
E’ in corso negli Stati Uniti la Fifa Club World Cup. Dal 14 giugno, 32 club sportivi da tutto il mondo si stanno sfidando sul campo da calcio. Di questo torneo, tuttavia, non sta facendo discutere solo l’andamento tra gli appassionati dello sport: moltissime realtà hanno denunciato come nel corso di questo torneo la Fifa non abbia trasmesso i messaggi di sensibilizzazione sul contrasto al razzismo e alle discriminazioni.
Da anni l’ente sportivo è impegnato nella lotta alle discriminazioni e al razzismo con moltissime campagne come testimoniato anche sul sito NoDiscriminationFifa.com. Dal gesto della X per segnalare un episodio razzista e spingere l’arbitro ad intervenire, fino a un nuovo regolamento disciplinare che prevede sanzioni maggiori in caso di razzismo o altri episodi discriminatori. Tuttavia, come anche noi abbiamo sempre sostenuto, il razzismo è un fenomeno che si contrasta non solo con un approccio sanzionatorio, ma attraverso azioni che vadano nella direzione di un cambiamento culturale; le campagne di sensibilizzazione svolte dalla Fifa andavano in questa direzione. Ma qualcosa sembra essere cambiato.
L’associazione Human right watch fin da subito ha notato come la Fifa non abbia trasmesso sugli schermi i messaggi di sensibilizzazione contro razzismo e discriminazioni. Nelle precedenti competizioni – come i Mondiali femminili del 2023 in Australia e Nuova Zelanda e prima ancora i Mondiali maschili del 2022 in Qatar – la FIFA si era impegnata in una serrata campagna di sensibilizzazione utilizzando i maxi-schermi in campo, la cartellonistica ed i propri canali social. Durante la Fifa Club World Cup questi messaggi sono stati trasmessi solo il 18 Giugno, Giornata Internazionale per il Contrasto ai Discorsi d’Odio, nonostante – come riporta attraverso fonti anonime interne a Fifa il The Atheltic – fosse pronta una campagna ad hoc per l’occasione con nuovi materiali. Nel resto della competizione questi non sono stati utilizzati se non in forma ridotta nella giornata del 18 Giugno.
La direttrice di Human rights watch parla di “un passo indietro imperdonabile” e non sono poche le persone che temono che a causare questo passo indietro sia l’attuale situazione politica negli Stati Uniti. Dall’insediamento di Trump è iniziato lo smantellamento del programma federale DEIA (Diversity, Equality, Inclusion and Accessibility) e progressivamente molte aziende statunitensi hanno iniziato a seguire questa via iniziata dalle istituzioni – prime fra tutte META. E’ stato cancellato a Washington il murale “Black Lives Matter” dedicato a George Floyd e di recente è stata cancellata la lettera T dall’acronimo LGBTQ+ dal sito di Stonewall – questa volta con l’intento di invisibilizzare le soggettività Trans. Questo clima di lotta su più fronti all’antirazzismo e all’antidiscriminazione portata avanti dal governo di Donald Trump potrebbe aver influito anche nel mondo sportivo: già durante il Super Bowl nel Febbraio 2025 l’NFL (National Football League) ha scelto di sostituire il classico messaggio “End Racism” con “Choose Love”, a detta della lega sportiva per rispondere al clima di odio che i conflitti internazionali e non solo stavano – e purtroppo tuttora stanno – alimentando. A fronte di ciò, anche il comportamento della FIFA sembra assecondare questa tendenza.
La Federazione Internazionale ha risposto appellandosi al proprio diritto e dovere di neutralità in campo politico, ma se le influenze di un certo tipo di politiche istituzionali vanno a colpire in maniera così marcata anche enti come la FIFA è difficile credere che determinate scelte siano neutrali. Nonostante il nuovo regolamento contro le discriminazioni adottato dalla FIFA sia stato applicato proprio durante questo torneo sportivo in occasione di cori omofobi, anche la sensibilizzazione ha un ruolo importante soprattutto quando è proprio la visibilità di certe esistenze ad essere cancellata. Ciò costituisce senz’altro un grave precedente che non riguarda solo gli Stati Uniti, ma potrebbe diventare un triste esempio per tutti quei paesi che stanno vivendo una fase politica gestita da governi sempre più esplicitamente discriminatori e razzisti. Non ci resta che vedere cosa succederà oltreoceano in occasione dei Mondiali Maschili 2026 che si terranno negli Stati Uniti, Messico e Canada, sperando che l’antirazzismo non abbandoni il campo per un cartellino rosso da parte di Washington.