09-05-2021, Ventimiglia(IM) - Liguria
Moussa Balde, migrante 23enne della Guinea, viene preso a sprangate da tre persone all’angolo tra via Roma e via Ruffini. Moussa viene soccorso dal 118 e portato in ospedale a Sanremo con diverse lesioni e un forte trauma facciale. Il video della sua aggressione filmato da un cittadino, nel frattempo, viene diffuso in modo virale sui social. La Polizia rintraccia i tre aggressori, tutti residenti a Ventimiglia, di cui uno con precedenti, e li denuncia a piede libero per lesioni aggravate dall’uso di corpi contundenti. Mentre si trova ricoverato in ospedale, Moussa viene raggiunto da un decreto di espulsione perché privo di permesso di soggiorno, e viene trasferito al Centro di permanenza per il rimpatrio di Torino, all’interno del quale viene addirittura registrato con nome e cognome sbagliati. Moussa viene messo in isolamento sanitario. Psicologicamente e fisicamente fragile dopo il pestaggio subito, la notte del 22 maggio si toglie la vita, impiccandosi. Vengono indagati il direttore della struttura e il medico coordinatore. La procura, che ipotizza l'omicidio colposo, intende valutare se siano state violate regole e norme di cautela.
Il 14 ottobre si apre il processo, nelle forme di rito abbreviato, a carico dei tre italiani imputati di età compresa tra i 29 e i 45 anni. Il fratello e i genitori si costituiscono parte civile. Non viene contestata l’aggravante razziale. L’udienza è aggiornata al 9 dicembre.
Il 10 gennaio 2023 i tre aggressori vengono condannati in primo grado a 2 anni di reclusione (con sospensione condizionale della pena) per lesioni aggravate dall’uso di corpi contundenti e il riconoscimento di un risarcimento di 3mila euro alle parti civili, che hanno contestato la prognosi di soli 10 giorni disposta dai medici a seguito della violenza. Nell’ottobre 2024 il Gup del Tribunale di Torino ha accettato la richiesta di rinvio a giudizio per la direttrice delegata della società che gestiva il Cpr e per il medico della struttura al momento della morte di Moussa Balde. L’ispettore capo della polizia indagato per dei falsi relativi alla compilazione di una serie di relazioni di servizio ha patteggiato un anno di reclusione
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