17-07-2013, Trento(TN) - Trentino-Alto Adige

«Torni nella giungla». Così Paolo Serafini, consigliere circoscrizionale, sulla propria pagina Facebook, si rivolge al ministro Cécile Kyenge. Una frase corredata da una serie di foto di scimmie e da molte altre frasi analoghe. Serafini, autista dell'azienda di trasporto pubblico locale, sulla stessa pagina del social network ha foto di Mussolini e scritte con parole del duce e non risparmia, il presidente della Camera, Laura Boldrini, «che scorazza in giro per l'Italia insieme alla sua compare nera». Scatta un esposto in Procura insieme ad una denuncia da parte della Digos. Il pm avvia l'iter per oscurare la pagina Facebook. Nel maggio 2014, Paolo Serafini, dopo aver perso il posto di lavoro, licenziato dall'azienda di trasporto pubblico per il venir meno del rapporto fiduciario, viene anche condannato dal Tribunale ad una multa per diffamazione "aggravata dall'odio razziale", più un risarcimento per ciascuna delle cinque associazioni costituitesi come parte civile. Nell'ottobre 2015, la Corte d'appello di Trento conferma la sentenza di primo grado. A causa di quel post razzista, Serafini dovrà pagare la multa di 2500 euro, il risarcimento di 2mila euro a ciascuna delle associazioni, oltre ad accollarsi 10 mila euro di spese legali. I giudici non hanno sposato la tesi della difesa, che chiedeva l'assoluzione. Secondo gli avvocati di Serafini, quell'invito a "tornare nella giungla" non era un insulto razzista, ma una semplice manifestazione di dissenso verso l'operato della ministra, e "voleva esprimere l'incapacità e l'incompetenza del ministro, invitandola ad occuparsi di altro".