13-06-2016, Conegliano(TV) - Veneto
Il 13 giugno 2016, a Conegliano, comune di circa 35.000 abitanti nella provincia di Treviso, in Veneto, muore Donald Fombu Mboy, 30enne di cittadinanza camerunense, da dieci anni in Italia. Muore su un'aiuola spartitraffico all'incrocio tra via Daniele Manin e via Luigi Galvani, ammanettato. Prima di morire, Donald viene infatti fermato dalla polizia per un controllo. Secondo alcuni quotidiani locali, la vittima era già nota alle forze dell'ordine per reati legati allo spaccio; inoltre, l'uomo si trovava in Italia nonostante il foglio di via di cui era stato destinatario. Forse per questi motivi avrebbe cercato di fuggire al controllo delle forze dell'ordine. La Procura apre un fascicolo in cui i due agenti che hanno preso parte al fermo vengono accusati di omicidio colposo. Il sostituto procuratore riferisce che si tratta di un atto di garanzia nei confronti degli indagati, che possono così seguire tutte le fasi dell'indagine. I media locali danno come certe tutte le informazioni personali sull'uomo e, a indagini in corso, riferiscono la causa del decesso: infarto. Anche la Questura dichiara che la morte dell'uomo è dovuta a un attacco cardiaco. Non sono d'accordo gli amici e i parenti della vittima, così come i membri della comunità camerunense, che spesso si riuniscono in un bar a pochi metri da dove Donald è morto. Gli avvocati che seguono il caso per conto dei familiari della vittima evidenziano che le indagini sono ancora in corso, e che la perizia definitiva dell'autopsia predisposta sul corpo della vittima arriverà dopo 60 giorni: fino ad allora, non può essere escluso nulla, compresa la morte per asfissia meccanica, ossia per compressione del torace. Alcuni testimoni affermano che uno degli agenti sarebbe montato sopra il torace dell'uomo, già ammanettato, mentre l'altro stava cercando una corda per legargli i piedi. Quando la vittima ha iniziato a sentirsi male, malgrado le sue condizioni siano apparse da subito gravi, non sarebbe stato liberato dalle manette. Dopo la morte dell'uomo, i membri della comunità camerunense si mettono in contatto con i parenti della vittima, residenti in Inghilterra e negli Stati Uniti, e con la fidanzata, una giovane ragazza di cittadinanza italiana, al terzo mese di gravidanza. Si riuniscono poi in presidio permanente davanti al Commissariato di pubblica sicurezza. I membri della comunità, insieme al centro sociale Django e alle associazioni Cam-Veneto Info, Ascaf Italia e Razzismo Stop Treviso, chiedono sia fatta luce su quanto successo, organizzando una manifestazione cittadina, rivendicando il diritto alla giustizia e al rispetto, e denunciando un clima di intimidazioni e vessazioni subite ogni giorno, con frequenti irruzioni della polizia all'interno del bar, continui controlli d'identità, fogli di via rilasciati ai frequentatori non residenti nel Comune. La notizia sul caso diffusa dall'agenzia Ansa è seguita da alcuni commenti a contenuto razzista e discriminatorio.
Comune | Provincia | Regione | Fonte | Atti | Violenze verbali | Propaganda | Manifestazioni Razziste |
Conegliano | TV | Veneto | Centro sociale Django | Violenze fisiche | |||
Violenze fisiche | Danni proprietà | Discriminazioni istituzionali | Moventi | Ambiti | Tipologia autore | Gruppi | Attori istituzionali |
Morti provocate da violenze, abusi e maltrattamenti | Origini nazionali o etniche | Rapporti con le istituzioni | |||||
Attori amministrativi | Partiti | Età attori | Età vittime | Genere vittima | Gruppo Bersaglio | Nazionalità | Area |
di cui Forze dell'Ordine | Adulto 30-65 anni | camerunense | Istituzioni |