Da giorni si rincorrevano notizie confuse e frammentarie. Difficili da seguire perché spesso non riproposte dalla nostra stampa nazionale, o forse sottaciute consapevolmente. Forse le notizie da Calais giungono più di frequente, ma da Kos o dalla Macedonia molto meno. La nuova rotta dell’Est vede quotidianamente ammassarsi migliaia di profughi, per la maggior parte siriani, in transito dalla Macedonia, al confine con la Grecia, verso la Serbia.
Qualche ora fa, è arrivata l’ennesima doccia fredda: la Macedonia ha dichiarato lo «stato di emergenza» sul confine meridionale con la Grecia, coinvolgendo direttamente l’esercito per affrontare il crescente flusso di migranti che stanno cercando di attraversare la frontiera.
Il governo di Skopje ha annunciato che «a causa della pressione crescente sul confine meridionale», c’è bisogno di un «controllo maggiore e più efficiente nella regione dove sono stati registrati in maniera massiccia ingressi clandestini dalla parte greca (…) Ci aspettiamo che il coinvolgimento dell’esercito porterà due effetti desiderati, aumenterà la sicurezza tra i nostri cittadini in queste due regioni e permetterà un approccio più completo verso le persone che vogliano chiedere asilo», ha spiegato il portavoce del ministro dell’Interno, Ivo Kotevski.
Il governo della Macedonia, di fatto, sta bloccando migliaia di migranti alle frontiere aumentando la sicurezza al confine con la Grecia inviando rinforzi. Le autorità starebbero cercando di alleggerire la pressione sulla città di confine di Gevgelija, da dove migliaia di migranti contano di partire in treno verso la Serbia. La Macedonia ha, inoltre, avvertito che mancano treni per il trasporto delle migliaia di rifugiati diretti verso l’Unione Europea, ed ha esortato i paesi vicini ad aiutarla a combattere una “situazione allarmante“. Cosi come scrive il quotidiano Utrinski.
Inoltre, “la compagnia ferroviaria macedone non ha più capacità di portare tutti coloro che vogliono viaggiare verso Paesi dell’Europa occidentale”, riferisce il capo della Ferrovie, Nikola Kostov. “Le nostre risorse sono al limite e la situazione si aggraverà nei prossimi giorni” conclude il governo.