27-12-2010, Empoli(FI) - Toscana
Gino Pacilli, 63 anni, proprietario del negozio di abbigliamento Lulaop, appende all'ingresso un cartello con su scritto: «Vietato ai cinesi se non parlano italiano». L'uomo difende l'iniziativa e non rifiuta l'accusa di razzismo: «I maleducati cinesi entrano senza neanche chiudere la porta e dare il buongiorno. Fanno il giro del negozio, provano molti capi e non comprano niente. Se provi ad avvicinarli ti dicono che non parlano italiano. Ma non è vero. Poi copiano. Ne contiamo una decina al giorno. Vengono qui per guardare le rifiniture e le cuciture dei capi d'abbigliamento: fanno soltanto perdere tempo». Carlo Tempesti, delegato del Circondario Empolese Valdelsa per le politiche dei migranti, bolla l'iniziativa come «ingiustificabile frutto di ignoranza», aggiungendo: «La tesi che copiano i capi d'abbigliamento proprio non sta in piedi. I cinesi sanno come si cuce». Interviene la polizia municipale a rimuovere il cartello.
Comune | Provincia | Regione | Fonte | Atti | Violenze verbali | Propaganda | Manifestazioni Razziste |
Empoli | FI | Toscana | Il Tirreno | Violenze verbali | Propaganda razzista | Scritte, striscioni, volantini e manifesti razzisti | |
Violenze fisiche | Danni proprietà | Discriminazioni istituzionali | Moventi | Ambiti | Tipologia autore | Gruppi | Attori istituzionali |
Origini nazionali o etniche | Pubblici esercizi | ||||||
Attori amministrativi | Partiti | Età attori | Età vittime | Genere vittima | Gruppo Bersaglio | Nazionalità | Area |
cinese | Società |