Il 15 e il 16 settembre, sei bambini della scuola elementare di Cesate, un paesino a circa venti chilometri da Milano, hanno ricevuto come pasto alla mensa soltanto pane, formaggio e un succo di frutta, mentre ai compagni è stato servito il pasto completo. La punizione “esemplare” sarebbe destinata, a detta del sindaco di una giunta di centro-sinistra, ai genitori, “furbetti” che per una ragione o per l’altra non sono in regola con i pagamenti della retta. Certo, il sindaco Pd, Roberto Della Rovere, al suo secondo mandato, ha “illustri” predecessori in questo campo: è successo due anni fa ad Adro, nel Bresciano, e a Pessano con Bornago, nel Milanese, e l’anno scorso a Montecchio Maggiore (Vicenza). Alcune maestre hanno protestato accusandolo di discriminazione. Della Rovere ha tentato di giustificarsi riversando le responsabilità sulla Cir Food, ditta che ha in appalto il servizio di refezione, e sostenendo che alcune delle famiglie insolventi hanno scelto “deliberatamente” di non pagare. Il Comune avrebbe infatti inviato diversi solleciti e si sarebbe dichiarato disponibile a concedere la dilazione dei pagamenti, pur appartenendo alcune delle famiglie inadempienti alla fascia di reddito più alta. In ogni caso: se insolventi sono i genitori perché a “pagare” devono essere i bambini?