 anni, come tante delle cose scritte dalla sua penna, continua ad essere attuale.

Introduzione

di Goffredo Fofi e Giulio Marcon

È difficile esprimere con le parole la nostra indignazione nei confronti di una legge così ingiusta come la Bossi-Fini (legge 189/2002), della classe dirigente che l’ha proposta, elaborata e promulgata e di tutti quelli – in Italia e altrove –  che l’approvano e la sostengono. Si è verificato in altri tempi e in altri luoghi, si verifica nel mondo ogni giorno che si votino e si applichino leggi ingiuste, ma le circostanze che rendono così importante e decisiva questa legge, e così impellente la risposta che deve sollecitare da parte nostra, non sono circostanze normali. È in atto nel mondo una battaglia, talvolta molto chiara e talvolta molto confusa, che può essere decisiva tra una idea di società e un’altra. La prima è basata sulla rispettosa convivenza degli uomini, le donne e delle loro culture tra di loro, e anche con gli animali e con la natura; sulla responsabilità che ciascuno deve assumersi, con le proprie forze e non cedendo agli alibi e ai ricatti del proprio “particolare”, nei confronti degli altri. Questa idea di convivenza è fondata sulla garanzia dei diritti delle generazioni future, e non potrebbe essere altrimenti. L’altra è basata su una logica di rapina, a vantaggio di chi più già ha, e senza alcuna considerazione per il futuro se non degli assolutamente privilegiati. È in questo contesto che si colloca, venendo così ad assumere per noi e per il nostro paese un significato di estrema rilevanza, la legge che regolamenta la vita dei migranti sul nostro territorio e il nostro rapporto con loro. Questa legge erode i fondamenti della nostra democrazia: per partecipare in ugual modo alla sfera pubblica, a tutti i soggetti devono essere garantiti gli stessi diritti umani, sociali, di cittadinanza. Con la legge Bossi-Fini questo non è.

“Loro” sono persone titolari di diritti che ogni convenzione internazionale e ogni paese civile dovrebbero non solo riconoscere, ma far rispettare. Quei diritti che invece la legge Bossi-Fini nega riducendo i migranti a “macchine da lavoro” strumenti di un moderno schiavismo “usa e getta”, utili solo finché servono alle nostre economie. La globalizzazione neoliberista fa circolare (più o meno) liberamente merci, denari, ad eccezione ovviamente dei migranti. A meno che non ci servano. E a casa nostra (e non solo) si fa il peana della “flessibilità”, ma non certo per i migranti: a loro è chiesto di avere il lavoro “a vita” se vogliono venire da noi. Se poi vogliono ricongiungersi con la propria famiglia, i governanti cattolici – che un giorno sì un giorno no innalzano i valori della “famiglia” – si oppongono: i migranti non ne hanno bisogno per stare da noi. Al massimo vengano i figli, ma solo se minorenni. E poi non ci si appelli al garantismo: i richiedenti asilo vengano ricacciati al loro paese senza aspettare l’esito del ricorso al diniego dello status di rifugiato. Molti di loro sono giunti fra noi fuggendo assai spesso situazioni di disastro sociale, economico, politico e conflitti bellici. Proprio quelli che vengono da noi per chiedere protezione e asilo, diritto che l’attuale legge discrimina e restringe ulteriormente. Figuriamoci se potranno invocare mai il “legittimo sospetto” dei berlusconiani. Quando il giudice si pronuncerà definitivamente saranno già  tornati tra i loro torturatori e persecutori dai quali scappavano venendo da noi. Altro che garantismo; per i migranti la discriminazione è una certezza. Ecco, tutto questo (e molto altro purtroppo) è la legge Bossi-Fini. 

Una logica di rapina e di sfruttamento vige talvolta dall’alto al basso della scala sociale, in Italia, poiché non sono più attenti ai diritti degli immigrati i cittadini che si servono delle prestazioni di uno solo di loro all’interno delle loro botteghe case famiglie, degli industriali che ne occupano decine e centinaia. 

A questo si unisce senza difficoltà, nella mentalità di tanti nostri connazionali come dei nostri governanti, la preoccupata difesa di uno “stile di vita” che essi ritengono superiore. E purtroppo non bisogna dimenticare che la legge Bossi-Fini approfitta del varco che era stato aperto dalla legge del centro-sinistra Turco-Napolitano – applicata fino in fondo proprio nelle misure più restrittive e “di ordine pubblico”– per portare alle estreme conseguenze una logica poliziesca e liberticida a danno dei migranti. 

Dei modi in cui l’Europa ha creduto di poter affrontare il problema dell’immigrazione, il modo italiano è stato in passato il più schizofrenico e incerto, ma è diventato oggi, con il governo della destra, esplicitamente razzista e segregazionista, perfino oltre i desideri della Confindustria, oltre le complicità dei più potenti, oltre le diffidenze suscitate dai media.

Come dunque reagire?

Lo scopo di questo opuscolo non è, per quanto lodevole esso possa essere, solo di denunciare; è anche quello di informare e di indicare possibili modi di reagire, persona per persona e gruppo per gruppo. Il dovere di rispondere e reagire a una legge così schiettamente ingiusta è uguale per tutti, e cioè per ogni cittadino in età di ragione e in grado di sentire e soffrire l’ingiustizia di una imposizione e di una regola contraria ai principi di uguaglianza e di solidarietà.Non ci interessa soltanto, in questo momento, insistere sulla condizione dei migranti. Ci sembra prioritario richiamare l’attenzione su di noi, cittadini dei paesi di accoglienza, e sulle nostre possibilità di agire, criticare, sollecitare i cittadini alla richiesta di leggi più giuste. Attraverso la nostra capacità di dire “no”.

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Filed Under: News, Primo piano Tagged With: antirazzismo, ciao goffredo, goffredo fofi, razzismo, resistenti, ribelli

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